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Rossetti, Domenico
Il Sepolcro di Winckelmann in Trieste — Venezia, 1823

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https://doi.org/10.11588/diglit.5855#0341
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a Vienna a' 28 di maggio (fog. 5), e che non potendo ciò probabilmente
essere stato eseguilo avanti le 9 della mattina, Winckelmann per poter arri-
vare a' 5i di maggio avrebbe dovuto far 55: ~ poste in 7 5 ore, la qaal
cosa, per quanto egli questa volta abbia prestamente viaggiato, non è al
certo da supporsi.

(12:1) Questa descrizione personale non concorda pienamente con quel-
la dell' allegato I ; ma io 1' ho preferita, perchè confermata viene dalla de-
posizione unanime di tutt' i testimoni. Essa è nell' oggetto principale la me-
desima, che il giudice stesso fece recai- a protocollo nel primo interrogato-
rio, e fu compiuta soltanto in circostanze accessorie, eh' egli avea preteri-
te, col mezzo delia descrizione più antica e delle deposizioni de'testimoni.

(126) Di questa sentenza furono avvisati tutti ì giudizj criminali degli
stati ereditar], mediante una circolare de' 9 giugno 1764» N. 87. La copia
fedele della medesima aggiungo qui come allegato I.

(127) Essa era una tedesca, e chiamavasi Eva Rachael (fog. 77 ) o
Giovanna, conforme l'appella sovente (fog. 28) Arcangeli contraddicendo a
se stesso. Questa contraddizione pretende egli (fog. jo) di togliere, sostenen-
do che Eva in Italiano suoni Giovanna. Egualmente ridicola è la narra-
zione delle circostanze de' suoi sponsali. Questi ebbero luogo, a suo detto,
durante il tempo della sua condanna per mezzo d'un sacerdote a lui igno-
to in presenza di due sgherri, ed in una a lui del pari ignota chiesa del
sobborgo Leopoldino, giacché non si volle benedirli a sanlo Stefano. Que-
sta nob'l Eva, che ha lutto ciò cagionato (fog. 77) dicesi dapprima gover-
nante in casa Doria a Modena ( ! ) poscia cuoca presso il conte Salm a
Vienna (fog. 24). Ciò pertanto eh' è di lei evidentemente provato si è, che
visse da Arcangeli in Venezia, e che fu una tedesca . La deposizione del
testimone Giacomo Viezzoli (fog. 46) lo dimostra.

(128) Non è, a dir vero, probabile, che Arcangeli nella sua ripetuta e
confermala deposizione su questa d' altronde insignificante circostanza abbia
mentito, ma è più improbabile ancora, che un testimone giurato ed irrefraga-
bile non dica la verità, o s'inganni in una circostanza che pur troppo non gli
potea esser uscita di mente, dappoiché egli del resto ricordavasi tanto esatta-
mente di tutto il fatto (foh 55, 54), e lo sapeva indicare con tanta precisione.
A ciò s' aggiunge che , se Arcangeli aveva già nella mattina determinata
 
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