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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Taramelli, Antonio: La chiesa sotterranea detta il carcere di Sant'Efisio in Cagliari
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0047

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stura della città, la sua pocizione di porto commerciale e militare,
di residenza di un comando di truppe e di una sezione della squa-
dra, di procuratori del fisco e dell'imperatore con ampio corteggio
di liberti e di schiavi per l'amministrazione delle saline, delle mi-
niere, dei grandi tenimenti agricoli imperiali e di grandi famiglie
romane inducono a ritenere che questo arrivo sia stato anche ante-
riore all'età Neroniana — abbiano ottenuto dagli isiaci la cessione
del loro luogo di culto affinchè potessero sfuggire celandosi dalle
sospettose investigazioni dell'autorità romana che massime nelle
Provincie di sfruttamento, esercitò sempre una vigilanza fierissima
sui culti orientali e locali in genere, dietro i quali solevano nascon-
dersi i pericolosi particolarismi e le rivolte che Roma amava meglio
prevenire che reprimere col sangue.

1 primi cristiani si adunavano quindi nella chiesetta sotterranea,
loro ceduta dai sacerdoti e dai cultori della dea orientale Iside,
i quali si procurarono forse una sede più sontuosa, forse in Castello,
dove convenivano anche i membri delle famiglie più cospicue,
mentre all'umile celletta sotterranea di Stampace, in località posta
poco lontana dall'anfiteatro, dai suburbi e non troppo discosto dal
mare, accorrevano gli umili, gli oscuri, i diseredati della vita, schia-
vi, marinai, pescatori, per lo più, che dal Cristo avevano sentito la
parola di una fratellanza, di una libertà, di una vita di bene e di
pace, assai più grande e serena della loro mesta e tribolata esisten-
za di creature inferiori e disprezzate.

Non è impossibile quindi che anche lo stesso Paolo, l'Apostolo,
nei suoi passaggi per Caralis, diretto da Corinto alla Spagna, poi
da questa a Roma sia qui convenuto coi fratelli e con loro abbia
celebrato l'agape mistica, predicata la fede, rincorato i neofiti, con-
quistato i cuori ad una fede che richiedeva ed anelava il sacrificio
come proVa irrefutabile e come fervido elemento di propaganda
invincibile.

Se nessuna prova fu raccolta a dare appoggio a questa ipotesi
del tutto probabile, a noi è consentito immaginare il vecchio disce-
polo di Cristo, circondato dai suoi umili fedeli diffondere nel silen-
zio pauroso della tetra dimora sotterranea la sacra parola che do-
veva germinare da quelle tenebre la luce della verità, da quella
abiezione miseranda gli splendori regali di una potenza senza con-
fini, fulgida nella grande gloria del sole, trionfale dell'eterna bel-
lezza del bene divino.

La via di accesso alla cripta sotterranea che è costituita da un

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