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maialila ottenuta da Galeso'("<!) per via della compressione, mi è
sembrata cosa veramente degna di rimarco, che fra i pezzi compo-
nenti T apparecchio compressivo, egli faceva uso della spugna, ad
oggetto, come pare, d'intrattenere sull'Aneurisma una costante, ed
equabile pressione . Non trovo fra i Moderni, e neppure immediata-
mente dopo Galeno, alcun Chirurgo, il quale abbia impiegata la
spugna , se si eccettui, a' nostri giorni il Wiiite (e) in quei casi so-
lamente, nei quali per arrestare l'emorragia si può applicare la spu-
gna sulla ferita della nuda arteria. I Moderni insegnano per verità
doversi applicare sull'Aneurisma da comprimersi la carta masticata,
1' esca , o V agarico ; ma resta ancora a sapersi, se questi articoli pro-
ducano propriamente gli stessi buoni effetti che si ottengono dalla •
spugna frequentemente umettata , nel caso di cui si tratta , nel quale
si richiede una costante, ed equabile compressione, senza correr pe-
ricolo d'ammortire le parti che si comprimono . Fidimus enim,
scrisse Galeno, in mulieribus, et pueris, timi conglutinatas arterias,
tum carne undicpie circumdatas , idque in fronte, maleolo , et arti-
colo bracini, summaeque manus medio. Simile quiddam aliquando
in agresti contigli juveni, dum sanguinali sibi miltendi ferii tempore
eiirat, quod nostratibus maxime est in usti , Cura enim medicus qui
venam incisurus erat brachium hominis deli gas s et, contigit attolli ve-
lati in gibbum arteriam ; itaque liane prò vena medicus divisit. Esi-
gua sane incisio erat. Sanguis autem Jlavus, et tennis , et fervidus
statini ejaculabatiir, idque cum quodam veluti salta, sic medicus
quidem , ut erat admodum juvenis , et operimi artis parum peritus,
venam se incidisse putabat. Ego vero cum quodam alio ex iis qui
aderant medicis utique seniore, ubi quod acciderat adverli, praepa-
ralo ex emplastrorum genere quod sanguinerà supprimit medicamento,
timi mcisioneni curiose conjunxi, tum super medicameli illieo impositi,
ac spongiam mollissimam extrinsecus super hoc delibavi ■ Mirante
vero qui hanc arteriam inciderai insolitam nostrani in hoc casu pro-
videntiam , indicavimus homini rem factam, et posleaquam incisi
hominis diversorium exiissemus, jussimusque ne vel solveret nobis
absentibus , vel ante quartum diem id aggrederetur, sed ita ut erat
deligatum haberet, spongiam duntaxat desuper madefaciens . Postea
vero quam in quarto solvcntes piane conglutiuatam incisuram inveni-
mus, rursus idem medicamen.timi imponevi jussimus, tum simili modo
deligare, nec multis postea diebus solvere . Atque ita percurata est
hujus hominis incisa arteria, sola omnium, quas in cubito incisas
vidi. Nani rcliquis omnibus Ancwysma, aliis majus, àliis minus
supervenit „

\. s.

Se Galeno nella estesa sua pratica non ha ottenuto la stessa
felicità di successo in altri casi oltre questo d' Aneurisma della pie-
gatura del braccio per ferita di lancetta , ciò potrebbe ripetersi forse
dal non essersi egli trovato presente nell'atto dell'accidente, come
lo fu nel caso sopra esposto. Imperciocché è forza convenire, che
perduta l'opportunità di rimediare sul principio a questa malattia,
crescono grandemente ad ogni momento le difficoltà che possono
opporsi alla obliterazione dell' arteria, e conseguentemente alla cura
radicativa dell'Aneurisma della piegatura del braccio mediante la com-
pressione . Intorno alla quale compressione , ed alla maniera di ese-
guirla , convengono fra di loro i Chirurgi, che dar si debba la prefe-
renza a quella, che cominciando dalle dita gradatamente si estende
sino all' ascella . Dicesi questa comunemente nelle Scuole la fasciatu-
ra di Theden , quando per verità, e per 1' onore della Scuola Ita-
liana , dovrebbe dirsi la fasciatura del Genga . E perchè non cada
su di ciò alcun dubbio, e per esporre la cosa stessa colla maggiore
possibile chiarezza, descriverò qui codesta fasciatura colle parole
stesse del suo Autore (f). « Nel mese di Maggio dell' anno 1675,
scrisse Genga , fu ferita nel salasso l'arteria a certo Cefanassi, uomo

(d) Methofl med. lib. y. cap. yiT.

(e) Oh the topica] application of tlie sponge in the stopagge of liaomorrliages.

