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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 5
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Papini, Roberto: La costruzione del duomo di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0432

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LA COSTRUZIONE DEL DUOMO DI PISA

Il prof. Igino Benvenuto Supino mi ha fatto l’onore
di polemizzare anche con me dinanzi alla R. Acca-
demia delle Scienze dell’Istituto di Bologna nella tor-
nata del 26 febbraio 1913 : ed ora esce per le stampe
la Memoria che egli lesse in quel giorno tentando di
dimostrare errata la ipotesi sostenuta dal Rohault de
Fleury, dal Fontana, dal Venturi e ripresa recente-
mente da me.

La differenza essenziale fra coloro che sostengono
la discontinuità della costruzione ed il Supino è questa :
che gli uni, partendo dall’esame del monumento in rap-
porto con lo svolgimento dell’arte romanica in To-
scana, hanno formulato un’ipotesi che s’accorda con
tale svolgimento e coi documenti finora conservati,
mentre l’altro, partendo da una tesi prevalsa allorché
prevalevano negli studiosi locali i sentimenti — del
resto molto scusabili — di amor del natio loco, cerca di
porre in seconda linea l’esame delle forme stilistiche
che mal s’accordano con quella tesi, dando agli scarsi
e talora oscuri documenti un valore che essi non pos-
sono avere.

L’autorità del Supino in fatto di cose pisane im-
pone però di discuterne partitamente le principali ar-
gomentazioni,

Venendo al caso speciale il Supino ama insi-
stere anzitutto nel constatare che l’ipotesi da me
ripresa nel mio ultimo studio non è originale; ed è
questa l’unica cosa in cui siamo perfettamente d’ac-
cordo, poiché, dando a Cesare ciò che è di Cesare,
volli io stesso constatarlo prima di lui facendo la storia
dell’ipotesi e dei suoi sostenitori ; se non che egli tra-
lascia di confutare — sembra — deliberatamente tutto
ciò che nel mio studio c’è di mio e cioè l’attribuzione
dell’abside principale allo stesso periodo costruttivo
della facciata, l’esame dei caratteri stilistici delle cor-
nici, della decorazione esterna delle due absidi della
crocera e delle pareti esterne della navata centrale:
tutta una parte, cioè, non certamente trascurabile.

Inoltre la confutazione del Supino tende a colpire
il procedimento della mia indagine ma cade in due
errori capitali : trasforma in essenziale tutto ciò che
nel mio studio è incidentale, e cioè la parte della con-

ferma per mezzo dei documenti di ciò che l’esame de
monumento porta a concludere, e trascura, o quasi,
tutta la parte dell’esame del monumento che è invece
la principale nel mio studio.

Ne viene di conseguenza che la confutazione, ta-
lora errata, appare incompleta ed insufficiente: ve-
diamo infatti come essa procede.

E prima di tutto i documenti : il Supino crede di
cogliermi in fallo fin da principio e lo fa con le se-
guenti parole :

« Il Papini ritiene leggendario il racconto accolto
dal Tranci e dal Martini dell’ambasceria che da Pisa
sarebbe andata al Papa e al re Enrico di Germania
per ottenere privilegi e sussidi... Non conosciamo i
documenti cui allude il Papini, anzi pensiamo che sa-
rebbe forse difficile anche a lui di riferirli... Senza
dubbio il Papini confuse l’iscrizione che il Martini
affermò scolpita nella prima pietra della Cattedrale,
con le notizie sulla primitiva chiesa pisana e sull’am-
basceria dei pisani al re di Germania».

Per una volta tanto il desiderio troppo vivo di
trovarmi in errore ha tradito anche la ben nota esat-
tezza del prof. Supino. Infatti i documenti cui allu-
devo si trovano riportati per estenso a pag. 161 del-
l’Appendìx ad Theatrum. .. del Martini il quale l’in-
titola rispettivamente cosi :

x. Sanimi pontifici Alexandri II epistola ad Cter uni
et universum Pisanum Populum, anno 1063 scripta.

2. Alexandri II ad Pisanum Archipresbiterum
epistola de anno 1063.

E i documenti sono anche riportati per intero sul
libro dei Majocchi da me esattamente citato!

Evidentemente il Supino ignorando che del Thea-
trum del Martini esistono due edizioni ha cercato i
documenti soltanto su quella del 1805 che non li ri-
porta ed ha tacciato me di aver fatto una... inven-
zione ed una confusione che non esistono.

Così procedendo il Supino prosegue notando che
nel 1234 era già usata nell’elezione dell’operaio la
formula sollicitus. . . in reaptatione diete ecclesie che
 
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