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DELL’ISTORIADl VERONA
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ta, o esser rimala imperfetta . Ricavali
quella bella notizia da un’ insigne, e non
più osservata Medaglia d’argento,che tien
la teda di Massmìano Cefare nel diritto, e
un recinto di mura con torri, e con porta in
mezo nel riversò, e con quattro figure sagri-
ficanti, il qual tipo con iscrizioni diverse, e
in Diocleziano, e in Massimiano, e in Co-
stanzo, e in Galerio s’incontra; ma /ingoia-
re si rende la nollra per le parole; Verona.
NPRITE Nuova Porta, come da noi s’ interpreta,
CoNd fecondo il rito sabricata.
Die l. 52..
litri Si
ite.
ad Aen,
l. ■).
Quella Medaglia conservata ora nel nostro
Studio per grazia d’un’amico, cui piacque
di privarne il suo, è di sincerità indubi-
tata , essendosene poco fa seoperta un’ altra
nel famoso Museo Capello in Venezia, do-
ve da cinquant’ anni in qua, benché in tan-
ta copia non più avvertita, si cudodiva.
L’ispeziohe dell’ una e 1’ altra seioglie , e
sventa ogni difficoltà. Chi credesse non po-
ter più in oggi dar fuori Medaglia nuova,
inoltrerebbe di non aver impiegato nella ri-
cerca delle Medaglie gran tempo.
Vera cosa è, che le Città d’ Italia nell’
altosecolo,generalmente parlando,non bat-
tean moneta, parendo, che per 1’ Italia so-
lamente si appigliale Augnilo al consìglio,
cui finge Dione suggerito da Mecenate,che
le Città dell’ Imperio non aveller monete
proprie, ma si valessero delle Romane : era
inutile in Italia il far monete in più luoghi,
dove tanto immensa quantità se ne coniava
in Roma ; e non era ancora nelle sue Città
avanti il dominio Romano tanto in uso da-
pertutto il coniar monete, com’ era in Gre-
cia, Ma vi eran prima i casi llraordinarj,
imparandoli da Servio per cagion d’esem-
pio, che Marc’Antonio fece batter moneta
in Anagni ; e poi siccome molt’ altri idi-
tufi cominciarono verso la fine del terzo se-
colo Cridiano a cambiare, così anche que-
sto mutò, elsendosi spezialmente preso a
battere in Aquileia. La frequenza delle ag-
gressioni, che venivan fatte all’ Italia da
quella parte, rese necessario il tenervi, o
lo spedirvi truppe di tanto in tanto; onde
si trovò opportuno di battervi moneta, per
maggior comodo del pagar gli eserciti. Ma
siccome frontiera all’ Alpi si fa anche dalla
polirà parte , benché tante non lòffer le
genti, che prendesiero allor queda via ,
quali sicaia però, come abbiam veduto, la-
ccano anche qui 1* armate Romane non di
rado, e niuna maraviglia dee però farli, le
qualche volta fu per l’idesiò motivo battu-
ta anche qui moneta . Non oda il non es-
sersene più vedute, perchè anche di Mila-
no niuna se ne vede, e pure attefia Auso-
nio, che ws^Z<?rs4 vi era, E chi può in
oltre assieniate dove lòsser fatte le Meda-
glie, che veggiam di quel tempo? poiché
le lettere, quali per nomi di Città s’inter-
pretano , sono spesso ambigue molto, ed
incerte, ed alquante se ne trovano ancora,
che simil nota non hanno alcuna, Quelle ,
che abbiam mentovate di Marc’ Aurelio
Giuliano, fur coniate nella Venezia sicura-
mente, e molto è probabile , che alcune
sien di Verona, dov’ ei soggiornava, quan-
do venne Carino a combatterlo ; da lui è
credibile avelie principio il batter moneta
nella Venezia, il che si sarà poi trovato u-
tile, e comodo. Ma vedremo nel decorso,
che di niun’ altra Città d’ Italia tanto si
rammenta la Zecca ne’ mezani secoli, co-
me di quella; e vedremo, che quando poi
si cominciò ad accomunar quedo privile-
gio, regola dell’altre Zecche fu la Verone-
se, onde Enrico Imperadore , concedendo
l’anno 1049 al Vescovo di Padova il gius
di batter moneta in quella Città, ordina ,
eh’esser debba fecondo ilpefo della moneta di
Verona , come si vede in un diploma dal
Sigonio addotto; tutte le quali coseconcor-
rono a render molto probabile , eh’ anche
nelle ultime età Romane qui si battesse.
Che la nodra Medaglia non sia finora
venuta a mano de gli dudiosi Antiquarii,
non dee recar maraviglia alcuna a chi sa ,
come delle Medaglie del lecol basso , poco
conto si fece per lo passato , talché sola-
mente a dì nodri si son cominciate a ricer-
care, e ad esaminar con diligenza, e con
ugual cura delle anteriori, Che abbia epi-
grafe diversa dall’altre, e non più veduta,
cioè il nome di Verona, e la memoria d’
una porta della Città qui inalzata , non
dee parimente parer punto Erano a chi è
pratico in queda materia dell’uso de’ tem-
pi , e considerà di qual’ età la Medaglia
sia. Il P, Banduri, che con utilissima fati-
ca ha poda insieme una generai raccolta
delle Medaglie da Decio in giù , de’ tem-
pi di Diocleziano, e del nodro Galerio Masi-
simiano , oltre alle molte Sómmamente
rare, intorno a cinquanta ne rifèrisee, che
non sidamente rarìjftme, ma chiama fngola-
ri, cioè uniche, o quali uniche : perchè
mai dunque tanta maraviglia dovrà farli,
se un’altra ora ne dà fuori? Delle sudette
Me-
que Me-*
ma.
deReg.lt.
