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Di un tempietto fìttile di Nemi, ecc.
sull'origine dell'acrofcef io tectonico. Ciò sarebbe vero, se la con-
clusione dovesse riferirsi soltanto all'acroterio del tempio greco
arcaico, quale noi lo conosciamo dal grande disco fittile del-
lo Heiaion di Olimpia (le cui origini sono diverse, tectonicamente
e formalmente); ma non sembra a me dubbio che altri acroterii
di diversa forma derivino da quelle strutture lignee, delle quali
nelle facciate rupestri della Frigia dobbiamo riconoscere una li-
bera riproduzione. Non mi sfugge che il Kòrte (1. cit.) solleva
qualche dubbio sulla fedeltà dei disegni di questi monumenti e
sulle stesse osservazioni del Benndorf; ma per quanto, come
vuole il Kòrte, gli scultori abbiano potuto travisare nel rilievo
i dati delle forme architettoniche reali, rimane sempre chiara,
secondo io penso, l'origine di queste forme dalla struttura lignea
e dalla decorazione fittile (').
E prima di venire all'esame comparativo di queste forme,
ricordiamo che in numerose urne-capanne fittili — notissimi mo-
numenti dell'età del ferro in suolo italico — la forma del tetto a
doppio spiovente ha nel culmine l'incrocio delle due travi spor-
genti; fatto che si ripete, con più evidente struttura, nell'Urna
cineraria di bronzo dell'agro Falisco, conservata nel Museo di
Villa Giulia (2). Il fatto è così ovvio e così conosciuto, che sa-
rebbe soverchio insistervi con altri esempì; e soltanto una più
sottile ricerca, che non può essere nei limiti di questo lavoro,
dovrebbe, se mai, chiarire quante volte le appendici falcate sul
culmine delle urne-capanne non derivino dalle corna, che, con
significato apotropaico, erano infisse sul tetto delle capanne, come
ancora oggi fanno i contadini nel Lazio, nella Sicilia e altrove.
Merita, però, che sia meglio chiarita l'evoluzione e l'ela-
borazione artistica di questa semplicissima forma costruttiva
(*) Vedi le osservazioni del Durai, Bauk. der Etrusker*, pag. 317 ss.;
e del Bormanri, Gesch. der Bauk., pag. 73.
(2) Vedila riprodotta in Montelius, Civilisat. primit. en Italie, B,
tav. 308, n. 8; e Pinza, Monumenti primit. di Roma, pag. 619, fig. 189d.
[migliori riproduzioni fotografiche in commercio].
Di un tempietto fìttile di Nemi, ecc.
sull'origine dell'acrofcef io tectonico. Ciò sarebbe vero, se la con-
clusione dovesse riferirsi soltanto all'acroterio del tempio greco
arcaico, quale noi lo conosciamo dal grande disco fittile del-
lo Heiaion di Olimpia (le cui origini sono diverse, tectonicamente
e formalmente); ma non sembra a me dubbio che altri acroterii
di diversa forma derivino da quelle strutture lignee, delle quali
nelle facciate rupestri della Frigia dobbiamo riconoscere una li-
bera riproduzione. Non mi sfugge che il Kòrte (1. cit.) solleva
qualche dubbio sulla fedeltà dei disegni di questi monumenti e
sulle stesse osservazioni del Benndorf; ma per quanto, come
vuole il Kòrte, gli scultori abbiano potuto travisare nel rilievo
i dati delle forme architettoniche reali, rimane sempre chiara,
secondo io penso, l'origine di queste forme dalla struttura lignea
e dalla decorazione fittile (').
E prima di venire all'esame comparativo di queste forme,
ricordiamo che in numerose urne-capanne fittili — notissimi mo-
numenti dell'età del ferro in suolo italico — la forma del tetto a
doppio spiovente ha nel culmine l'incrocio delle due travi spor-
genti; fatto che si ripete, con più evidente struttura, nell'Urna
cineraria di bronzo dell'agro Falisco, conservata nel Museo di
Villa Giulia (2). Il fatto è così ovvio e così conosciuto, che sa-
rebbe soverchio insistervi con altri esempì; e soltanto una più
sottile ricerca, che non può essere nei limiti di questo lavoro,
dovrebbe, se mai, chiarire quante volte le appendici falcate sul
culmine delle urne-capanne non derivino dalle corna, che, con
significato apotropaico, erano infisse sul tetto delle capanne, come
ancora oggi fanno i contadini nel Lazio, nella Sicilia e altrove.
Merita, però, che sia meglio chiarita l'evoluzione e l'ela-
borazione artistica di questa semplicissima forma costruttiva
(*) Vedi le osservazioni del Durai, Bauk. der Etrusker*, pag. 317 ss.;
e del Bormanri, Gesch. der Bauk., pag. 73.
(2) Vedila riprodotta in Montelius, Civilisat. primit. en Italie, B,
tav. 308, n. 8; e Pinza, Monumenti primit. di Roma, pag. 619, fig. 189d.
[migliori riproduzioni fotografiche in commercio].