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Canina, Luigi
L' antica Etruria marittima: compressa nella dizione pontificia descritta ed illustrata con i monumenti (Text 2) — Rom, 1849

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https://doi.org/10.11588/diglit.3948#0141
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PARTE VII. VOLSINIENSI u\

CAPITOLO III.

DESCRIZIONE DEI MONUMENTI

A norma di quanto fu preso a considerare nella esposizione topografica, dimo-
strata nella Tav. GXV, si descrivono di seguito quei particolari monumenti che si sono
creduti più opportuni a prendersi in considerazione per contestare le pratiche tenute
nelle arti dai vetusti volsiniensi e dagli altri popoli che abitarono la regione compresa
nelle pertinenze ad essi appropriate.

MURA DI VOLSI1NIO. Dalle poche reliquie, che hanno servito a determinare la
cinta che circondava la vetusta città di Volsinio, come si è dimostrata nella pianta esi-
bita nella Tav. CXVI, si è potuto stabilire essere state le mura di tale cinta costrutte
con l'opera disposta a strati orizzontali, e composta con pietre tagliate a paralellipipe-
di di lunghezza alquanto varia, come erano fatte le mura di altre antiche città dell'Etru-
ria, nelle adiacenze delle quali si rinvenivano pietre per loro natura formate a strati
quasi paralelli, e facili ad essere ridotte a figure rettangolari. Dalle tracce delle so-
struzioni delle medesime mura, si potè dedurre ancora che esse erano munite con
frequenti torri quadrangolari. E così da tali ricerche si è potuto offrire nella Tav. CXVII
una idea del metodo con cui doveva essere circondata da forti mura la medesima città
in modo d'avere potuto fare la ben nota lunga resistenza contro gli assalti dei romani. Le
reliquie poi, che rimangono tanto nella parte alta della città, quanto nel piano inferiore
verso il lago, appartengono tutte ad opere erette nel tempo del dominio romano, sulle
quali non è nostro scopo l'intrattenersi.

TEATRO DI FERENTO. Tra le reliquie delle antiche fabbriche di Ferento sono
particolarmente considerate quelle di un nobile teatro'; e quantunque questo edifizio,
essendo decisamente di costruzione romana, non avesse potuto far parte dei monu-
menti degli antichi etruschi, ai quali sono unicamente rivolte le nostre ricerche; pu-
re venendo considerato da molti moderni scrittori essere opera degli stessi etruschi,
si è creduto opportuno di rappresentarlo in tutte le sue parti più conservate nella
Tav. CXVIII, onde meglio dichiarare l'epoca della sua edificazione. È ben palese che
non prima degli ultimi anni del governo repubblicano di Roma, non erano stati co-
strutti teatri con luoghi stabili da sedere, ne nella città capitale, né in quelle soggette
al loro dominio d'Italia; poiché si considerava tale uso una mollezza dei greci, quantun-
que si fossero introdotti i giuochi mimici da tempi più vetusti, che li derivarono evidente-
mente in parte dagli etruschi, come ampiamente fu dimostrato nella mia grande opera
sull'Architettura antica esaminando tutte le simili opere fatte dai greci e dai romani.
Ma poi dal genere di struttura, impiegato in tale edifizio, si vede chiaramente essere
opera non certamente anteriore all'epoca imperiale. Quindi è da credere che evidente-
mente fu impresa a farsi sotto l'impero di Ottone, il quale era di origine del muni-
cipio Ferentino, come già fu osservato coll'autorità di Svetonio e di S. Aurelio Vittore.

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