i?9 COSE NOTABILI I
tue; ma con maggior perfezione il Bronzi-
no, perchè nè schianta punto,nè scheggia,
e non essondo tanto bianco , s’accolla nel
colore più al naturale, e rella Tempre l’isles-
so:è di quello il Nettuno alle scale del Con-
siglio. Ma deplorabil cosa è il venire in og-
gi fatto pochissimo uso e di quella ,edi tut-
te l’altre migliori, perchè lon più dure, e
cossano alquanto più.
Molto frequenti nelle parti montane di
quello Territorio son gl’ impetrimenti d’
ogni maniera, e così i testacei marini ; e
molto lì potrebbe raccoglierne per la sioria
naturale, non meno a motivo della rarità
d’ alcuni di elsi, che per lo lìto dovei!tro-
vano: ma quello punto ricercherebbe un
trattato a parte; singolarmente per li fa-
molì pesci, de’ quali da ogni parte d’ Eu-
ropa vien fatta ricerca. Gran quantità ne
fu già da noi donata al Sig. Vallisnieri, che
pallata al General Marsilli, e da lui al Mu-
leo nobililsimo dell’ Instituto di Bologna,lì
mostra quivi, com’ anco in altre parti, con
nome di pietre Islebiane, perchè ne’monti
di tal nome in Salsonia limili pesci impie-
triti vien detto incontrarli qualche volta:
ma nè in Salsonia, nè in Palestina, nè in
altro luogo tanta quantità se n’è mai di gran
lunga scoperta, come in un piccol tratto d’
un nostro monte; nè que’pesci son così gran-
di, nè così interi, e conservati , nè tanto
diverli. Malamente però anche dall’ Agri-
cola, e dall’ Aldovrandi sono slati chiama-
ti fajji Islebiani, e malamente così chiaman-
si tuttavia nelle gallerie di qua, e di là da’
monti i pezzi più nobili di quello genere,
che dal Veronese pur vennero. Rarità ve-
ramente in genere di naturali cose più am-
mirabile, e che miglior soggetto pretti di spe-
colazione alla Filosofia, e alle più sublimi
ricerche, non potrebbe immaginarli di que-
lla. Dove confinano le montagne nostrecon
le Vicentine, nel tener di Vestena nuova, ma
più vicino al villaggio di Bolca, intorno al-
la metà della grand’ altezza , consederata
dall’ ultimo fondo alla cima, trovali quali
un piccol promontorio, dalle ladre, delle
quali pare in parte compolto, chiamato da’
paesani il Laslaro. Ne’ due fondi laterali
scorrono piccoli capi d’ acqua, che più so-
pra nasce : di pietra sono la fronte, e il la-
to destro: il linidro è di terra, come di ter-
ra segue la montagna fino alla sommità.
Ora facendo in questo sèto tagliare a falde
la pietra,avvien bene spelso,che nellospac-
carsi, ci si ritrovi dentro un pesce indurato,
e imbrunito con le sue spine ,e squame, il
quale resta per lo più mezo di qua, e me-
zo di là. Ne’palsati tempi non si tagliava
mai, che pesci in copia non s'incontrassero;
TERRIT. VERON. 280
ora si fatica tal volta i giorni interi prima d’
urtarvi, e la ragione si è, perchè tanto è
siato lavorato in tutto il fianco, e tanto si
è scroslato, che pochi forsè più ne rimango-
no, mentre pallata una certa misura di pro-
fondità non le ne trova più. Ma si potreb-
be ora tentar nel dinanzi del colle, dove non
si è toccato ancora, perchè la qualità dell’
alto dirupo, e del sito non permette di far-
, lo senzamolta difficoltà,e senza molta spe-
sa. Alle volte i pesci appaiono quali interi ;
altre nel fendere si 'sfarinano, e lascianoso-
lamente di parte e d’ altra l’imprelsione, e
la figura.E' notabile sopra tutto, come son
tutti pesci di mare, grand’equivoco eslèn-
do fiato di chi ha scritto, trovarvi!! lucci,
tinche, e altri tali. Fin d’ otto differenti
specie se n’ incontrarono in due giorni di la-
voro, fatto siotto gli occhi miei; ma il pez-
zo più raro, che si sia veduto mai, fu un
Rombo di tre palmi di diametro sicavatovi
1’ anno innanzi. Spedo ancora nelle falde
della pietra si scoprono foglie varie, picco-
le e grandi, delle quali però non rimane che
la figura, e il colore. Non è quesloil luogo
d’apportare le varie opinioni de’ Filosofiso-
pra questi pesci. A due miglia da Bolca gran
caverna trovali, dove l’acqua, che dal na-
turai soffitto di macigno sempre goccia , e
trapasià, impietrisce, quali alabastro, e fà
in alto lunghi, e grosìì cannelli, perlopiù
forati, e in terra va alzando qua e là pila-
slri di lucida e bianca pietra.
