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Volume I.

STORIA DELL' ARTE CRISTIANA

Teorica

Napolitano (Tav. joó, 2) ci mette innanzi questa
scena.

Il Verbo siede ed ha dinanzi il corpo di Eva
che ha modellato: egli intanto sembra spirargli in
faccia lo spiracolo della vita, il quale atto accom-
pagna con la mano che le ha posta sulla bocca e
alle narici, per le quali respirando viviamo. La mano
da sua parte è simbolo della potenza creatrice.
A questa scultura deve paragonarsi il bassorilievo
di Campii presso Teramo (Tav. }oo, 7), dove il
Verbo egualmente siede, e l'umano plasma gli sta
dinanzi sopra una base o piedestallo, in quella guisa
medesima che i formatori usano quando modellano.
Ma v'è inoltre dietro all'uomo il futuro suo rige-
neratore e riparatore, che amò appellarsene Fi-
gliuolo. Ammirabile invenzione esprimente sì bene
e con tanta evidenza la causa efficiente, esemplare
e finale della creazione che è Cristo, pnncipium
creaturae Dei (Apoc. Ili, i4).

La caduta dell' uomo suol rappresentarsi con un
sol gruppo variamente modificato. Perocché so-
gliono gli artisti mettere Adamo ed Eva coll'albero
e il serpe, aggrappando così in una sola scena le
circostanze dei varii punti di azione di quel lut-
tuoso avvenimento. Ma il serpe è talvolta omesso,
mentre i due progenitori coprono quasi sempre le
parti pudende con la foglia, e talvolta fanno senza
di essa con la sola mano. Eva ha spesso in mano
il pomo che dimostra essere lei la sedotta e la
causa della prevaricazione. Gli artisti dei vetri
l'hanno ancora ornata di vezzi, di monile, di sma-
niglie, di braccialetti e di periscelidi, e con arte
le hanno intrecciati i capelli, forse perchè espri-
messe la donna che seduce. Ma la composizione,
come ho avvertito, non esprime alcun punto di
azione, perocché quando Adamo ed Eva si erano
velate le pudende con foglie di fico unite insieme,
ìppcvyctv (pvWa, aw/,ovq za) sirol^aav kavroìq tte-
pi/ùó/ACLTa, e quantunque non ancora cacciati dal-
l'Eden, non dimoravano però presso l'albero della
scienza del bene e del male, né presso di Eva era
più il serpe, e neanche doveva avere in mano

tuttavia il pomo di quell'albero, donde ella e il ma-
rito avevano già fatto pasto. E dunque una rappre-
sentanza memorativa dell'avvenimento, è una cre-
azione dell'arte, che racconta la storia in un sol
gruppo, servendosi della compenetrazione, ossia
della prolessi e dell' anamnesi o analessi che dir
si voglia. Questa prolessi si fa anche intravedere
nel singolarissimo gruppo di Velletri (Tav. }j4, 4),
dove pare che siasi voluto esprimere il momento
in che Eva seduce il marito. Eva gli porge il
pomo mentre egli gettandole il braccio al collo
in segno di tenero amore, ne prende dalla mano
il frutto, che è di fico: ma la donna che avrebbe
dovuto mostrarsi senza pensiere nella sua inno-
cente nudità come il marito, invece è la sola
che si è recata la sinistra davanti e si fa velo.
L'inventore di queste scene non ebbe altro intento
che di rappresentare la caduta dell'uomo, ora sto-
rica, ora commemorativa; non introdusse la Divi-
nità che, come si legge nel sacro testo, all' aura
del mezzodì fé' sentire la sua voce. Quando ciò
avesse voluto fare, non si sarebbe, cred' io, servito
che della mano parlante dalle nuvole, come il pit-
tore che compose la bella scena della Genesi di
Vienna (Tav. 112, 1). Richiamo in mente il basso-
rilievo di villa Albani (Tav. ?oó, 5), ove l'atteggia-
mento dei due protoplasti dinota che Dio loro parla
dall' alto, quantunque la mano celeste vi è stata
omessa. Adamo ed Eva guardano in su, Adamo
inoltre si è accostata la mano alla bocca espri-
mendo col gesto che ha mangiato il pomo, et co-
medi, come si legge aver egli detto (Gen. Ili, 12):
Dixitque Adam: Muher quam dedisti mihi sociam,
dedit mihi de Ugno, et comedi.

La scena esprimente il profetico senso delle pa-
role pronunziate da Dio a conforto dell' uomo de-
caduto dal suo stato, ebbe una composizione par-
ticolare nelle sculture dei sarcofagi, degna di quegli
aurei tempi dell'arte cristiana. I due progenitori
vedonsi come nelle scene superiormente descritte,
in atto di coprirsi le pudende con le foglie: ma
l'albero e il serpe sono omessi: e vi sottentra in-
vece un po' innanzi a loro, nel bel mezzo, un giovane

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