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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Marucchi, Orazio: Un singolare gruppo di antiche pitture nell'ipogeo del viale Manzoni, le quali possono spiegarsi con il libro di Giobbe
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0095

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una città recinta di mura e avanti a queste una porta dalla quale
esce una folla di popolo che va ad incontrare un personaggio, il quale
si avanza a cavallo verso la porta, seguito da molta gente. Io vedo
qui rappresentato! Giobbe, il quale, secondo le sue stesse parole, nel
tempo della sua fortuna era accolto festosamente dal popolo alla
porta della città. — Ecco1 il passo relativo, dove egli parla dei
giorni della sua felicità : « Quando procedebam ad portarti civitatis
et in platea parabant cathedram mihi — Vìdebant me juvenes et
abscondebantur et senes assurgentes stabant». (Job, XXIX, 7-8).

Avanti alle mura della città si vede rappresentato un asino; e
questo credo che il pittore ve lo abbia dipinto' per indicane una città
orientale. E se egli avesse voluto rappresentare la patria di Giobbe,
che secondo un'antica tradizione sarebbe Astaroth, nella regione
ad oriente del Giordano, vi avrebbe opportunamente dipinto' un fiu-
me, che è certamente ivi rappresentato da una striscia azzurra ; giac-
che presso la città di Giobbe scorreva un fiume che si chiamava « il
fiume del profeta Giobbe » (1).

Giobbe, nel passo citato, dove parla del suo ingresso trionfale
in città, dice che gli si preparava la cattedra nella pubblica piazza;
e continua poi spiegando che egli ivi amministrava la giustizia e che
difendeva il povero, il pupillo e la vedova. Ora questo secondo epi-
sodio è rappresentato nel quadro della parete contigua alla descritta,
dove si vede precisamente questa pubblica piazza circondata da
portici ed in mezzo all'area un personaggio seduto in cattedra in
mezzo alla folla ed in atto di esercitare giurisdizione con un bastone
in mano. Ed è notevole che incontro a lui è rappresentata una donna
velata che potrebbe assai bene essere la vedova del testo di Giobbe.

Dopo che Giobbe ha descritto questa scena della sua gioventù,
accenna alla sua proprietà campestre, dove egli contava di morire
tranquillamente: « dicebamque; in nidulo meo moriar et sicut palma
multiplicabo dies — radix mea aperta est secus aquas et ros mora-
bitur in messiorie mea » (Job. XXIX, 18-19). — E proprio accanto
alla scena del giudizio nel Foro segue nella stessa parete un giardino
chiuso da un recinto con piante e con alberi : ed in questo si po-
trebbe riconoscere il piccolo possedimento a cui accenna Giobbe.

Si è congetturato che la scena dell'ingresso trionfale in città
possa mettersi in relazione all'eretico Epifane, il figlio di Carpocrate;

(I) v. Meistermann, Nouveau guide de la Terre Sainte, Paris, 1907, pag. 467.

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