a Giotto si trovan date ; benché lodevolis-
simo per altro non debba negarli, in para-
gone del lavorare, che facea la. maggior par-
te degli altri in quel tempo. La nostra pit-
tura, lasciando le più fine consi derazioni,che
non competono a quell’età, ha varietà, ed
invenzione: ha facce teiera bili, e così teste
di cavalli: le figure potano, ed hanno qual-
che parte non affètto disprezzabile; ov’è la
Madonna tramortita, si veggon donne con
espression di dolore in volto : non sono affat-
to prive di pieghe le vesti, nè di qualche lo-
devol trattole parti. In somma paragonan-
do quest’opera con altre degli oseuri tempi,
non si può dire quanto le avanzi.
Peravere un’ altra pruova di quanto si trat-
ta, palsiamo alla Butilica di S. Zenone, do-
ve le muraglie son pitturate d’antico in mol-
ti luoghi, e da varie mani, e non più vici-
ne che del decimoquarto secole son le men
vecchie figure. Sopra le distribuite per lun-
go a sinistra dell’aitar grande, memorie di
cose avvenute in varj tempi, ed anche re-
centi, sono fiate sognate a graffio con pun-
te di fèrro. Nella prima di esse, che si ha
nel campo della figura prima, qual rappre-
sonta un Vescovo, notali quella piena dell’
Adige, che portò via tre ponti nel 1239.10
quella il carattere da tutte 1’ altre diverso,
e il modo della Scrittura, e della lingua vol-
gare, che vi si adopera, danno chiarissimo
indizio, che veramente di quel tempo sia,
come le pofieriori altresì per varie mani si
son poi venute rozamente sognando di tem-
po in tempo, a misura che o terremoti, o
pestilenze, o morti di Monaci avvenivano.
Ora egli è fuor di dubbio, che quando tali
parole furono con fèrro incise,la pittura già
c’era, essondo lo fiilo penetrato oltrail co-
lore a seoprir siotto la calce non tinta. Veg-
gasi però, come dipingea qualcuno in Verona
avantiche Cimabue,non che Giottonasicesi-
sie, e come il migliorar dell'arte non in comu-
ne, ma per qualche valentuomoera già qui in-
cominciato; poiché questa figura posa, ed
Jia proporzione: la faccia è ben’ incarnata,
t„m n e il tutto è assai.diverso da que’ fantocci ,
P- 3- che secondo il Baldinucci da tutti, e in ogni
parte faceansi avanti Cimabue^^propor-
%ìone, sen^a disiegno, fien^a colorito, recinti
attorno d'un nero prosilo, con occhi grandi, e
sipaventofi, piedi ritti in punta , e mani agua-
le, con una durerà più che di fia(fio. Dello
Itile da Iniqui deseritto sono appunto altri
sparti menti sopra quefii, che si conoscono an-
teriori di molto, dove orribilmente si rap-
presenta il battesimo del Salvatore, e secon-
do l’uso de’bassi rilevi antichi figurali 1’ ac-
qua intorno al corpo come fosse un monte.
Del pennello, che lavorò il indetto Vesco-
vo, sombra anche il quadro prossimo, e al-
cun’altro più avanti assai ragionevolmente
espresso. Per altro varj artefici, e di secoli
divertì ravviserà chi girerà il Tempio intor-
no intorno , e più cose vi troverà notabili in ta-
le antichità , mentre come si.è detto del secolo
del 1300 le più moderne dipinture son giudi-
cate. Non si a chi autor Greco sospetti i 1 da noi
lodato, poiché la maniera troppo è diver-
sa, e troppo più graziosa, e vicina al buo-
no che non fu quella de’ Greci di que’ tempi.
11 fante Vescovo, che si rappresenta, sarà
S. Zenone; nè faccia difficoltàl’aspettogio-
vanile, mentre sappiamo, che uso antico
era di dipingere in tal forma alle volte anche
i Patriarchi, come ben notò nel la Roma Sot-
terranea l’Arringhi , Che il pittore non fot- tom.
seGreco, viene indicato ancora, perchè i 549°
Greci fur Coliti di figurare i Vescovi con la
dalmatica,dove il nofiro ha la pianeta; eh’
è bensì alla Greca , ma in quel secolo così 1’
tisavano anche i Latini, quali anzi la continua-
rono ancor lungo tempo , onde così la ve-
diamo nella statua su la porta di $, Proco-
lo fatta da Giovanni Veronefie nel 1392, Da
quanto abbiam detto sinorasi può conosee-
re, quanto s’ingannasse anche il Ridai fi ,
che disse incominciato sidamente nel deci-
moquarto secolo nella provincia Veneta il
miglioramento dell’arte.
Bella conferma dì questa verità ci dia
pur’anco il riconosoere , come si operava in
Verona nell’ istessa età , quando fioriva
Giotto in Firenze , il qual morì nel 1336.
Nella Capella del Rosario chi dalla tavo-
la dell’ altare il drappo farà levare , ed il
velo, vedrà una beata Vergine col bambi-
no , dalle parti S. Domenico , e S. Pietro
Martire , e a piedi i ritratti genussessi di
Mattino Scaligero, e di Taddea da Carrara
presa da lui per moglie nel 1327 . La pit-
tura è in siotti! tela di lino, tirata sopra una
tavola, frammezando però altra simil tela.
La donna si vede con benda, o vogliam dir
cappuccio, che le faseia intorno il collo, e
il mento . Mattino ha corta sopraveste mi-
litare listata d’oro a traverso, e scarpe un-
cinate con punte aguzze e lunghe , il qual
uso fu sin tra Romani , facendone menzio-
ne Tertulliano, e che sosse continuatosem-
pre, o ripigliato poi , e corrette ne’ bassi
tempi , si può riconoscere da Giovan Get-
tone , che tal modo , come effètto di lussb
riprende negli Ecclesiastici. In terra è 1’ el-
mo tutto seminato di sicaie , e con bizarro
cimiero . Or quest’opera a'pittori , che la
riguarderanno con 1’ idee presonti , parrà
molto debil cosa , mancando nel disegno ,
e nell’ intendimento , e poco buone essondo
alcune parti . Ma chi la riguarderà con 1’