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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro sesto
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0071
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S E S T O.

I IO

io9 LIBRO
ver nell’ ordine del governo serrar regole
inalterabili, e fide; onde non ricusarono di
far qualche mutazione di tempo in tempo,
adattandoli alle emergenze, perchè varian-
do le circortanze , stimaron necessario va-
riar condotta. Ne’ secoli della Republica
ammisero bensì in Senato i meritevoli ve-
nuti da’Municipj Italici, ma non però vi
ammisero gli ertemi, ed i Provinciali. Per
tcrtimonio di Plinio primi degli ertemi fu-
rono i due Cornelii Balbi , venuti fin dall’
5-<-. 5. Oceano, Siccome Gaditani, l’uno a vesti-
z. 7.4.43. re la Considar trabea, l’altro a risplendere
nel cocchio trionfale per aver faggiogati i
Garamanti. Però nella sua conclone dille
Claudio PreSso Tacito: ci abbiam sorfè apen-
Torex H'f- ^ire che pajfafiero qua i Balbi dalla Spagna ?
paniate. In Senato cominciò Cesare ad ammetter
qualche rtraniero . Mecenate consigliò ad
-Augnilo, fatto capo, e Principe della Re-
publica di tirare a Roma, e di far Senato-
Dio. lìb. ri i miglior Soggetti, ed i più illustri non
d'Italia fedamente, ma ancora de' fozji, e de'
foggetti, perchè in tal modo e fi farebbe af-
file arato di coloro, che potè ano a'popoli effer Ca-
pi in occasion di rivolta, e avrebbe guadagna-
to l'amor di tutti, participando a tutti il go-
verno. Suggerimento aggiunse, di far Cit-
tadini generalmente i soggetti popoli ; e ciò
per levar loro il sofipetto di volergli come servi,
e Perc’hè invigila fero alla cufìodia dell' Impe-
r?° come di cofa anche propria, ed acciochè
compagni veramente fedeli divenifiero, e Roma
riguardassero come la vera, e fola Città, le
-rtxiv, m patrie loro quafi villaggi riputando.
fi a<pe'_ jj consiglio di Mecenate di far capaci an-
7^?%' che gli ertemi del Senato, abbiam’ or ye-
dato porto in pratica lotto Claudio risi-
petto a’ Galli, Non è da credere, che sen-
za ragionevol motivo tal novità forte intro-
dotta . Le nazioni barbare consinanti con 1’
Imperio non lasciavano d’ agguerirsi conti-
nuamente , e moltiplicando a dismisura, di
andarli rendendo ogni giorno più formida-
bili , e più feroci. Videsi da’più saggi, quan-
to coll’andar del tempo dovertèro temerne
i Romani. Nel mutar politura le cose, e
nell’ aumentar di potenza i vicini, conob-
bero la necertità inevitabile di crescer di
fòrze per mantenerli. Non essèndo in pronto
di far conquide, e quelle ancora poco utili
a’, ciò conoseendosi, fupensato, chesipotea
crescer di forze senza crescerdi Stato: e ciò
con interessar tutti, e con fare, che non de’
nati a Roma sidamente, ma fòrte ugual
premura di tutti il conservare a Roma 1’
Imperio. Considerarono, che in occasion di
guerra non sarebbe stato polsibile difender
da tanta moltitudine, e conservar Provin-
cie, in cui si tenesiero i popoli indifferenti,

e pronti ugualmente a pagar la pigione a
chiunque della casa fossè per rimaner signo-
re.Fecero peròacquirto di tutti i cuori con
poca Spesa, ammettendo a Cittadinanza i
paesi in corpo ; e non solamente gl’ Italia-
ni , ma facendo gli ertemi ancora capaci
delle dignità, resero l’imperio tutto per fa
impenetrabile, se non averterò poi resoinu-
tile sì bel trovato i disordini sopravenuti, e
gli errori.
In virtù del sudetto civil sissema Vero-
nesi non mancarono, che salissero in Ro-
ma a i supremi gradi, Veronele fu l’insi-
gne Poeta Tragico Lucio Pomponio Secon-
do, come si mossrerà, ove tratteremo de-
gli Scrittori . Abbiam da Tacito , consi ei
nell’ anno di Roma 803 fu Legato , cioè
Preside della Germania Superiore, e come
in essà riportò vittoria de iCatti,cheavean
preso a saccheggiarla, per la qual cosa gli
furon decretati gli onori Trionfali, il che
equivaleva allora al Trionfo , in tempo del-
la Republica a i Cittadini conceduto, Ag-
giunge lo Storico, che con tutto quello e-
gli fu asfai più noto alla posserità per la glo-
ria della Poesia, che per quello fatto. Ma
e’ sostenne ancora in Roma la lèmma di-
gnità del Considato, e però PoetaConfolare
fu chiamato da Plinio Secondo; e si dillin-
se grandemente per ogni conto tra’più illu-
flri Soggetti della sua età, per lo che 1’
istesso Plinio scrilse la sua vita, e in due
libri la ripartì, come dal giuniore s’impa-
ra. Facea menzione in erta d’una cena da
lui data all’ Imperador Caligola. Anche
nel Dialogo degli Oratori, o sia della cor-
rotta eloquenza, affermali, che Pomponio
non la cedeva a’primi Perlònaggi di Roma
nè per dignità, nè per fama, In qual’anno
forte Console, impariam da Dione, in cui
si ha, come in quell’ ultima cena di Cali-
gola , poco dopo della quale fu ucciso ,
Pomponio Secondo allora Confole intervenne;
e dopo l’uccisione ordinò insieme col Col-
lega a tre Coorti Urbane di dardi guardia,
e chiamò in Campidoglio il Senato, dove
si trattò, chi forte da far Principe, ose fosse
meglio rimetter l’antico governo. E'credi-
bile, eh’ei sosse de’principali tra quelli,
che acremente persisterono per ritornar la
Republica al suo primiero fiato, e che con
tutto il prometter di Claudio d’ esser con-
tento del solo nome , e di non far mai nul-
la d’arbitrio suo, ma sempre col parer del
Senato, voleano opporli con 1’ armi a’ fal-
dati, che per fàrlo Imperadore l’avean por-
tato fuor di Roma a gli allogìamenti Pre-
toriani, come distintamente racconta Gio-
seffò. A Caligola stesso il nortro Secondo
era dato Sostituito nel Consolato, e il Col-
lega

Ann. I.11.
L-Porn-
ponivsLe-
gatv.s <Sc.
Decretus-
que Pom-
ponio
trìumpha-
lis Loms .

/. 7. c. ig.

I. 3. ep.

/.14. 4.4.

lib. 59. si
60.

ti 20.
 
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