61
nel 690, dicendo Cicerone in lettera di tal’
Aule. anno scritta, che parca potesse molto ne fuf-
i. i.ep.i. ^ragi la Galila. Quindi è, che le Colonie
nostre traspadane trattarono ben torto di fa-
re istanza anch’erte per l’irterto grado, co-
S. me raccoglie da Svetonio: e però nacque
Dio./. 37 il dissidio, di cui fa menzion Dione fra i
dueCensori, sentendo l’uno, che doverte
darli loro la Republica, e l’altro no. E
credibile, che ciò doverte ancora trattarli
in que’ Cow^j de Traspadani, de’quali sóris-
Fam- 1. s. pe ceiio a Cicerone, ertèrsi sparsa voce nel
*’ 703. Ma in somma alla nortra Città, e ad
altre di qua dal Po, quello nobil dono fu
anche impreziosito dalla gran mano di chi
cel porle, perchè fu quella di Cesare nell’
anno 705 ertèndo Hata quella una delle sine
prime disposizioni giunto a Roma con l’eser-
cito, nel prender possertodel supremo arbi-
Dìo.l.y. trio delle cose, Dione : a' Galti, che fon den-
rìlpi, eà abitano olirà il Po, conserì la
Cittadinanr^a, come quello, cb' era flato lor Pre-
ma non ques|-o veramente ne fu il mo-
tivo, che per tal conto l’avrebbe data an-
che a’ Galli traasaipini; ma beasi e per la
convenienza, dove li trattava di popoli di
qua dall’ Alpi, e per la scambievole parti-
colar benevolenza, che fu sempre tra Cesa-
re, e Traspadani. Si era egli sin nel primo
inalzare a maggior cose i pensieri, portato
Svet. in quelle Città, animandole per suoi sini ad
Caef- c. 8. insidere nel dimandar la Cittadinanza , Scris-
Fsitn.i. se Tullio a Tirone, occupato già Rimini da
16.ep.11. Cesare, eh’egli avea ni miche, e contrarie
la transalpina Gallia, e la cisalpina, trat-
tine sidamente i Traspadani, Nella sus-
seguita guerra civile azion disperata si vede
d’ una nave d’ Opitergini, Città della Ve-
nezia, traspadani atifiliarj di Cefare, come
il compendio Liviano gli appella. Sesidee
credere a Labieno,che fu del contrario par-
tito, i soldati , co’quali eivinse la gran bat-
^.c?41. taglia centra Pompeo, furono delle Colonie
tra (padane la maggior parte.
fscfs Che la Cittadinanza di Verona, e dell’
ni ir tran- altre Città forte con voto, ne fà fede in-
dubitata l’artegnazione lor fatta della Tri-
bù , che ci appansee nelle antiche Lapi-
de. Il fondo dell’autorità Romana consi-
rteva nella convocazion generale di tutto il
popolo, eh’avea il nome di Comizii, Quella
facea leggi ,eleggea cariche, decreta va guer-
ra, e giudicava 1 delitti contra lo Stato.Or
siccome il popolo di Roma, e del suo di-
slretto fu prima diviso da Romolo in tre
parti, dette però trìtùy così nella generale
adunanza in altrettante per minor confiisio-
ne li distribuiva. Cresciutoil popolo, andò
altresì crescendo il numero delie tribù, tal-
ché nell’ anno 513 arrivarono a trentacin-
68
que, o da famiglie denominate, o da luo-
ghi. In altrettante parti, e quali compagnie,
iì distingueva il popolo ne’ comizj : chiun-
que conseguiva la cittadinanza con surtra-
gio, ad una di quelle veniva aseritto, e così
quando alcuna Città era artùnta a tal grado;
acciochè i cittadini di elsa trovandoli in Ro-
ma, non vagamente, ma nella tribù ade-
guata li riducessero per dar voto. Il mag-
gior numero de’ voti in ciascheduna tribù
componea 1’ assénso , o ’l dissenso di quella,
e rertava decretato ciò che a maggior nu-
mero di tribù forte piaciuto. Quinci è,che
quando con la legge Giulia restò confe-
rita alla maggior parte d’Italia la Cittadi-
nanza , considerando che la grandissima
quantità de’ nuovi cittadini dirtribuita nel-
le vecchie tribù avrebbe prevalso a i vec-
chi, si formarono di elsi tribù nuove al dir
d’Appiano; e secondo Pa sercolo si misero
tutti in otto delle vecchie : con che se ben’
erano in maggior numero, non poteanope-
