Le provvigioni
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che era collocato sopra un alto e apposito tavolino di canna, e in un vasetto cilindrico di
legno, come quello del sale (Fig. 153), accuratamente chiuso e suggellato, vi era una sostanza
colore rosso scuro che attirò subito la nostra attenzione. Nel panierino e nella coppa la sostanza
medesima si presentava sotto l’aspetto di pezzi di forma irregolare e di varia grossezza: ma
nel vasetto cilindrico era spezzata in bocconcini di eguale misura, come se fossero zucche-
rini da sciogliersi nell’acqua o da farli fondere in bocca, come, ad esempio, le squisite pallot-
tole di marmellate di frutta che ancora presentemente si esportano da Cipro in tanta parte del
Levante. A giudicare dal profumo soavissimo che ancora ne emanava quando entrammo nella
tomba, giudicammo essere polpa di tamarindo, come quella che tuttora viene dal Sudan impor-
Fig. 153. — Panierino di papiro, coppa di smalto e vasetto cilindrico
contenenti polpa di tamarindo (?) o marmellata di frutta.
tata in Egitto; ma un ulteriore esame fatto nei laboratori farmaceutici delle RR. Università di
Torino e di Genova, lascierebbe dei dubbi su tale attribuzione, sembrando piuttosto che si
tratti di conserva o marmellata di frutta con abbondante quantità di glucosio. A ogni modo,
qualunque ne sia la speciale natura, non parrebbe dubbio che si tratti di una sostanza preli-
bata, tenuta in gran conto dai ricchi egiziani ; ed è certamente la medesima che si vede spesso
rappresentata nelle pitture delle tombe in panierini di papiro analogo al nostro e sopra ta-
volini di canna come quello della nostra tomba: deve anche essere la sostanza che, sciolta
nell’acqua, doveva servire per bibite e della quale si fece cenno quando illustrammo il colatoio
e i vasi di argento rinvenuti nel cofano di Cha (pag. 84 e fig. 52).
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che era collocato sopra un alto e apposito tavolino di canna, e in un vasetto cilindrico di
legno, come quello del sale (Fig. 153), accuratamente chiuso e suggellato, vi era una sostanza
colore rosso scuro che attirò subito la nostra attenzione. Nel panierino e nella coppa la sostanza
medesima si presentava sotto l’aspetto di pezzi di forma irregolare e di varia grossezza: ma
nel vasetto cilindrico era spezzata in bocconcini di eguale misura, come se fossero zucche-
rini da sciogliersi nell’acqua o da farli fondere in bocca, come, ad esempio, le squisite pallot-
tole di marmellate di frutta che ancora presentemente si esportano da Cipro in tanta parte del
Levante. A giudicare dal profumo soavissimo che ancora ne emanava quando entrammo nella
tomba, giudicammo essere polpa di tamarindo, come quella che tuttora viene dal Sudan impor-
Fig. 153. — Panierino di papiro, coppa di smalto e vasetto cilindrico
contenenti polpa di tamarindo (?) o marmellata di frutta.
tata in Egitto; ma un ulteriore esame fatto nei laboratori farmaceutici delle RR. Università di
Torino e di Genova, lascierebbe dei dubbi su tale attribuzione, sembrando piuttosto che si
tratti di conserva o marmellata di frutta con abbondante quantità di glucosio. A ogni modo,
qualunque ne sia la speciale natura, non parrebbe dubbio che si tratti di una sostanza preli-
bata, tenuta in gran conto dai ricchi egiziani ; ed è certamente la medesima che si vede spesso
rappresentata nelle pitture delle tombe in panierini di papiro analogo al nostro e sopra ta-
volini di canna come quello della nostra tomba: deve anche essere la sostanza che, sciolta
nell’acqua, doveva servire per bibite e della quale si fece cenno quando illustrammo il colatoio
e i vasi di argento rinvenuti nel cofano di Cha (pag. 84 e fig. 52).