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Schiaparelli, Ernesto; Missione Archeologica Italiana in Egitto; Italien / Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti [Contr.]
Relazione sui lavori della Missione Archeologica Italiana in Egitto (anni 1903-1920) (Volume 2): La tomba intatta dell'architetto "Cha" nella necropoli di Tebe — Torino: Casa Editrice Giovanni Chiantore, 1927

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.55349#0195
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La cappella

Come si vide nelle pagine precedenti, era costante desiderio e continua preoccupazione del
ricco egiziano di poter continuare nella vita oltremondana a godere di quella signorile abbon-
danza che esisteva nella propria casa. Di questo godimento egli desiderava però di fruire insieme
alla propria famiglia, alla moglie diletta, ai figli, ai famigliari coi quali aveva trascorso la vita
terrena. A questa aspirazione corrispondono le rappresentazioni sepolcrali che coprono le pareti
scolpite o dipinte di numerose tombe sparse in ogni parte dell’Egitto, e in maggior numero nella
Necropoli di Menti ed in quelle parti della Necropoli tebana che racchiude le tombe della Di-
nastia diciottesima, contemporanee di quella di Cha.
Però queste figurazioni che rappresentano il defunto che, insieme alla moglie ed ai figli,
sorveglia i lavori dei campi, attende ai vari uffici del suo grado, si diverte alla caccia ed alla
pesca sul Nilo, o alla danza delle ancelle, o riceve i doni che i figli, i congiunti e gli amici gli
vengono offrendo, erano scolpite o dipinte in quella parte della tomba che, anche dopo il sep-
pellimento della mummia, rimaneva aperta ai sopravviventi; i quali in determinate circostanze
vi si raccoglievano per passare qualche istante idealmente col congiunto perduto.
Nei Mastdba, che costituiscono il tipo più caratteristico della antica tomba Mentita e, in
genere, di tutte quelle del periodo più antico, vi era bensì completa separazione fra il sepolcro
propriamente detto, nel quale riposava la mummia ed a cui si accedeva mediante un pozzo più
o meno profondo, e l’ambiente o gli ambienti accessibili al pubblico e che designeremo col nome
di cappella sepolcrale: ma pozzo e cappella erano sempre compresi in un unico monumento
Questa unione delle due parti del sepolcro si conserva, anzi sempre più si afferma nei periodi
successivi, ed era, si può dire, la regola generale anche nella Necropoli di Tebe nel periodo
 
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