IO I
mai sussistere. I quadri siconquidon’ora, c
si avvelenano con cornici di stucco ben bian-
co le tavole da altare si fanno con pun- {
ta Gotica in ci ma, o con trinciar are, che all’ ;
opera del pendio pregiudican molto. Finogli s
arnesi tutti, e gli utensili, a dispetto dell’ '
incomodo che nenasce , bisogna avergli a
onda, a biscia, a punte, a faccette, e in
figure strane, talché non trova più l’occhio
dove acquetarli. Di qua forsè anche nel ve-
stire tante inezie vennero , e tanti sfigura-
menti del corpo umano, e il non aver più
riguardo alcuno per adattare alle stagioni
i colori, e il caricare ornamento sopra or-
namento ; onde debban poi gli uomini non
che le donne andar per via pieni di fran-
ge, e fiocchi , e dondoli, e con lusfo bar-
barico comparire, non senza osièsa del de-
coro della condizione , e del sesso , asidi
più che Istrioni su la scena, rilucenti d’
ogni parte, e spettacolosi . Negli edifizj
non v’ è parte che resti lana , • Se iscrizione
a sorte dovrà inciderli, e inalzarli, per fug-
gir la trivialità d’una supersicie naturale e
piana, lapida si lavora ondeggiata , o con-
vesià; con che la metà delle parole a chi
da terra Vuol leggere resta nascosta. L’adat-
tare i lavori al lor sine, e l’aver riguardo
a gratificare i sensi, sembra non cader più
z.6. gii- in mente. Rilevali da un pasio d’Isidoro
nelle Origini, come gli Antichi per pavi-
mentar le librerie, non adopravanoche mar-
mi verdi, e come nell’ornarle non usavano
indorature, nè pur nel soffitto , affinchè
gli occhi affaticati di chi vi andava a studia-
re non venilsero offèsi dallo splendore dell’
oro, ma bensì ristorati dal color verde.Cui
padano per la mente in oggi così fatte con-
siderazioni? la prima cura nelle moderne
librerie si è di render così candide le mura-
glie e la volta, che ne patiscan gli occhi ,
anche senza aver punto letto. Ornamenti
d’architettura, e pitture a fresco, e vaghi
marmi, nelle siale, o stanze poco più han-
no luogo. Stucchi grossi vi trionfano in ve-
ce, e legni dorati intorno con lavori dispen-
diosissimi,chenonfigurannulla,echein die-
cianni bisogna rifar di nuovo . Sopra tutto
Una fanciullesca compiacenza di coprire ogni
cosa di cristalli a specchio, talché paiano i
muri di vetro, e debba 1’ uomo continua-
mente, anche quand’ altro ha in capo, spec-
chiarsi ; e dove si trattiene a lungo, anzi
dove scrive , per tener la mente rac-
colta, abbia due specchi sagli occhi. A que-
llo ci ha ridotti l’abbandono de’nostri vec-
chi esèmplari, e l’imitazion servile d’ ogni
cosa (Laniera. Più di un bel quadro, e di
una bella cornice, che Io separi, e lo aiuti,
si amano figure di stucco bianco in campo
Fù. lllufir. Parte HI.
102
bianco; e per compimento, circondate di
cornice bianca sopra muraglia bianca. Per
conoscere quanto diversa era qui 1’ idea , e
quanto lontana da tal barbarie, quando fio-
riva in quella Città l’Architettura, vegga-
si in grazia , ove dopo tanti struggimenti
stanze sien rimase, o volte, che non poche
pur se n’hanno ancora , particolarmente in
terreno, dipinte da i Brusasorzi, dal Fari-
nato, o altri tali,e divisate,ecompartite
secondo l’uso di quel tempo. La menzione
di librerie caduta pur’ ora ci fa sovvenire
dell’uso invalso in molti luoghi, di spender
tanto nelle scanzie, che diventino un’ ac-
cedono i libri; e di sarle in modo, che oc-
cupino da se buona parte dello spazio; là
dove era da collocar l’industria nel far che
contenessero il possibil numero di volumi .
