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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Conferenze di Archeologia Cristiana dell'anno 1921 (1)
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0056

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Adunanza del 6 Febbraio 1921

Su' verbale della precedente adunanza prese la parola il P. Grossi Gondi S.
J. per una osservazione intorno all'iscrizione del cimitero di Panfilo: Credidisti
in Deo Vives in XP(isto), di cui aveva parlato il dott. Josi. Le poche iscrizioni,
finora conosciute, con frasi accennanti all'atto di Fede, o appartengono ad adulti
o non hanno l'età del defunto. È questa pertanto la prima iscrizione, in cui le prime
parole della redditio symboli sono attribuite ad una bambina di poco più di cinque
anni qual'è la defunta Apronianete. Non potendo questa emettere da sè l'atto di
fede è chiaro che esso si suppone recitato per lei dal padrino. Quest'iscrizione per-
tanto, che è del sec. Ili, è il primo momento epigrafico che allude all'uso ed ha
uno speciale interesse.

II prof. Alfredo Monaci parlò sulla data del martirio di S. Agnese. Egli si
oppose alla data dell'anno 305 specialmente per la interpretazione che deve darsi
alla frase fama re/ert nel principio dell'epigramma damasiano, frase la quale indica
una considerevole antichità riguardo al tempo di Damaso e che fa riscontro al
jertur ed all'audita referl dell'epigramma dello stesso Damaso in onore di S. Ip-
polito martirizzato negli ultimi anni del regno di Valeriano. Ma siccome il secondo
editto di Valeriano eccettuava dalla pena di morte le matrone come attesta S. Ci-
priano nella epistola 80", così sembra al riferente che la data più probabile per il
martirio di S. Agnese sia quella del regno di Decio (a. 250-51) quando infierì una
crudele persecuzione senza riguardo a sesso grado e condizione.

Il presidente Mons. Duchesne ed il segretario convennero nel ritenere che la
morte della inclita martire romana debba attribuirsi ad età lontana da quella di
Damaso e ad ogni modo ad epoca anteriore a Diocleziano.

Il prof. Marucchi, in continuazione di ciò che disse nella precedente adu-
nanza, rese conto di un suo ulteriore studio nell'ipogeo del pozzo sotto la basilica
di S. Sebastiano per la ricerca del luogo ove si può supporre sieno state nascoste
le reliquie degli apostoli Pietro e Paolo «ad catacumbas). (I) Disse che la fascia dei
graffiti di cui parlò nella suddetta adunanza era una semplice fascia di calce che
deve perciò considerarsi come un segnale che indicava esservi lì sotto una qualche
memoria ; e che la natura di tale memoria era chiaramente spiegata dalle invoca-
zioni ivi ripetute degli apostoli Pietro e Paolo e dalle varie figure di vasi lì sopra
tracciati come ricordo delle libazioni del refrigerium ivi fatte ; ed aggiunse che
altri graffiti da lui scoperti sono tracciati quasi sul suolo ed indicano perciò che
tale memoria dovea stare lì sotto il pavimento. Disse di avere esplorato accurata-
mente il vano ricavato proprio lì in corrispondenza della fascia di calce ; e spiegò
che questo vano si ottenne rompendo un cunicolo che passa lì sotto ; e che a giu-
dizio dei tecnici tale rottura non potè essere fatta se non che per praticarvi un
nascondiglio. Disse pure che a lui sembrava di riconoscere fra quei graffiti un'og-
getto che ha la forma di una urna o capsella. Confermò quindi la opinione da
lui già manifestata nella precedente adunanza che cioè lì sotto, secondo ogni pro-
babilità, si riteneva che fossero state nascoste nel secolo terzo due cassette conte-
nenti le ossa dei santi apostoli, le quali furono poi tolte da quel luogo e riportate
ai primitivi sepolcri. Aggiunse che la Commissione di archeologia sacra sta stu-
fi) v. l'articolo suddetto.

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