rò formare che pochi voti, tanto maggiore
elsendo il numero dell’altre tribù. Di che
accortili i nuovi Cittadini,altre turbolenze
insorsero, e però dopo alcun tempo furono
indifferentemente dillribuiti aneli’elsi perle
tribù tutte. A qual di erte le Città fodero
aseritte,unicamente s’ impara dall’ antiche
Iscrizioni; poiché uso elsendo, che ne’ pu-
bici monumenti chi era cittadino Romano
profetila ile per onore tal grado, con dichiara-
re lasua tribù, veggiam nelle lapide , come
Aquileia percagion d’esempio fu della Ve-
lina , Concordia della Claudia, Aitino della
Scapzia, Padova della Fabia, Erte della
Romilia, Vicenza della Menenia, Trento
della Papiria, Mantova della Sabatina, e
Verona della Pobilia , o Popilia , o Publi-
lia , o Publicia, che in tutti questi modi si
trova scritto. Odèrvando noi, che d’ordi-
nario alle Città d’ ogni regione tribù di-
verte assegnaronsi, incliniamo a crederlo pò-
litico artifizio, affinchè non potessiero mai
unendoli prevalere, e formare il voto d’ una
tribù. Molte ricerche potrebbero qui intra-
prenderli; per qual ragione veggasi nelle la-
pide altri dell’istessa condizione professiar la
tribù, ed altri no: fino a che tempo il no-
me, e l’uso delle tribù sussistelse; se il gius
d’intervenirne’Comizj folle di tutti gli no-
mini o d’un per casa sidamente : se si acco-
munane anche alle terre e villaggi, partici-
pandonei territoriali delle Città : se potessè-
ro le Città aggregate conferire la lor citta-
dinanza, poiché con ciò venivano a confe-
rire anche la Romana: ma quelle, e più
altre invertigazioni, che non caddero ancora
nell’animo a’dotti, troppo dall’ Istona no-,
lira ci devierebbero.
DELL’ ISTORIA DI VERONA
Civ 1.1.
Pat.l. 1.
Nell’
nel 690, dicendo Cicerone in lettera di tal’
Aule. anno scritta, che parca potesse molto ne fuf-
i. i.ep.i. ^ragi la Galila. Quindi è, che le Colonie
nostre traspadane trattarono ben torto di fa-
re istanza anch’erte per l’irterto grado, co-
S. me raccoglie da Svetonio: e però nacque
Dio./. 37 il dissidio, di cui fa menzion Dione fra i
dueCensori, sentendo l’uno, che doverte
darli loro la Republica, e l’altro no. E
credibile, che ciò doverte ancora trattarli
in que’ Cow^j de Traspadani, de’quali sóris-
Fam- 1. s. pe ceiio a Cicerone, ertèrsi sparsa voce nel
*’ 703. Ma in somma alla nortra Città, e ad
altre di qua dal Po, quello nobil dono fu
anche impreziosito dalla gran mano di chi
cel porle, perchè fu quella di Cesare nell’
anno 705 ertèndo Hata quella una delle sine
prime disposizioni giunto a Roma con l’eser-
cito, nel prender possertodel supremo arbi-
Dìo.l.y. trio delle cose, Dione : a' Galti, che fon den-
rìlpi, eà abitano olirà il Po, conserì la
Cittadinanr^a, come quello, cb' era flato lor Pre-
ma non ques|-o veramente ne fu il mo-
tivo, che per tal conto l’avrebbe data an-
che a’ Galli traasaipini; ma beasi e per la
convenienza, dove li trattava di popoli di
qua dall’ Alpi, e per la scambievole parti-
colar benevolenza, che fu sempre tra Cesa-
re, e Traspadani. Si era egli sin nel primo
inalzare a maggior cose i pensieri, portato
Svet. in quelle Città, animandole per suoi sini ad
Caef- c. 8. insidere nel dimandar la Cittadinanza , Scris-
Fsitn.i. se Tullio a Tirone, occupato già Rimini da
16.ep.11. Cesare, eh’egli avea ni miche, e contrarie
la transalpina Gallia, e la cisalpina, trat-
tine sidamente i Traspadani, Nella sus-
seguita guerra civile azion disperata si vede
d’ una nave d’ Opitergini, Città della Ve-
nezia, traspadani atifiliarj di Cefare, come
il compendio Liviano gli appella. Sesidee
credere a Labieno,che fu del contrario par-
tito, i soldati , co’quali eivinse la gran bat-
^.c?41. taglia centra Pompeo, furono delle Colonie
tra (padane la maggior parte.
