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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 53.1925

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Colini, Antonio Maria: Indagini sui frontoni dei templi di Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.13734#0200
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Indagini sui frontoni dei templi di Roma

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sta l'aquila, siedono le tre divinità Capitoline : Giove più alto e
più grande di tutti, nel mezzo, col capo d'aspetto leonino, vestito

tazione, due spiegazioni sono possibili : o che tutti i disegni dipendano l'uno
dall'altro, e l'autore del prototipo errasse nell'interpretazione del marmo ;
ovvero che il marmo avesse delle abrasioni in quel luogo, tali da prestarsi
ad una siffatta interpretazione.

Sembrando da escludersi a priori il primo caso, consideriamo il secondo
ed anzitutto studiamo un poco accuratamente questi disegni :

Confronto tra le varie copie del frontone perduto. — Il di-
segno Vaticano (B) e quello del codice di Berlino (D) sono schizzi in cui
assente è ogni ricerca di precisione ; il primo specialmente ha piti l'aspetto
di un appunto che altro, per il semplice accenno di molte parti [special-
mente architettoniche (cornici, colonne ; una sola porta indicata)] ; in ge-
nere è tralasciato tutto ciò che fosse facilmente sottintendibile, come ci
dimostra anche il confronto che possiamo fare con la parte ancora conservata
in originale.

Dal disegno del Vaticano dipende il Piranesi (E) come ci dice egli
stesso nell'iscrizione che aggiunge al disegno ; egli non integra in genere lo
schizzo della sua fonte, ma completa quello che essa accenna soltanto, ed in
qualche particolare la fraintende anche, come nella rappresentazione del
carro di sinistra al quale dà un solo cavallo, e nella scerà seguente (ciclope
che fucina) che egli trasforma in un uomo sotto un albero. Questa osserva-
zione ci permette di affermare che certamente è di sua iniziativa anche la
barba che egli dà al capo di Giove (che pure noi dovremo supporre esistere
sull'originale, ma che non si vede chiaramente in nessuno dei disegni) ; egli
sentì evidentemente la sconvenienza di un tipo di Giove senza barba. Istrut-
tivo è il confronto dell'altra vignetta della stessa pagina in cui il Piranesi ha
rappresentato il frontone del rilievo di M. Aurelio : la riproduzione appare
non solo sommaria, ma anche qui poco fedele e talora fraintesa.

Il disegno di Pierre Jacques (C) è anch'esso uno schizzo ma alquanto
più grande ed un poco più curato di quelli precedenti, per quanto anche qui
si notino delle parti sommariamente accennate.

Disegno in pulito acquarellato e molto preciso è viceversa quello del
codice di Coburgo (A) doppiamente importante per noi in quanto sembra
che, a differenza degli altri disegnatori, l'autore di questa- raccolta avesse
in mira intenti più archeologici che artistici. Sono perciò d'accordo con l'Audol-
lent (loc. cit., pp. 131-132) nel ritenerlo, senza discussione, il più importante.
Queste le principali caratteristiche dei disegni.

A questo punto io faccio un'osservazione : è possibile che in un pezzo
così frammentario, come questo ci si mostra, la rappresentazione del timpano
si presentasse così completa com' è riprodotta soprattutto nel Coburgense ?
0 non si deve piuttosto pensare che gli autori, pur conservando la rottura del
marmo e non peritandosi di completare le parti mancanti, non si siano in-
 
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