Mirabil cosa ancora è, come la metà delsi-
to vien d’ordinario rubato dalle fenestre ,
che tramezano, onde convien poi portarei
libri a un’altezza sommamente incomoda
per ogni conto: là dove facendo gli armar]
d’altezza convenevole, ma seguiti e non in-
ferretti; e situando le fenestre d’aggi asfata
misura in alto sopra di essi, e si avrebbe
ugual lume, e rimarrebbespazio maggiore
pe’libri; quali moltiplicando sopra la capa-
cità de’muri intorno, ripiego facile potreb-
be prenderli con aggiungere fcanzie ìsolate,
doppie di parte e d’altra, collocandole in-
terrottamente a due o più file, e adattan-
dole con diseretezza, e senza troppo in-
gombro alla figura, e all’ ampiezza della
siala.
Dovrebbero i Veronesi per eccitarli allo
sludio dell’ Architettura ricordarli quanto
fiorissequi negli antichi tempi, e come qui
prima che altrove rinacque, e di qua si pro-
pagò ne’prossimi paesi, talché disse il Va-
sari nella vita di Falconetto, come quefie
partì debbon'- ejfire perpetuamente cbligate a'
Veronefi, nella cui patria nacquero ì tre eccel-
lenti fimi Architetti de’quali si è fatta innan-
zi menzione. Ogni Città,dove fossero ben’
architettate le flrade , e le calè tutte, sa-
rebbe un paradiso dell’ occhio; ma Verona
sopra l’altre per l’incomparabil bellezza del
sito. Gran cosa per altro che non manchi
chi nell’Algebra s’impieghi, e nel cal-
colo disferenziale , e chi dell’ Architettu-
ra seriamente s’invaghisca pur manchi.
Gran cosa che molta applicazione pongano
i nobili nel procacciarli cognizione in mate-
ria di cavalli , per non impiegar qualche
volta mal’a proposito qualche cinquantina
di doppie, e niunase ne procurino dell’edi-
ficatoria, in cui può avvenire di malamente
gettarne più migliaia. I professori dovreb-
bero con /ingoiati premj ellèr’allettati, per-
G z che
CAPO QUARTO.
mai sussistere. I quadri siconquidon’ora, c
si avvelenano con cornici di stucco ben bian-
co le tavole da altare si fanno con pun- {
ta Gotica in ci ma, o con trinciar are, che all’ ;
opera del pendio pregiudican molto. Finogli s
arnesi tutti, e gli utensili, a dispetto dell’ '
incomodo che nenasce , bisogna avergli a
onda, a biscia, a punte, a faccette, e in
figure strane, talché non trova più l’occhio
dove acquetarli. Di qua forsè anche nel ve-
stire tante inezie vennero , e tanti sfigura-
menti del corpo umano, e il non aver più
riguardo alcuno per adattare alle stagioni
i colori, e il caricare ornamento sopra or-
namento ; onde debban poi gli uomini non
che le donne andar per via pieni di fran-
ge, e fiocchi , e dondoli, e con lusfo bar-
barico comparire, non senza osièsa del de-
coro della condizione , e del sesso , asidi
più che Istrioni su la scena, rilucenti d’
ogni parte, e spettacolosi . Negli edifizj
non v’ è parte che resti lana , • Se iscrizione
a sorte dovrà inciderli, e inalzarli, per fug-
gir la trivialità d’una supersicie naturale e
piana, lapida si lavora ondeggiata , o con-
vesià; con che la metà delle parole a chi
da terra Vuol leggere resta nascosta. L’adat-
tare i lavori al lor sine, e l’aver riguardo
a gratificare i sensi, sembra non cader più
z.6. gii- in mente. Rilevali da un pasio d’Isidoro
nelle Origini, come gli Antichi per pavi-
mentar le librerie, non adopravanoche mar-
mi verdi, e come nell’ornarle non usavano
indorature, nè pur nel soffitto , affinchè
gli occhi affaticati di chi vi andava a studia-
re non venilsero offèsi dallo splendore dell’
oro, ma bensì ristorati dal color verde.Cui
padano per la mente in oggi così fatte con-
siderazioni? la prima cura nelle moderne
librerie si è di render così candide le mura-
glie e la volta, che ne patiscan gli occhi ,
anche senza aver punto letto. Ornamenti
d’architettura, e pitture a fresco, e vaghi
marmi, nelle siale, o stanze poco più han-
no luogo. Stucchi grossi vi trionfano in ve-
ce, e legni dorati intorno con lavori dispen-
diosissimi,chenonfigurannulla,echein die-
cianni bisogna rifar di nuovo . Sopra tutto
Una fanciullesca compiacenza di coprire ogni
cosa di cristalli a specchio, talché paiano i
muri di vetro, e debba 1’ uomo continua-
mente, anche quand’ altro ha in capo, spec-
chiarsi ; e dove si trattiene a lungo, anzi
dove scrive , per tener la mente rac-
colta, abbia due specchi sagli occhi. A que-
llo ci ha ridotti l’abbandono de’nostri vec-
chi esèmplari, e l’imitazion servile d’ ogni
cosa (Laniera. Più di un bel quadro, e di
una bella cornice, che Io separi, e lo aiuti,
si amano figure di stucco bianco in campo
Fù. lllufir. Parte HI.