fscfs Che la Cittadinanza di Verona, e dell’
ni ir tran- altre Città forte con voto, ne fà fede in-
dubitata l’artegnazione lor fatta della Tri-
bù , che ci appansee nelle antiche Lapi-
de. Il fondo dell’autorità Romana consi-
rteva nella convocazion generale di tutto il
popolo, eh’avea il nome di Comizii, Quella
facea leggi ,eleggea cariche, decreta va guer-
ra, e giudicava 1 delitti contra lo Stato.Or
siccome il popolo di Roma, e del suo di-
slretto fu prima diviso da Romolo in tre
parti, dette però trìtùy così nella generale
adunanza in altrettante per minor confiisio-
ne li distribuiva. Cresciutoil popolo, andò
altresì crescendo il numero delie tribù, tal-
ché nell’ anno 513 arrivarono a trentacin-
68
que, o da famiglie denominate, o da luo-
ghi. In altrettante parti, e quali compagnie,
iì distingueva il popolo ne’ comizj : chiun-
que conseguiva la cittadinanza con surtra-
gio, ad una di quelle veniva aseritto, e così
quando alcuna Città era artùnta a tal grado;
acciochè i cittadini di elsa trovandoli in Ro-
ma, non vagamente, ma nella tribù ade-
guata li riducessero per dar voto. Il mag-
gior numero de’ voti in ciascheduna tribù
componea 1’ assénso , o ’l dissenso di quella,
e rertava decretato ciò che a maggior nu-
mero di tribù forte piaciuto. Quinci è,che
quando con la legge Giulia restò confe-
rita alla maggior parte d’Italia la Cittadi-
nanza , considerando che la grandissima
quantità de’ nuovi cittadini dirtribuita nel-
le vecchie tribù avrebbe prevalso a i vec-
chi, si formarono di elsi tribù nuove al dir
d’Appiano; e secondo Pa sercolo si misero
tutti in otto delle vecchie : con che se ben’
erano in maggior numero, non poteanope-
rò formare che pochi voti, tanto maggiore
elsendo il numero dell’altre tribù. Di che
accortili i nuovi Cittadini,altre turbolenze
insorsero, e però dopo alcun tempo furono
indifferentemente dillribuiti aneli’elsi perle
tribù tutte. A qual di erte le Città fodero
aseritte,unicamente s’ impara dall’ antiche
Iscrizioni; poiché uso elsendo, che ne’ pu-
bici monumenti chi era cittadino Romano
profetila ile per onore tal grado, con dichiara-
re lasua tribù, veggiam nelle lapide , come
Aquileia percagion d’esempio fu della Ve-
lina , Concordia della Claudia, Aitino della
Scapzia, Padova della Fabia, Erte della
Romilia, Vicenza della Menenia, Trento
della Papiria, Mantova della Sabatina, e
Verona della Pobilia , o Popilia , o Publi-
lia , o Publicia, che in tutti questi modi si
trova scritto. Odèrvando noi, che d’ordi-
nario alle Città d’ ogni regione tribù di-
verte assegnaronsi, incliniamo a crederlo pò-
litico artifizio, affinchè non potessiero mai
unendoli prevalere, e formare il voto d’ una
tribù. Molte ricerche potrebbero qui intra-
prenderli; per qual ragione veggasi nelle la-
pide altri dell’istessa condizione professiar la
tribù, ed altri no: fino a che tempo il no-
me, e l’uso delle tribù sussistelse; se il gius
d’intervenirne’Comizj folle di tutti gli no-
mini o d’un per casa sidamente : se si acco-
munane anche alle terre e villaggi, partici-
pandonei territoriali delle Città : se potessè-
ro le Città aggregate conferire la lor citta-
dinanza, poiché con ciò venivano a confe-
rire anche la Romana: ma quelle, e più
altre invertigazioni, che non caddero ancora
nell’animo a’dotti, troppo dall’ Istona no-,
lira ci devierebbero.
DELL’ ISTORIA DI VERONA
Civ 1.1.
Pat.l. 1.
Nell’