recentemente scoperto presso la via Portuense 133
diano, e poi quelli di Cesonio Lucilio, Tito Flavio Archesilao,
Marco Senio Donato e Cajo Annio Percenniano.
Di costoro si dice che nel modo consueto fecero la rituale
acclamazione per la salute dell' imperatore : « . . . solito more . . .
in crebras voces adclamaverunt. . . ».
Quale fosse questa acclamazione, lo sappiamo da un fram-
mento del 218 dei tempi di Elagabalo: « ... adclamaverunt
felicissime saepe de nostris annis augeat Ubi Juppiter annos ...
pius felìx N. N. imperator Caesar Auguste Di te servent...» (1).
Nella parte inferiore del frammento vi è la indizione del
sacrificio solenne alla Dea Dia, la quale indizione si faceva nella
settimana precedente le idi di Gennaio.
Gli Arvali si radunarono nel giorno ivi indicato e nello stesso
anno 239 nel tempio della Concordia ai piedi del Campidoglio
per indire quel sacrificio solenne: « Fratres Arvales in aede
Concordiae convenerunt ad ìndicendum sacrificium Deae Diae ».
E qui segue subito la dierum de/initio, cioè la indicazione dei
tre giorni nei quali si sarebbe fatto quel sacrificio. Erano questi
il 18, 19 e 20 di maggio, ossia XVI, XIIII, XIII Kalendas
Junias, date che leggiamo nel nostro marmo.
Dopo la indicazione dèi giorni si ricordano subito appresso i
nomi dei fratelli Arvali presenti a questa cerimonia, e primo
di essi il magister Collegii fratrum (Arvalium) che era l'impe-
ratore Gordiano. Nelle altre righe sottoposte rimangono alcuni
nomi degli altri fratelli, cioè Publio Elio Coerano, Tito Cesonio
Lucilio, Lucio Fabio Fortunato Vittorino, già conosciuti da altri
Atti, e l'elenco poi finisce con la frase (in cre)bras voces adcla-
maverunt.
E qui si sarebbe dovuto trascrivere il carmen indictionis,
il quale si trova riportato negli Atti più antichi, mentre manca
(*) Henzen, op. cit., pag. 108.
diano, e poi quelli di Cesonio Lucilio, Tito Flavio Archesilao,
Marco Senio Donato e Cajo Annio Percenniano.
Di costoro si dice che nel modo consueto fecero la rituale
acclamazione per la salute dell' imperatore : « . . . solito more . . .
in crebras voces adclamaverunt. . . ».
Quale fosse questa acclamazione, lo sappiamo da un fram-
mento del 218 dei tempi di Elagabalo: « ... adclamaverunt
felicissime saepe de nostris annis augeat Ubi Juppiter annos ...
pius felìx N. N. imperator Caesar Auguste Di te servent...» (1).
Nella parte inferiore del frammento vi è la indizione del
sacrificio solenne alla Dea Dia, la quale indizione si faceva nella
settimana precedente le idi di Gennaio.
Gli Arvali si radunarono nel giorno ivi indicato e nello stesso
anno 239 nel tempio della Concordia ai piedi del Campidoglio
per indire quel sacrificio solenne: « Fratres Arvales in aede
Concordiae convenerunt ad ìndicendum sacrificium Deae Diae ».
E qui segue subito la dierum de/initio, cioè la indicazione dei
tre giorni nei quali si sarebbe fatto quel sacrificio. Erano questi
il 18, 19 e 20 di maggio, ossia XVI, XIIII, XIII Kalendas
Junias, date che leggiamo nel nostro marmo.
Dopo la indicazione dèi giorni si ricordano subito appresso i
nomi dei fratelli Arvali presenti a questa cerimonia, e primo
di essi il magister Collegii fratrum (Arvalium) che era l'impe-
ratore Gordiano. Nelle altre righe sottoposte rimangono alcuni
nomi degli altri fratelli, cioè Publio Elio Coerano, Tito Cesonio
Lucilio, Lucio Fabio Fortunato Vittorino, già conosciuti da altri
Atti, e l'elenco poi finisce con la frase (in cre)bras voces adcla-
maverunt.
E qui si sarebbe dovuto trascrivere il carmen indictionis,
il quale si trova riportato negli Atti più antichi, mentre manca
(*) Henzen, op. cit., pag. 108.