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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro settimo
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0091
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i49 libro settimo. 15°

Medaglie nota il medesimo Autore intorno
a venti volte, inusitata, e non per 1’ avan-
ti osTervata esièrne ?iscrizione, e sovente
il figurato ancora ; per lo che ad una di
Massimiano, che porta l’Imperadore a ca-
vallo , e lotto esso una nave col bizarro
motto Virtus Illyrici, fa quell’ annotazione:
niun altro fecola mìfe fuori tante ifcri^ioni Nuo-
ve nelle monete. Non è dunque sì Urano ca-
so, che dell’istelTo tempo una iscrizione or
si olseryi dalle comuni diversa . Ma della
divertirà , e rarità di quella e del? altre
buona ragione fì può dedur da Lattanzio,
se di lui è il libro delle Morti de' Perfecuto-
eap- 7. ri : poiché narra , che Diocleziano andò
continuamente fabricando qua e là, orBa-
iìliche, or Circhi, ora Arsenali, e ora Zec-
che: per la qual cosa ben lì rileva, come
Zecche avrà polle dove prima non erano ;
e non è però maraviglia, s’anche a Verona
fu polla, e se la novità de’luoghi novità
partorì di motti. La noslra iscrizione, ben-
ché nuova anch’essia, è però molto più Ro-
mana, e molto più accordata con la figura
d’altre di que’ tempi. Nudi nomi di Cit-
tà , senza titolo di Colonia scritti a dilleso
nel contorno in Latino , oltre a quel di Ro-
ma, eh’ è così frequente in ogni tempo ,
veggonsi in Traiano di Babilonia, in Adria-
no, e in Antonio Pio d’Alelsandria, in Mas-
senzio di Cartagine, in Collante di Bolo-
gna nel Belgio, di Ticino in tempo di Giu-
itiniano, di Ravenna in tempo di Foca. Me-
morie degli edifizj son frequentilsime nelle
Medaglie, e il Rite Condita Ipira sincerità,
e verità a chiunque sia delle antiche forme
imbevuto, e dell’ignoranza de’falsarii ben’
inteso.
Rinunziato da Diocleziano, e da Massi-
miano nell’anno 305 l’imperio per ritirar-
li a vita privata, dichiarando nell’ istessò
tempo Augnili Costanzo Cloro , c Gale-
rio , e Cesari per insidiosa machinazione di
Galerio medesimo Severo , e Massimino,
vili persone, e quali ignote, in vece di Co-
llantino , e di Masfenzio figliuoli di Collan-
zol,e di Massimiano; fu dato ? Occidente
a Costanzo , e quinci P Italia a Severo .
Mancato Costanzo di vita, e proclamato
Imperador da’ soldati Costantino , eh’ era
inBritanqia, Massenzio nel 306 avendo dal-
la sua i soldati Pretoriani fece sollevar Ro-
ma contra Severo, e si fece gridare Augn-
ilo. Venne Severo da Milano per combat-
terlo, ma restò abbandonato , e per sine
ucciso: venne anche Galerio in Italia con
pensiero di prender Roma , ma quando la
vide, nè pur’ebbe animo d’assediarla . Di-
chiarò poi Augnilo Licinio in luogo di Se-
vero ; con che sei furon nel medesimo tem-
Fer. Illufir. Parte Z.

I po gl’Imperadori: Massenzio, Massimiano,
j che con pretesto d’assistere al figliuolo era
tornato in sede, e ben tosto con elso si rup-
pe, Galerio con Massimino, e Licinio, e
Costantino; e sarebbero slati sette, se Dio-
cleziano avelse conlèntito di ripigliar la por-
pora, come Massimiano 1’ esortava effica-
cemente. Massenzio oltre all’ Italia s’insi-
gnorì dell’Africa; ma nell’anno di Crislo
31 a venne Costantino con poderoso eserci-
to contra di lui, da due motivi indotto: 1’
uno, che entrato quelli in pensiero di rima-
ner solo, meditava di muovergli guerra; 1’
altro, che gli doleva di séntir lacerata
da i crudeli, e pervertì costumi suoi l’Ita-
lia, e Roma ; di cui sé crediamo a Zona-
ta, ed a Cedreno, ebbe ancora una lega-
zione, che a ciò lo sollecitava. Entrò in
Susa a forza d’armi, ruppe predo Torino
un corpo di Cavalleria coperta di ferro non
sidamente gli uomini, ma ancora i caval-
li, e fu ricevuto con fèlla a Milano: maes-
sendolì Ruricio Pompeiano il più es’peri-
mentato, e ’1 più famolò de’Capitani di n^.c.
Massenzio con la maggior parte delle sine
milizie fatto force in Verona; ed ossendo in ducum
elsa gran quantità di gente da più parti con-
corsa a salvarsi, non credè Costantino di
dover proseguire la marchia verlo Roma,
senza prima combatter colini, ed espugnar
tal Città. Prefetto di Verona vien detto
Ruricio dal Panegerista , perchè tale era
rispetto al presidio , e alle milizie dentro
raccolte. Mandò egli fin predò Brescia , cìffim^que
per incomodar la marchia al nimico, una Presetto,
parte della Cavalleria, che arrivando ? ar-
mata, fu facilmente fatta retrocedere , e
ritirare a Verona: dove giunto Costantino,
e riconosciuta la situazione della Città,
molto premeagli di non poterla senza pas-
sare il fiume, circonvallar d’intorno, e le-
varle il commercio col paese di là, donde
restava libero ? adito a ricever continua-
mente viveri, e sòccorsi; nè piccolaimpre-
sa era il palsar l’Adige in villa de’nimici,
impetuoso, e pericolosò alloia per salli, e An.e.s.
gorghi. Mandò però Costantino una parte fais
dell’ esercito più sopra , e lontano dalla
Città, facendolo pa ilare, dove il fiume era tur vorti„
men rapido, e men difficile, e dove none’
era contrailo; con che rillrinse poi Verona
anche dall’altra parte. Fece Ruricio espe-
rimento della sua gente con valida sortita;
ma respinto con molta perdita uscì naseo-
samente della Città, e se n’ andò per por-
re insieme maggior numero di soldati ; co’
quali ritornando , Costantino senza inter-
metter b allòdio l’andò a incontrare, e giun-
ti a villa nel cader del giorno, non rìcu-
sando Ruricio di combatter subito, seguj
K 2, batta,-.
 
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