118
/ tempii presso s. Nicola a' Cesarini
minia, ricevette il maggiore incremento alla sua trasformazione
in quartiere monumentale ed edilizio dalla fondazione del Circo,
che era d'altronde anch'esso conseguenza ed espressione materiale
e morale delle mutate condizioni del luogo, da centro infettivo e
malarico, del pari che le altre parti finitime della pianura campense
nel suo lembo più occidentale e prossimo al fiume, per gli acqui-
trini ed i ristagni paludosi delle acque alluvionali del Tevere, a pia-
nura bonificata, resa abitabile e salubre da opere colossali di ri-
sanamento, compiute in epoca anteriore al sorgere del Circo Fla-
minio (1).
Questo risanamento trova espressione nel graduale sviluppo
del più antico culto locale, il culto di Apollo, da un primitivo
concetto pauroso del dio ellenico, confuso con analoga divinità in-
digena, Vejove, al concetto, puramente greco, del dio benefico e
risanatore. Dalle manifestazioni popolari poi del culto medesimo
quale si esplicava presso il santuario del dio, nei preda fl,aminia,
trasse, come dimostrerò ampiamente parlando del Circo Flaminio,
la sua vera, intima ragione la fondazione di questo, destinato così
a sede stabile della periodica celebrazione consuetudinaria di feste
popolari, divenute ormai riconosciute espressioni di culto.
Ma se a tal necessità religiosa corrispose la fondazione del
Circo, essa trovò presto ragione anche in altre esigenze che, com-
(') TI Lanciarli, Pantheon e Terme di Agrippa la Relazione, pp. 5-fi, rileva
come la bassura del Campo Marzio, in cui sorsero gli edifici Agvippiani, fosse
precedentemente occupata dalla palude Caprea ove convergevano la Pe-
tronio amnis e tutti gli scoli superficiali e sotterranei della convalle che
divide il Pincio dal Quirinale.
Egli, pur ritenendo Agrippa quale ultimo e principale risanatore della
regione, non esclude che « restaurussse od ampliasse una rete di cloache » con-
seguentemente preesistente e sospetta che l'unico collettore delle acque della
palude potesse essere la monumentale cloaca scoperta dal cav. Narducci
nel 1881, che questi stesso stimò « per il genere di costruzione e per il materiale
adoperato, di epoca antichissima, poco dissimile dalla claoca Massima e quindi
certamente di epoca repubblicana », quantunque egli la ponga in stretta rela-
zione con l'erezione e con l'uso del Circo Flaminio. ( P. Narducci, Su la fognatura
della città di Botna 1889, pp. 34-39).
/ tempii presso s. Nicola a' Cesarini
minia, ricevette il maggiore incremento alla sua trasformazione
in quartiere monumentale ed edilizio dalla fondazione del Circo,
che era d'altronde anch'esso conseguenza ed espressione materiale
e morale delle mutate condizioni del luogo, da centro infettivo e
malarico, del pari che le altre parti finitime della pianura campense
nel suo lembo più occidentale e prossimo al fiume, per gli acqui-
trini ed i ristagni paludosi delle acque alluvionali del Tevere, a pia-
nura bonificata, resa abitabile e salubre da opere colossali di ri-
sanamento, compiute in epoca anteriore al sorgere del Circo Fla-
minio (1).
Questo risanamento trova espressione nel graduale sviluppo
del più antico culto locale, il culto di Apollo, da un primitivo
concetto pauroso del dio ellenico, confuso con analoga divinità in-
digena, Vejove, al concetto, puramente greco, del dio benefico e
risanatore. Dalle manifestazioni popolari poi del culto medesimo
quale si esplicava presso il santuario del dio, nei preda fl,aminia,
trasse, come dimostrerò ampiamente parlando del Circo Flaminio,
la sua vera, intima ragione la fondazione di questo, destinato così
a sede stabile della periodica celebrazione consuetudinaria di feste
popolari, divenute ormai riconosciute espressioni di culto.
Ma se a tal necessità religiosa corrispose la fondazione del
Circo, essa trovò presto ragione anche in altre esigenze che, com-
(') TI Lanciarli, Pantheon e Terme di Agrippa la Relazione, pp. 5-fi, rileva
come la bassura del Campo Marzio, in cui sorsero gli edifici Agvippiani, fosse
precedentemente occupata dalla palude Caprea ove convergevano la Pe-
tronio amnis e tutti gli scoli superficiali e sotterranei della convalle che
divide il Pincio dal Quirinale.
Egli, pur ritenendo Agrippa quale ultimo e principale risanatore della
regione, non esclude che « restaurussse od ampliasse una rete di cloache » con-
seguentemente preesistente e sospetta che l'unico collettore delle acque della
palude potesse essere la monumentale cloaca scoperta dal cav. Narducci
nel 1881, che questi stesso stimò « per il genere di costruzione e per il materiale
adoperato, di epoca antichissima, poco dissimile dalla claoca Massima e quindi
certamente di epoca repubblicana », quantunque egli la ponga in stretta rela-
zione con l'erezione e con l'uso del Circo Flaminio. ( P. Narducci, Su la fognatura
della città di Botna 1889, pp. 34-39).