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Rossetti, Domenico
Il Sepolcro di Winckelmann in Trieste — Venezia, 1823

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https://doi.org/10.11588/diglit.5855#0023
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X^ra le cose delle quali tu, quando te ne stavi fra' viven-
ti, precipuamente ti compiacesti, era quasi prima fra tutte
quella del tuo conversare epistolarmente con gli amici (1). Io
in questo non ti dissomiglio gran fatto, e sono non meno di te
cupido ed anzi tenero delle cose de' trapassati. Se non che tu,
animoso, dottissimo, e di erudito altrettanto che perspicace in-
telletto, toccasti felicemente la meta di questa conoscenza, lad-
dove a me non fu dato che di mirarla da lungi quale terra po-
sta al di là di gran mare, ed avvolta in quella nébbia che sem-
pre vela in sulla sera il lontano orizzonte. Tu quindi, spirito bea-
to, non disgraderai punto se io vivente a te, già da mezzo se-
colo defunto, dirigo questa epistola (2) per narrarti ciò che di
te e per te avvenne dopo che per tuo e nostro danno fosti di
qua, ove a te scrivo, immaturamente e perfidamente spinto co-
stà, da dove vietato egli è pur troppo ogni ritorno. Se il comun-
que poco eh' io te ne saprò dire tanto almeno varrà da farti
conoscere la bontà del mìo volere, e per questo la ingenuità e
la estensione della mia amicizia, avrò il conforto di pensare che
tu, se tanto fosse conceduto a'trapassati, alla mia Epistola faresti
pronta e soavissima risposta, e forse tale che ne avrebbero invi-
dia il tuo Berendis (3), e gelosia i tuoi dilettissimi Francke(4)
 
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