(f) Anatomia Chirurgica png. 219.

di Go anni, di temperamento sanguigno . Preparai in un subito al
meglio clic permise l'angustia del tempo, li medicamenti opportuni,
feci a tutte le dita della mano con picciole fascie una fasciatura es-
pulsiva per ciaschedun dito , e poi con una lunga fascia di larghezza
di .tre dita in circa incominciai nel medesimo modo a fasciare la ma-
no ascendendo fino al luogo della ferita , sopra della quale applicai
un grosso piumacciolo fatto di pezza sottile imbevuto con un medi-
camento astringente fatto con terra sigillata, bolarmeno , sangue di
dingo, pietra ematite, e gesso, mescolato il tutto con chiara d'uovo
e acqua di piantaggine, e poi soprapposi una grossa lamina di piombo
alquanto più larga della moneta chiamata testone , e soprapp colendovi
altre poche pezze ravvolsi tre o quattro volte la detta fascia alquanto
strettamente sopra il luogo offeso, e un poco più superiormente al
cubito . Fatto questo, applicai nella parte interna dell' omero dal
luogo poco più inferiore dell' ascella , c alquanto più superiormente
ah'apofisi interna dell'omero un legno rotondo della grossezza di un
dito, di lunghezza circa mezzo palmo, involto in alcune pezze a
somiglianza delle ferule che si usano nelle fratture, acciò da questo
comprimendosi le vene, e le arterie che in tal luogo passano, la
qual compressione meglio seguiva essendo il detto legno tondo, e
non piano , si proibisse il libero ed impetuoso corso del sangue al-
l'arteria ferita , fermando il detto legno cusccndolo alle pezze e fascie
vicine , e fermandolo con buona fasciatura , e di nuovo tornai a pas-
sar sopra alle già dette fascie con un'altra fasciatura parimente es-
pulsiva incominciata , e proseguita con ordine inverso per meglio sSi-
bilile la prima lascia , e collocai il braccio facendo che il cubia)
conservasse 1' angolo ottuso : ordinai inoltre che le dette fascie si ve-
nissero di quando in quando bagnando con posca fatta (J acqua di
piantaggine ed aceto rosato, alla quale feci poi aggiungere li sughi di
piantaggine, semprevivo , sommità di rovo estratti con espressione non
solo dalli detti semplici , ma ancora da molte noci di cipresso verdi
e contuse. Verso la sera fu fatta una emissione di sangue dal brac-
cio sinistro , la quale nel progresso della cura fu reiterata più volte .
Il vitto fu prescritto tcnuissimo, refrigerante e incrassante, avendo
però riguardo alle forze del paziente', il quale sostenne benissimo il
lutto, essendo assai robusto; e certo che fu tale la tenuità del vitto,
che bastava piuttosto per non morire , che per comodamente vivere .
Si continuò senza sfasciar mai la parte colf uso solo della posca e
sughi suddetti, bagnando le fascie finche fosse passato il settimo , non
tanto per mantener refrigerata la parte, quanto per conservar strette
le fascie, che facilmente sogliono rilasciarsi. Avendo poi risoluto di
scoprir la ferita la mattina dell'ottavo, levate che furono le fascio si
trovò il forame della cute perfettamente aglutinato ; ma rimasta per qual-
che poco di tempo l'arteria senza la costrizione , si vidde nel luogo
della ferita qualche battimento maggiore, e un poco di sollevamento ,
onde perchè non tornasse a riaprirsi la detta arteria , c mandar fuori
sotto la cute il sangue, subito si tornò a fasciare c medicare come
prima; nè fu più scoperto, finché non era passato il decimo quarto,
dopo il quale scoperto di nuovo, e lasciato il membro senza strettezza
di fascie per qualche poco di tempo, si vidde che non fece l'arteria
motivo alcuno considerabile. Con lutto ciò per assicurarsi maggior-
mente da ogni sinistro accidente , ed abbondar in cautela , e non per-
der l'utile acquistato, si fecero le solite fasciatura, medicatura, e si-
tuazione , nè più si scoprì sino al vigesimo secondo, nel qual giorno
tolte via tutte le fascie, si lasciò in libertà, raccomandando al pa-
ziente , che non esercitasse molto la parte, massime con moti vio-
lenti , e così fu terminata la cura , dopo la quale il detto Cefanassi
è vissuto sino all'estate dell'anno 168/,., nel qual tempo morì per
altro morbo » .

§.6.

La descrizione data da Genoa di questa fasciatura è un modello
ài precisione, e di chiarezza da imitarsi nella esposizione di simili
materie. Desidero però che i giovani chirurgi siano avvertiti, che,
sia immediatamente dopo 1' accidente di ferità dell' arteria Brachiale ,
ovvero anco dopo che 1' Aneurisma ha cominciato a formarsi, ella è
sempre buona , ed utile regola quella, pria ci applicare la fasciatura
di Genoa , e durante il tempo che s' impiega neh' applicarla, di far
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