Molto a lungo potrebbe!! ancora ragio-
nar dei Semplici, che singolarmente in mon-
te Baldo,e nelle adiacenti parti si trovano:
vengono ogn’ anno Botanici a farne ricer-
ca: veggasi il libro di Francesco Calciolari
in questo propolito , e quello di Giovanni
Pona, e più altri che assai ne parlano. Que-
llo monte da Gianbattifia Olivi fu chia-
mato d' Italia.
Ancor più che d’ erbe , ricchissimo fu
già d’ alberi il Veronese . Singoiar pregio
di tutta Italia fu ne’tempi antichi la nobil-
tà, e diversità delle piante, e 1’ utilità de’
boschi , come da più passi di Latini , e
Greci Scrittori si può raccogliere . Che 1’
Italia dessè legnami all’ altre provincie , e
che dovendoti in tempo di Teodorico co-
slruir mille navi da trasporto, non si pa-
ga sièro se non i cipressi, e i pini, mentre
gli altri legni per l’abbondanza non meri- Var z
tavan considerazione, si ha da Cassiodorio. q>. ie.
Ora n’ è disettata la Lombardia in gran
parte, che pur si dilettava anche nelle
prossime età d’aver boschi d’agrumi, di
platani, e di cipressi; come si può racco-
gliere da Francesco Marchi, ove tocca, che
gran tagliate se ne fecero per le spianate
in-
tue; ma con maggior perfezione il Bronzi-
no, perchè nè schianta punto,nè scheggia,
e non essondo tanto bianco , s’accolla nel
colore più al naturale, e rella Tempre l’isles-
so:è di quello il Nettuno alle scale del Con-
siglio. Ma deplorabil cosa è il venire in og-
gi fatto pochissimo uso e di quella ,edi tut-
te l’altre migliori, perchè lon più dure, e
cossano alquanto più.
Molto frequenti nelle parti montane di
quello Territorio son gl’ impetrimenti d’
ogni maniera, e così i testacei marini ; e
molto lì potrebbe raccoglierne per la sioria
naturale, non meno a motivo della rarità
d’ alcuni di elsi, che per lo lìto dovei!tro-
vano: ma quello punto ricercherebbe un
trattato a parte; singolarmente per li fa-
molì pesci, de’ quali da ogni parte d’ Eu-
ropa vien fatta ricerca. Gran quantità ne
fu già da noi donata al Sig. Vallisnieri, che
pallata al General Marsilli, e da lui al Mu-
leo nobililsimo dell’ Instituto di Bologna,lì
mostra quivi, com’ anco in altre parti, con
nome di pietre Islebiane, perchè ne’monti
di tal nome in Salsonia limili pesci impie-
triti vien detto incontrarli qualche volta:
ma nè in Salsonia, nè in Palestina, nè in
altro luogo tanta quantità se n’è mai di gran
lunga scoperta, come in un piccol tratto d’
un nostro monte; nè que’pesci son così gran-
di, nè così interi, e conservati , nè tanto
diverli. Malamente però anche dall’ Agri-
cola, e dall’ Aldovrandi sono slati chiama-
ti fajji Islebiani, e malamente così chiaman-
si tuttavia nelle gallerie di qua, e di là da’
monti i pezzi più nobili di quello genere,
che dal Veronese pur vennero. Rarità ve-
ramente in genere di naturali cose più am-
mirabile, e che miglior soggetto pretti di spe-
colazione alla Filosofia, e alle più sublimi
ricerche, non potrebbe immaginarli di que-
lla. Dove confinano le montagne nostrecon
le Vicentine, nel tener di Vestena nuova, ma
più vicino al villaggio di Bolca, intorno al-
la metà della grand’ altezza , consederata
dall’ ultimo fondo alla cima, trovali quali
un piccol promontorio, dalle ladre, delle
quali pare in parte compolto, chiamato da’
paesani il Laslaro. Ne’ due fondi laterali
scorrono piccoli capi d’ acqua, che più so-
pra nasce : di pietra sono la fronte, e il la-
to destro: il linidro è di terra, come di ter-
ra segue la montagna fino alla sommità.