I. 8. secun*
dtim po fi-
dar mene*
tee Vero-
nenfis.
DELL’ISTORIADl VERONA
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ta, o esser rimala imperfetta . Ricavali
quella bella notizia da un’ insigne, e non
più osservata Medaglia d’argento,che tien
la teda di Massmìano Cefare nel diritto, e
un recinto di mura con torri, e con porta in
mezo nel riversò, e con quattro figure sagri-
ficanti, il qual tipo con iscrizioni diverse, e
in Diocleziano, e in Massimiano, e in Co-
stanzo, e in Galerio s’incontra; ma /ingoia-
re si rende la nollra per le parole; Verona.
NPRITE Nuova Porta, come da noi s’ interpreta,
CoNd fecondo il rito sabricata.
Die l. 52..
litri Si
ite.
ad Aen,
l. ■).
Quella Medaglia conservata ora nel nostro
Studio per grazia d’un’amico, cui piacque
di privarne il suo, è di sincerità indubi-
tata , essendosene poco fa seoperta un’ altra
nel famoso Museo Capello in Venezia, do-
ve da cinquant’ anni in qua, benché in tan-
ta copia non più avvertita, si cudodiva.
L’ispeziohe dell’ una e 1’ altra seioglie , e
sventa ogni difficoltà. Chi credesse non po-
ter più in oggi dar fuori Medaglia nuova,
inoltrerebbe di non aver impiegato nella ri-
cerca delle Medaglie gran tempo.
Vera cosa è, che le Città d’ Italia nell’
altosecolo,generalmente parlando,non bat-
tean moneta, parendo, che per 1’ Italia so-
lamente si appigliale Augnilo al consìglio,
cui finge Dione suggerito da Mecenate,che
le Città dell’ Imperio non aveller monete
proprie, ma si valessero delle Romane : era
inutile in Italia il far monete in più luoghi,
dove tanto immensa quantità se ne coniava
in Roma ; e non era ancora nelle sue Città
avanti il dominio Romano tanto in uso da-
pertutto il coniar monete, com’ era in Gre-
cia, Ma vi eran prima i casi llraordinarj,
imparandoli da Servio per cagion d’esem-
pio, che Marc’Antonio fece batter moneta
in Anagni ; e poi siccome molt’ altri idi-
tufi cominciarono verso la fine del terzo se-
colo Cridiano a cambiare, così anche que-
sto mutò, elsendosi spezialmente preso a
battere in Aquileia. La frequenza delle ag-
gressioni, che venivan fatte all’ Italia da
quella parte, rese necessario il tenervi, o
lo spedirvi truppe di tanto in tanto; onde
si trovò opportuno di battervi moneta, per
maggior comodo del pagar gli eserciti. Ma
siccome frontiera all’ Alpi si fa anche dalla
polirà parte , benché tante non lòffer le
genti, che prendesiero allor queda via ,
quali sicaia però, come abbiam veduto, la-
ccano anche qui 1* armate Romane non di
rado, e niuna maraviglia dee però farli, le
qualche volta fu per l’idesiò motivo battu-
ta anche qui moneta . Non oda il non es-
sersene più vedute, perchè anche di Mila-
no niuna se ne vede, e pure attefia Auso-
nio, che ws^Z<?rs4 vi era, E chi può in
oltre assieniate dove lòsser fatte le Meda-
glie, che veggiam di quel tempo? poiché
le lettere, quali per nomi di Città s’inter-
pretano , sono spesso ambigue molto, ed
incerte, ed alquante se ne trovano ancora,
che simil nota non hanno alcuna, Quelle ,
che abbiam mentovate di Marc’ Aurelio
Giuliano, fur coniate nella Venezia sicura-
mente, e molto è probabile , che alcune
sien di Verona, dov’ ei soggiornava, quan-
do venne Carino a combatterlo ; da lui è
credibile avelie principio il batter moneta
nella Venezia, il che si sarà poi trovato u-
tile, e comodo. Ma vedremo nel decorso,
che di niun’ altra Città d’ Italia tanto si
rammenta la Zecca ne’ mezani secoli, co-
me di quella; e vedremo, che quando poi
si cominciò ad accomunar quedo privile-
gio, regola dell’altre Zecche fu la Verone-
se, onde Enrico Imperadore , concedendo
l’anno 1049 al Vescovo di Padova il gius
di batter moneta in quella Città, ordina ,
eh’esser debba fecondo ilpefo della moneta di
Verona , come si vede in un diploma dal
Sigonio addotto; tutte le quali coseconcor-
rono a render molto probabile , eh’ anche
nelle ultime età Romane qui si battesse.
Che la nodra Medaglia non sia finora
venuta a mano de gli dudiosi Antiquarii,
non dee recar maraviglia alcuna a chi sa ,
come delle Medaglie del lecol basso , poco
conto si fece per lo passato , talché sola-
mente a dì nodri si son cominciate a ricer-
care, e ad esaminar con diligenza, e con
ugual cura delle anteriori, Che abbia epi-
grafe diversa dall’altre, e non più veduta,
cioè il nome di Verona, e la memoria d’
una porta della Città qui inalzata , non
dee parimente parer punto Erano a chi è
pratico in queda materia dell’uso de’ tem-
pi , e considerà di qual’ età la Medaglia
sia. Il P, Banduri, che con utilissima fati-
ca ha poda insieme una generai raccolta
delle Medaglie da Decio in giù , de’ tem-
pi di Diocleziano, e del nodro Galerio Masi-
simiano , oltre alle molte Sómmamente
rare, intorno a cinquanta ne rifèrisee, che
non sidamente rarìjftme, ma chiama fngola-
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mai dunque tanta maraviglia dovrà farli,
se un’altra ora ne dà fuori? Delle sudette
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