102
bianco; e per compimento, circondate di
cornice bianca sopra muraglia bianca. Per
conoscere quanto diversa era qui 1’ idea , e
quanto lontana da tal barbarie, quando fio-
riva in quella Città l’Architettura, vegga-
si in grazia , ove dopo tanti struggimenti
stanze sien rimase, o volte, che non poche
pur se n’hanno ancora , particolarmente in
terreno, dipinte da i Brusasorzi, dal Fari-
nato, o altri tali,e divisate,ecompartite
secondo l’uso di quel tempo. La menzione
di librerie caduta pur’ ora ci fa sovvenire
dell’uso invalso in molti luoghi, di spender
tanto nelle scanzie, che diventino un’ ac-
cedono i libri; e di sarle in modo, che oc-
cupino da se buona parte dello spazio; là
dove era da collocar l’industria nel far che
contenessero il possibil numero di volumi .
Mirabil cosa ancora è, come la metà delsi-
to vien d’ordinario rubato dalle fenestre ,
che tramezano, onde convien poi portarei
libri a un’altezza sommamente incomoda
per ogni conto: là dove facendo gli armar]
d’altezza convenevole, ma seguiti e non in-
ferretti; e situando le fenestre d’aggi asfata
misura in alto sopra di essi, e si avrebbe
ugual lume, e rimarrebbespazio maggiore
pe’libri; quali moltiplicando sopra la capa-
cità de’muri intorno, ripiego facile potreb-
be prenderli con aggiungere fcanzie ìsolate,
doppie di parte e d’altra, collocandole in-
terrottamente a due o più file, e adattan-
dole con diseretezza, e senza troppo in-
gombro alla figura, e all’ ampiezza della
siala.
Dovrebbero i Veronesi per eccitarli allo
sludio dell’ Architettura ricordarli quanto
fiorissequi negli antichi tempi, e come qui
prima che altrove rinacque, e di qua si pro-
pagò ne’prossimi paesi, talché disse il Va-
sari nella vita di Falconetto, come quefie
partì debbon'- ejfire perpetuamente cbligate a'
Veronefi, nella cui patria nacquero ì tre eccel-
lenti fimi Architetti de’quali si è fatta innan-
zi menzione. Ogni Città,dove fossero ben’
architettate le flrade , e le calè tutte, sa-
rebbe un paradiso dell’ occhio; ma Verona
sopra l’altre per l’incomparabil bellezza del
sito. Gran cosa per altro che non manchi
chi nell’Algebra s’impieghi, e nel cal-
colo disferenziale , e chi dell’ Architettu-
ra seriamente s’invaghisca pur manchi.
Gran cosa che molta applicazione pongano
i nobili nel procacciarli cognizione in mate-
ria di cavalli , per non impiegar qualche
volta mal’a proposito qualche cinquantina
di doppie, e niunase ne procurino dell’edi-
ficatoria, in cui può avvenire di malamente
gettarne più migliaia. I professori dovreb-
bero con /ingoiati premj ellèr’allettati, per-
G z che
CAPO QUARTO.