Ora facendo in questo sèto tagliare a falde
la pietra,avvien bene spelso,che nellospac-
carsi, ci si ritrovi dentro un pesce indurato,
e imbrunito con le sue spine ,e squame, il
quale resta per lo più mezo di qua, e me-
zo di là. Ne’palsati tempi non si tagliava
mai, che pesci in copia non s'incontrassero;
TERRIT. VERON. 280
ora si fatica tal volta i giorni interi prima d’
urtarvi, e la ragione si è, perchè tanto è
siato lavorato in tutto il fianco, e tanto si
è scroslato, che pochi forsè più ne rimango-
no, mentre pallata una certa misura di pro-
fondità non le ne trova più. Ma si potreb-
be ora tentar nel dinanzi del colle, dove non
si è toccato ancora, perchè la qualità dell’
alto dirupo, e del sito non permette di far-
, lo senzamolta difficoltà,e senza molta spe-
sa. Alle volte i pesci appaiono quali interi ;
altre nel fendere si 'sfarinano, e lascianoso-
lamente di parte e d’ altra l’imprelsione, e
la figura.E' notabile sopra tutto, come son
tutti pesci di mare, grand’equivoco eslèn-
do fiato di chi ha scritto, trovarvi!! lucci,
tinche, e altri tali. Fin d’ otto differenti
specie se n’ incontrarono in due giorni di la-
voro, fatto siotto gli occhi miei; ma il pez-
zo più raro, che si sia veduto mai, fu un
Rombo di tre palmi di diametro sicavatovi
1’ anno innanzi. Spedo ancora nelle falde
della pietra si scoprono foglie varie, picco-
le e grandi, delle quali però non rimane che
la figura, e il colore. Non è quesloil luogo
d’apportare le varie opinioni de’ Filosofiso-
pra questi pesci. A due miglia da Bolca gran
caverna trovali, dove l’acqua, che dal na-
turai soffitto di macigno sempre goccia , e
trapasià, impietrisce, quali alabastro, e fà
in alto lunghi, e grosìì cannelli, perlopiù
forati, e in terra va alzando qua e là pila-
slri di lucida e bianca pietra.
Molto a lungo potrebbe!! ancora ragio-
nar dei Semplici, che singolarmente in mon-
te Baldo,e nelle adiacenti parti si trovano:
vengono ogn’ anno Botanici a farne ricer-
ca: veggasi il libro di Francesco Calciolari
in questo propolito , e quello di Giovanni
Pona, e più altri che assai ne parlano. Que-
llo monte da Gianbattifia Olivi fu chia-
mato d' Italia.
Ancor più che d’ erbe , ricchissimo fu
già d’ alberi il Veronese . Singoiar pregio
di tutta Italia fu ne’tempi antichi la nobil-
tà, e diversità delle piante, e 1’ utilità de’
boschi , come da più passi di Latini , e
Greci Scrittori si può raccogliere . Che 1’
Italia dessè legnami all’ altre provincie , e
che dovendoti in tempo di Teodorico co-
slruir mille navi da trasporto, non si pa-
ga sièro se non i cipressi, e i pini, mentre
gli altri legni per l’abbondanza non meri- Var z
tavan considerazione, si ha da Cassiodorio. q>. ie.
Ora n’ è disettata la Lombardia in gran
parte, che pur si dilettava anche nelle
prossime età d’aver boschi d’agrumi, di
platani, e di cipressi; come si può racco-
gliere da Francesco Marchi, ove tocca, che
gran tagliate se ne fecero per le spianate
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