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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 28.1900

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Paribeni, Roberto: Di una iscrizione inedita di via Labicana menzionante un re straniero
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https://doi.org/10.11588/diglit.13723#0048
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Di una iscrizione inedita di via Lalicana

Altri discendenti sono: r. "Iovliog Sa^Giys'Qatiog (Lebas,
2567), 'IovXiog 2óaijuog (Lebas, 2569 a), le quattro Giulie del
secolo terzo. Non ho motivi sufficienti per credere di questa
famiglia il Soemo candidato romano al trono d'Armenia, al tempo
di Marco Aurelio (Cass. Dio, epit. LXXI), che Fozio, traendo
dal sofista Iamblico, dice discendente dagli Achemenidi e dagli
Arsacidi (Phot., Biblioth. pag. 75 ed. Becker), nè un 2atuai-
yéqaixog sacerdote di Afrodite in Emesa, quando Sapore I re dei
Persiani invadeva la Siria (Malalas, Chronogr. 12, 391).

Tornando alla nostra iscrizione, il Samsigeramo in essa nomi-
nato è certamente il secondo. Il primo, impadronitosi di Emesa
circa il 68 a Cr., era già vecchio nel 47, perchè suo figlio era
associato al trono ; in secondo luogo non poteva aver ricevuta la
cittadinanza da Cesare, con cui certo non fu mai in relazione.
Finalmente sarebbe ben difficile, che un liberto di questo Sam-
sigeramo avesse potuto esser sepolto in un colombario, coni' è
il caso del nostro Glago, per la ragione, che 1' uso dei colombari
cominciò tardi sotto Augusto, e fu anzi uno dei provvedimenti
igienici che Augusto adottò per la città. Al contrario lo Iam-
blico che nel 20 riebbe da Augusto il trono dei padri suoi, avrà
molto probabilmente ottenuto da lui il beneficio della cittadi-
nanza romana, e l'avrà trasmesso al suo successore Giulfo Sam-
sigeramo.

Trovando un liberto di costui sepolto a Koma, è naturale
pensare, che egli stesso sia venuto in città, come si sa, che
spesso avveniva di questi regoli più o meno amici -poimli Ro-
maai. Al tempo d'Augusto sappiamo, che ambascerie e re esteri
ne vennero parecchi a Roma ; l'imperatore stesso ricorda queste
frequenti visite nel suo testamento, dove naturalmente nulla è
taciuto di quello che poteva ridondare ad onore del principato,
o esaltarne la magnificenza innanzi alle plebi (Mon. Ancyr.,
lat. Y, 16, 18; 50, 54). Quando sia venuto Samsigeramo, non
si sa; probabilmente sotto Tiberio, forse anche sotto Caligola.
 
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