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Dressel, Heinrich: Di un grande deposito di anfore rinvenuto nel nuovo quartiere del castro pretorio, [1]
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BULLETTJNO DELLA COMMISSIONE
di anfore non è cilindrico, ma piatto. L'isolata V della prima
riga potrebbe essere l'indicazione di vinum (cf. anche n. 16 e 22);
nella seconda riga rimangono appena le fcraccie di otto o nove
lettere le quali non mi è riuscito di poter leggere, mentre nella
parola della seguente riga credo di dover ravvisare HELVEoLI
oppure HELVIoLI, il nome cioè di uno dei più antichi vini,
di cui parla Catone (de re rust. 24). Sulla natura deìVIielveolum
e l'etimologia del nome variano assai le opinioni: cf. Schneider
nel commentario a Columella III, 2, 25. Chiaro è in fine della
riga il numero CV; anche nella seguente fuvvi un numero, di
cui non rimasero che le due ultime cifre.
14.
a cc-AÀ5;:AL ini
A m i n 6 v ÌÌI (Tav. XI-XII n. 3)
cAmpAn
i> vinvm vgtvs
C?????vrsoRicis (m n'4j
Queste due iscrizioni tracciate in nero sui due lati d'un'anfora
della forma 13, e precisamente nella campana, furono fatte evi-
dentemente in tempi diversi; si riferiscono però ambedue al vino.
La prima, che sembra la primitiva, è scritta con caratteri
ora assai sbiaditi che si avvicinano alla forma imciale-corsiva,
specialmente nella seconda e terza riga, in cui è nominata la
qualità del vino una volta serbato nella nostra anfora. L'awi-
neum, o, secondo i diversi modi di scrivere, aminacum, ammì-
neum, amìnneum, era uno dei più antichi vini dell'Italia (cf. Co-
lum. Ili, 9 § 3) e fu coltivato per lungo spazio di tempo. Già
Catone (de re rust. 6 et 7) annovera due qualità di uva aminea,
ed il vino amìnneum lo troviamo registrato ancora nell'editto
di Diocleziano de pretiis rerum, ove vien tassato al pari del
BULLETTJNO DELLA COMMISSIONE
di anfore non è cilindrico, ma piatto. L'isolata V della prima
riga potrebbe essere l'indicazione di vinum (cf. anche n. 16 e 22);
nella seconda riga rimangono appena le fcraccie di otto o nove
lettere le quali non mi è riuscito di poter leggere, mentre nella
parola della seguente riga credo di dover ravvisare HELVEoLI
oppure HELVIoLI, il nome cioè di uno dei più antichi vini,
di cui parla Catone (de re rust. 24). Sulla natura deìVIielveolum
e l'etimologia del nome variano assai le opinioni: cf. Schneider
nel commentario a Columella III, 2, 25. Chiaro è in fine della
riga il numero CV; anche nella seguente fuvvi un numero, di
cui non rimasero che le due ultime cifre.
14.
a cc-AÀ5;:AL ini
A m i n 6 v ÌÌI (Tav. XI-XII n. 3)
cAmpAn
i> vinvm vgtvs
C?????vrsoRicis (m n'4j
Queste due iscrizioni tracciate in nero sui due lati d'un'anfora
della forma 13, e precisamente nella campana, furono fatte evi-
dentemente in tempi diversi; si riferiscono però ambedue al vino.
La prima, che sembra la primitiva, è scritta con caratteri
ora assai sbiaditi che si avvicinano alla forma imciale-corsiva,
specialmente nella seconda e terza riga, in cui è nominata la
qualità del vino una volta serbato nella nostra anfora. L'awi-
neum, o, secondo i diversi modi di scrivere, aminacum, ammì-
neum, amìnneum, era uno dei più antichi vini dell'Italia (cf. Co-
lum. Ili, 9 § 3) e fu coltivato per lungo spazio di tempo. Già
Catone (de re rust. 6 et 7) annovera due qualità di uva aminea,
ed il vino amìnneum lo troviamo registrato ancora nell'editto
di Diocleziano de pretiis rerum, ove vien tassato al pari del