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Wilpert, Joseph: Di un dischetto argenteo rappresentante Daniele fra i leoni
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DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA
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della stessa stanza, ma lo vide e pubblicò Bosio nella sua Roma
sotterranea. Dal secolo terzo in poi, il gruppo di Daniele si
mantenne presso a poco tale quale lo rappresenta il dischetto
vaticano. Questi adunque non conferisce alcunché di nuovo per
l’antica iconografia cristiana. Ciò non ostante in se stesso è di
non lieve valore, avendo fatto parte dell’adornamento di un ar-
nese di uso sia sacro, sia profano. Dico profano, perchè dopo i se-
coli delle persecuzioni, era assai famigliare ai cristiani lo abbel-
lire con simboli e figure sacre anche gli utensili ed arnesi che
nulla avevano a fare colla professione religiosa. Così per citare
un esempio, sappiamo che Costantino il Grande fece ornare le
fontane delle piazze pubbliche con figure di bronzo dorato rap-
presentanti il buon pastore e Daniele fra i leoni fi
Il valore artistico del nostro monumento è mediocre; la fi-
gura di Daniele ha già i difetti di un’arte in decadenza; la testa
e soprattutto le mani sono smisuratamente grandi e la parte su-
periore del corpo è troppo corta. Il rimanente mostra ancora
qualche abilità dell’artista, il quale ha saputo dare al profeta
ed ai leoni un’attitudine molto naturale, piena di vita e di mo-
vimento. Malgrado dunque quei difetti, il dischetto vaticano sarà
da attribuirsi piuttosto alla prima che alla seconda metà del
quarto secolo.
.T. Wilpert.
1 Eusebius, Vita Gonst., Ili, 49. Migne Patr. graec. XX, col. 1110:
« Vidisses igitur in fontibus qui sunt in medio foro boni Pastoris ima-
gines, divinorum oraculorum peritis notissimas ; Danielis item effigiem
una cum leonibus aere expressam, et auri bracteis effulgentem ».
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della stessa stanza, ma lo vide e pubblicò Bosio nella sua Roma
sotterranea. Dal secolo terzo in poi, il gruppo di Daniele si
mantenne presso a poco tale quale lo rappresenta il dischetto
vaticano. Questi adunque non conferisce alcunché di nuovo per
l’antica iconografia cristiana. Ciò non ostante in se stesso è di
non lieve valore, avendo fatto parte dell’adornamento di un ar-
nese di uso sia sacro, sia profano. Dico profano, perchè dopo i se-
coli delle persecuzioni, era assai famigliare ai cristiani lo abbel-
lire con simboli e figure sacre anche gli utensili ed arnesi che
nulla avevano a fare colla professione religiosa. Così per citare
un esempio, sappiamo che Costantino il Grande fece ornare le
fontane delle piazze pubbliche con figure di bronzo dorato rap-
presentanti il buon pastore e Daniele fra i leoni fi
Il valore artistico del nostro monumento è mediocre; la fi-
gura di Daniele ha già i difetti di un’arte in decadenza; la testa
e soprattutto le mani sono smisuratamente grandi e la parte su-
periore del corpo è troppo corta. Il rimanente mostra ancora
qualche abilità dell’artista, il quale ha saputo dare al profeta
ed ai leoni un’attitudine molto naturale, piena di vita e di mo-
vimento. Malgrado dunque quei difetti, il dischetto vaticano sarà
da attribuirsi piuttosto alla prima che alla seconda metà del
quarto secolo.
.T. Wilpert.
1 Eusebius, Vita Gonst., Ili, 49. Migne Patr. graec. XX, col. 1110:
« Vidisses igitur in fontibus qui sunt in medio foro boni Pastoris ima-
gines, divinorum oraculorum peritis notissimas ; Danielis item effigiem
una cum leonibus aere expressam, et auri bracteis effulgentem ».