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G. E. Rizzo
phanos. Non occorrono citazioni, poiché scrivo per gli archeologi,
i quali comprendono anche che codesta analogia parziale di forme
non vuol dire comparazione stilistica tale che ne possan derivare
conclusioni per identità di maestri o di scuole ; fermiamo, per
ora, i primi punti di orientamento, senza pregiudicare i risultati
della nostra ricerca.
Forme certamente singolari e, vorrei dire, carattere di ori-
ginalissima intuizione ed espressione, come poche volte in opere
della scultura greca di questa età, ha la testa (Tav. II), di
cui è anche notevole lo sviluppo nel senso della lunghezza (do-
licocefala, anche senza tener conto dello spessore delle chiome).
Non solo l'inclinazione, espediente d'arte così accetto agli scul-
tori greci nella prima ricerca dell'espressione, ma la fronte co-
perta ed ombreggiata dai folti capelli, le palpebre superiori
abbassate, la bocca non piccola dalle labbra carnose e quasi
sensuali ; e queste forme inquadrate in un ovale insolitamente
tenue ed allungato, sul quale si allarga e quasi si espande, in cin-
que onde salienti verso il vertice, la bene architettata cupola
della chioma, concorrono a quell'aspetto di molle ed effeminata
puerilità, che aveva tratto in inganno alcuni archeologi, i quali,
in qualche altra copia, a questa tanto inferiore, avevan creduto
di riconoscere, come meglio diremo, una testa muliebre. Furono,
appunto, tali teste, da gran tempo ben note, che mi tornarono
pronte nell'immagine visiva, quando io vidi, per la prima volta, la
statua di Pompei ; e subito le indicai al Maiuri : la testa, cioè,
del Museo dello Ermitage e quella del Museo Barracco — le più
note, perchè già riprodotte — alle quali venivo poi associando le
altre, che qui, ora, descrivo. Ed era grande il mio compiacimento
nel vedere la testa, più volte incontrata nei Musei e sui libri, e
che io non avevo mai creduto muliebre, su di un corpo gio-
vanile, del quale tornavano nella memoria aspetti e forme simili,
turbando, quasi, quell'acre senso di piacere che dà la bellezza
ancora ignota.
G. E. Rizzo
phanos. Non occorrono citazioni, poiché scrivo per gli archeologi,
i quali comprendono anche che codesta analogia parziale di forme
non vuol dire comparazione stilistica tale che ne possan derivare
conclusioni per identità di maestri o di scuole ; fermiamo, per
ora, i primi punti di orientamento, senza pregiudicare i risultati
della nostra ricerca.
Forme certamente singolari e, vorrei dire, carattere di ori-
ginalissima intuizione ed espressione, come poche volte in opere
della scultura greca di questa età, ha la testa (Tav. II), di
cui è anche notevole lo sviluppo nel senso della lunghezza (do-
licocefala, anche senza tener conto dello spessore delle chiome).
Non solo l'inclinazione, espediente d'arte così accetto agli scul-
tori greci nella prima ricerca dell'espressione, ma la fronte co-
perta ed ombreggiata dai folti capelli, le palpebre superiori
abbassate, la bocca non piccola dalle labbra carnose e quasi
sensuali ; e queste forme inquadrate in un ovale insolitamente
tenue ed allungato, sul quale si allarga e quasi si espande, in cin-
que onde salienti verso il vertice, la bene architettata cupola
della chioma, concorrono a quell'aspetto di molle ed effeminata
puerilità, che aveva tratto in inganno alcuni archeologi, i quali,
in qualche altra copia, a questa tanto inferiore, avevan creduto
di riconoscere, come meglio diremo, una testa muliebre. Furono,
appunto, tali teste, da gran tempo ben note, che mi tornarono
pronte nell'immagine visiva, quando io vidi, per la prima volta, la
statua di Pompei ; e subito le indicai al Maiuri : la testa, cioè,
del Museo dello Ermitage e quella del Museo Barracco — le più
note, perchè già riprodotte — alle quali venivo poi associando le
altre, che qui, ora, descrivo. Ed era grande il mio compiacimento
nel vedere la testa, più volte incontrata nei Musei e sui libri, e
che io non avevo mai creduto muliebre, su di un corpo gio-
vanile, del quale tornavano nella memoria aspetti e forme simili,
turbando, quasi, quell'acre senso di piacere che dà la bellezza
ancora ignota.