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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro quinto
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0068
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DELL’ ISTORIA DI VERONA

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ub. 54, Dione, e fur debellati da Publio Silo. L’
anno appressò cominciarono a Taccheggiare
crudelmente 1’ Italia, e la Gallia i Reti;
onde Augurto mandò contra di loro Neron
Claudio Druso figliuolo di Livia sua mo-
glie, il quale pressò i monti di Trento gli
sconfisse : ma non acchetandoli costoro an-
cora , mandò Tiberio, che fu poi Impera-
dore, ad unirli col fratello Druso . Furon
però di nuovo in varj luoghi battuti i Re-
ti, e disfatti; alche molto contribuì, co-
me lo Storico esprime , 1’ essersi Tiberio
ìbid. messo con navi fui lago, che senz’ altro è
2 <-’a credere sarà slato il noslro. Orazio, nel
ev. toccare in un’ Oda quesle vittorie , dice,
che recarono in quella guerra superate roc-
Z4.0/14. che impelle all’ Alpi, e vinti i Breuni. Co-
me cosloro ancora fosser popoli Retici delle
montagne Bresciane, inoltreremo nel léguen-
te libro. Ma in somma a tempi d’ Augn-
ilo le genti Alpine furon domate tutte da
un mare all’altro, e affatto sottomesse: pe-
rò in onor di lui fu eretto un Trofeo con
superba Ifcrizione conservataci da Plinio,
in cui si veggono i nomi di esse al numero
A3, tf.io. di 44, oltre a quattro Vindeliche , ed è
notabile, che in capo a tutte 1’ altre vi si
leggono appunto i Triumpilini, e i Camu-
ni: de’quali non elsendosi poi nell’Istoria
Romana udito più il nome, si rende chia-
ro, elser’essì allora, e insieme quell’altre
genti, Hate prive del proprio governo, e
porte sotto la giurisdizione delle vicine
Città: anzi l’insegna Plinioesprelsamente,
ove dice, che non furon nominati nel Tro-
feo i popoli di Cozio, perchè non erano
ìtem at- slati nemici; ma eh’erano però ancb'ejfifìa-
tributa alìegnati a'Manicipii. In quello modo la
piis. Citta di Brescia con tanto aumento di ter-
ritorio, doviziolà si rese, e molto distinta
fra le Città tutte. Meritò erta ancora, che
Augnilo, e Tiberio si prendertelo cura del
suo ben’edere, e condescendertero, come
da bella lapida apparisee, a condurvi ac-
xxri. que, delle quali felicemente abbonda tut-
tora; avendo, com’è credibile, secondo 1’
uso Romano fabricato quegl’ Imperadori a
loro spese acquedotto.
Un solo ci reità ancora da risolvere degli
argomenti, con cui vien preteso di inoltra-
re, che più Città eran nel tener de iCeno-
mani. Bella lapida si conserva a Brescia ,
trovata nel suo territorio d’un Patrono del-
■s i»s. l£ Città de'Vardacatefi,e de' Dripjìnati'. qua-
XXYIH. li senza dubbio molto lungi non eràno , e
pure ninno de’dotti invertigatori dell’anti-
ca Geografia ne ha saputo mai render con-
to, nè de’Scrittori Brelcìani; e 1’erudito,
e lodatisslmo noslro Avversario dille nel suo
fag. ni. Parere, non trovarsi chi porta nè pure ad-

ditarne il sito, o pensar dove ne forte il di-
slretto ; essèr però siate senza dubbio Cit-
tà de i Cenomani anche per opinione dell’
Olrtenio, del Baudrant, e d’altri. Ma noi
le additeremo ora facilmente; e sarebbero
facilmente siate anche dagli altri seoperte,
ove si forte depurata la mente dal pregiu-
dizio , che quelle dovertelo esser Città .
Strano parrà forsè a molti il voler noi per-
vadere, che Civitates non fosser Città, e
pur non erano . La voce Cìvitas non ebbe
sedamente il lignificato oggi più comune
di Città, ma un altro ancora, che pressò
Latini fu anzi più frequente, cioè di Co-
munità, Republica, corpo civile, formato
da un tratto di paese, talvolta con più Cit-
tà, talvolta con soli villaggi: quello, che
Strabene in Greco, parlando de’Tessàli,
e d’altri chiama sisiema, eh’è quanto dir lib.g.^-
sozietà, e moltitudine unita. Chi non ha
quell’avvertenza , come intenderà Cesare,
ove dice urbem, qua prafìdio fit Civitati ? co- Bendali.
me Plinio, ove ha , Cemelio efser'oppido del-
la Città? come Tacito, ove scrive, che le l’3-e-s-
Città delle Gallie si ragunavano nel paese
de’Remi? come l’Epitome Liviana, che ub. 65.
nota, i Tigurini essèrsi separati dalla Città
degli Elvezii? come Vopisco, che parla del Aurei.
far 1’ Egitto Città liberai Men bene però
parve a un grand’ uomo, che per esser gli
Allobrogi non cittadini d’ una Città, ma
popoli d’una provincia, errassè il traduttor
d’Appiano nel dir la Città degli Allobrogi. Cen. Pis.
Ora come appunto abbia m veduto della vo-
ce Caput, così diceasi Civitas non meno di
un corpo grande, che d’un piccolo, e non
meno s’era formato da Città, che da vil-
laggi. Narra Tacito gl’inflituti delle Citta Mor.
cioè delle molte sozietà, e republiche de’
Germani; e segue dicendo, che ninna Cit- tatibur
tà, cioè luogo murato, avean’essì, ma so- ^[lat
lamente Vici: ecco però come si usava tal «X/*
termine ugualmente anche di que’popoli,
e di quelle Comunità, che non avean Cit-
tà alcuna. E quinci nasee, che tante Città
si trovin negli antichi libri d’ oseuri, c d’
ignoti nomi, perchè non erano quel eh’ og-
gi intendiam per Città, ma Comunanze ,
denominate per lo più dal principal borgo,
o villaggio. Tali son da credere le Città de'
Celelati, e de' Cerdicìati ricordate da Livio Ub. 3»,
in Liguria . Tali quali tutti i popoli nel
Trofeo d’ Auguflo deserirti ; e parimente
quali tutte le Città di Cozio , annoverate v. l»p.
nell’iscrizion dell’Arco di Susà , publicata
da noi nell’ Irtoria de’Diplomi. Quell’Is- tìum^
crizione dall’ Olflenio, che colà si trasferì cf<r-
per rilevarla, si giudicò esser l’islessà, che
la Pliniana delle genti Alpine, ma si è or
veduto, com’è diversa, sette di que’nomi
con-
 
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