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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 46.1918

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Galieti, Alberto: Ad Maecium: nota di topografia antica
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https://doi.org/10.11588/diglit.14888#0111
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Ad M a e ci um

Etnischi, rinfòrzi sufficienti da potersi gettare su i Romani con pro-
babilità di sconfiggerli. Camillo, avendo appiccato il fuoco al campo
nemico, riuscì'vincitore e, lasciato a custodia del ricco bottino e dei
prigionieri il suo figlio Lucio, si dette ad invadere il paese nemico.
Inoltre, dopo aver preso Boia, città degli Equi, mosse alla volta di
Sutri confederata di Roma, per liberarla dall'assedio con cui la strin-
gevano gli Etruschi.

Questa versione abbastanza diffusa, in cui però non è difficile
scorgere un elemento di concordia con le altre redazioni della stessa
battaglia, l'incendio cioè del campò volsco, assai probabilmente ri-
portato da una più antica tradizione, è meno attendibile di quella
di Livio e di Dionisio, anche perchè sembra essere niente altro che
una variazione della guerra svoltasi sull'Algido tra gli Equi e i Ro-
mani, liberati dall'assedio, nelle identiche circostanze che a, Mae-
eium, dal nuovo esercito romano condotto in quella da Cincinnato (*)

Ma ancora più concorde con l'altra di Livio è la redazione di
Diodoro Siculo (2), il quale in questa occasione ricorda pure la no-
mina di Camillo a dittatore. Di fatto racconta che la battaglia contro,
i Volsci si svolse iv rw xalov/^svoì Maqxitp, locuzione che pre-
senta una grande affinità con l'inciso della narrazione liviana (3)
« ad Maecium is locus dicitur », innanzi al quale i Romani, xars-
ffTQcezo7iéósv<Tav, ànb%ovTfg cercò ^Pmjxr^ ffraótovg óiccxoGiovg.

Come si nota a prima vista, mentre le fonti greche chiamano
concordemente il sito, ove si immagina che i Volsci sarebbero stati
sconfitti da Camillo, MctQxior, Livio parla di Maecium, che in al-

(!) Liv. Ili, 25-29; Dionys. X. 22-25 e G. De Sanctis, Storia dei Ro-
mani, II, p. 117.

(2) Diod. XIV, 117: T(cneivGiv d" ovxmv 'Vm^aiiav dtà tìjv ngosiQtj-
uévriv Qv[i(fOQàv, oi OvókaxoL ngòg atroig nóhsftov èg r\vtyxav. ol fièv oiv
XMttQ/oi t(x>v 'PayfjLc.itov xaxayQtiìpOLvreg aTgariairag, xul nQoayayàvteg xr]v
Svvapig eig vnai&Qov, ci' rffl xaXov(j.évt>> Mapxiw /.aTscTQaTonédevaav, àné-
Xovrtg ànò 'PéjÀijg aiuàiovg diaxoaiovg.

(3) Liv., VI, 2, 8 : « nec procul a L&nuvip (ad Maecium
i s 1 o e u s d i ci t u r) ».
 
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