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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Terza): Contiene La Notizia Delle Cose In Questa Citta' Piu' Osservabili — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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https://doi.org/10.11588/diglit.62319#0150
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quie. Ora il Sig. Misson,e inserno tutti co-
loro, a’quali balla, cheli cerchi di vili-
pender 1’ Italia per rallegrarli, e per ap-
plaudire, insegnano con assèveranza, come
i Verone!! conservando, ed esponendo così
fatta scoltura, non hanno intenzione di ren-
der’ onore alla figura di Gesù Cristo , ma
a quella dell’ alino ; per immaginarli la
qual cosa, bisogna certamente esser da ve-
ro ciò eh’ elsi dicono, che veneriamo. E famo-
sa la calunnia del culto Asinino imputato
anticamente a gli Ebrei, come si vede in
Tacito, ed in Plutarco, e imputato a’Cri-
c 4. sliani, come si vede in Tertulliano, e in Mi-
V^p-4" nucio Felice. Tale scioccheria tanto fonda-
Ap»rè.i6. mento di verità ebbe allora, quanto alpre-
sente. Ma il MisTon, e i seguaci suoi han-
no creduto di dare un gran condimento alla
favola, con aderire , crederli da’ Verone!!
che il giumento, di cui si servi il Salvato-
re, venisse a morir qua, e fodero le lue re-
liquie dentro questa ilatua riposte: pensa-
mento, eh’ è paruto molto grazioso a chi
ha ?ingegno d’ ugual finezza , e penetra-
zione a quella del sudetto autore; ma che,
se d’altra materia si trattassè , riuseirebbe
ne’ nostri trufaldini molto sgraziato, e seia-
pito. Tanta verità è in tal racconto, quan-
ta dove narra l’istedò Midon, eh’ edendo
andato in Ferrara all’Opera in malica,tro-
vò tutte le prime logge ripiene dì Gefiliti. Mi-
sero argomento di trionfò hanno per certo
procurato di comporli con questa novella gl’
impugnatori delle siacre Immagini. L’anno
seorso è useita a Londra un’ opera in lingua
Inglese, contenente Ofserva^ioni fatte prin-
cipalmente nel Viaggio d’Italia da Errardo
Wight. Quello Scrittore non è veramente
da ripor nella schiera di que’ balordi, che
abbiam ricordati finora, ma in propositodi
quella' statua parrebbe , eh’ avelie voluto
anch’ egli cercar d’ inserirli tra edi : perchè
scrive, edergli siato detto qui, come quell'
afino su mandato via dal Convento tre volte,
e che altrettante dì fua volontà ritornò, il che
ogli sarà fiato detto da persona di diseen-
denza asinina, oche avrà voluto prenderli
giuoco di lui. Scrive altresì che si conserva
con gran venerazione tal giumento come
miracoloso,e che si porta in procedionedue
volte l’anno: il che è falsisilmo; perchè all’
incontro rifatto da gran tempo in altro mo-
do 1’ altare, in vece della statua, vi fu po-
llo un quadro, che parimente rappresenta
l’ingrelso in Gerusaleme; e aggiungasi, che
maligna, e stohda cola sarebbe, come ab-
biam detto, I’ attribuire allafigura del giu-
mento quel rispetto, che li rende alla figu-
ra del Salvatore. Termina quell3 autore di-
cendo, che fa menzione di cosecosì ridi-

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I cole, perchè imparin gl’Inglesi in quanto
grossòlana maniera venga in Italia inganna-
to il popolo. Chi non crederebbe, leggen-
do quelle parole, che le pazzie, immagi-
nate in proposito di questa statua dal Mis
son, e dagli altri, si trovin registrate nella
nostra Dottrina Cristiana, e vengan predi-
cate da i pòrgami, Q insognate al popolo?
Sarà egli lecito di dire, che anche i vo-
lumi de’dotti uomini, e degl’insigni quan-
do trattano sì fatto argomento, debbonleg-
gerli con cautela ? Nell* Itinerario d’ An-
drea Scotto peraltri accresciutoleggesi ,che
abbia scritto Tacito, fòlse Ofiiglia , eh’ è
trenta miglia lontana, un de’ sobborghi di
Verona; che ci si vegga un Arco eretto a
Mario dopo la vittoria de’ Cimbri; chece
ne sia un altro dedicato a Giano su la via
Emilia; che 1’ Arena sia nel di fuori Dori-
ca, Ionica, Corintia, e Composita, Scrilse
il P. Mabision,nulla esièrpiùin Italia,che
non sia esaminato, ediscullò, ed ogni car-
ta, e ogni sallo esser già in grido, ed in lu-
ce. Ma quanti non più veduti monumenti
da quel tempo in qua sono slati in Italia ca-
vati fuori, e quanti in quest’ ultim’ anni da
questa sola Città,dove suppose quel grand’
uomo niente conservarsi più de’ nostri anti-
chissimi selli a penna! La iscrizione dell’
Arco di Susa, eh’ è delle più erudite ^del-
le più apprezzabili , che in tutta Italia li
trovino, e che a lettere cubitali dà pur ne-
gli occhi di chiunque venendo dalla parte
di Francia va in cerca delle più magnisiche
antichità, non è siata letta, nè publicata
senon tre anni fa. Tra tutte le lapide Ve-
ronesi due ne seelse 1’ Autor medesimo da
publicare nel Viaggio Italico, che son fal-
lò; consentì al volgar grido del sepolcro di
Pipino, e predò credenza a chi falsa informa-
zion gli diede intorno al? Abate , e a’ Mo-
naci di S. Zenone. Tutte le insigni cose d’
Italia trovarli deseritte nel Diario Italico
del chiarimmo P. Montfaucon,è slato det-
to in alcun libro. Mirabil cola sarebbe per
verità in tal caso cotesto Diario. Parlando
di Verona,si fiende quello più che in altro
nel?inlegnare,cornei fulmini, che si mostran
nel Museo Moscardo, sono accette , 0 sia
scuri di pietra, risate anticamente per ar-
mi dalle genti barbare . Degno è certa-
mente di maraviglia, come si persuadesse
mai, che salli, o concrezioni, o marchesi-
te di così piccola mole, e quali rotonde di
figura, potelsero adoprarsi per armi da ta-
glio : con tutto ciò leggo in moderno Viag-
giatore Inglese, lesaette, che ne’Museisi
mostrano, aver già seoperto il sudetto au-
tore, come son mannaie. In somma o quan-
to all’ oseuro si rella del? Italia, e di ciò
eh’

Band,
Bibl.
sium.
p. J4P,
 
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