Ili
Contro la vigliaccheria artistica
Non ho esitato a chiamare vigliaccheria men-
tale 1’ abitudine di gran parte della gioventù arti-
stica italiana nel seguire ciecamente ciò che viene
insegnato nei libri, nelle accademie o nei musei. È
ridicolo lo spettacolo che danno gli artisti nelle no-
stre esposizioni quando mostrano e difendono con
una sordida ignoranza dialettale le loro impiastric-
ciature romantico-commerciali, sempre plagiate dal
museo o dalla produzione straniera di cinquanta
anni fa. Inoltre in ogni artista italiano si sente an-
cora l’influenza nefasta del superfìcialume ufficiale
di Raffaello. Tre quarti della pittura italiana è in-
fetta dalla lebbra della pittura veneziana. Tiziano,
Tintoretto, Giorgione, Veronese, sono sempre nella
sensibilità italiana come fetidissime carogne sopra
un campo che vuol fiorire. E non v’ è pittore o scul-
tore che non debba arrossire lavorando colla certezza
d’ essere d’ accordo con qualche capolavoro del pas-
sato.
Contro la vigliaccheria artistica
Non ho esitato a chiamare vigliaccheria men-
tale 1’ abitudine di gran parte della gioventù arti-
stica italiana nel seguire ciecamente ciò che viene
insegnato nei libri, nelle accademie o nei musei. È
ridicolo lo spettacolo che danno gli artisti nelle no-
stre esposizioni quando mostrano e difendono con
una sordida ignoranza dialettale le loro impiastric-
ciature romantico-commerciali, sempre plagiate dal
museo o dalla produzione straniera di cinquanta
anni fa. Inoltre in ogni artista italiano si sente an-
cora l’influenza nefasta del superfìcialume ufficiale
di Raffaello. Tre quarti della pittura italiana è in-
fetta dalla lebbra della pittura veneziana. Tiziano,
Tintoretto, Giorgione, Veronese, sono sempre nella
sensibilità italiana come fetidissime carogne sopra
un campo che vuol fiorire. E non v’ è pittore o scul-
tore che non debba arrossire lavorando colla certezza
d’ essere d’ accordo con qualche capolavoro del pas-
sato.