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Rossetti, Domenico
Il Sepolcro di Winckelmann in Trieste — Venezia, 1823

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https://doi.org/10.11588/diglit.5855#0329
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S02

Winckelmann nell' interno della chiesa scoperto un'ara antica, e nell'interno del
campanile gli avanzi di un romano tempietto de' buoni tempi dell' architettura.

(71) Veggasi il manifesto diramato per 1' annunzio del libro presente.

(72) Questa scienza fu ridotta a proprio sistema, e perciò scienza diven-
ne appena ne' tempi moderni, per lo studio e per gli scritti di filosofi della
Germania, ove tuttora si appella col nome di Estetica. Io mi arrogo però di
appellarla Callilogia, perchè cosi credo di esprimerne meglio, cioè più pro-
priamente e più chiaramente la sua essenza. Così arti callitecniche dico le bel-
le arti, e callitecnologia la scienza delle medesime.

(78) Il primo, se non m'inganno, che abbia annoverato fra le belle arti
quella dei giardini, ossia la chepografia, è Giovanni Federico Sulzer nella
sua Allgemeine Theorie der schonen Kiinste. Leipzig, Bei
Weidmann's Erben und Reich, 1778. Teoria universale delle
belle arti. Lipsia, presso gli eredi di Weidmann e Reich, 1778. Egli però
non lo fa che a motivo del principio da lui adottato per 1' essenza di tutte
le belle arti, cioè quello della imitazione. Ma questo principio, sebbene sia ge-
neralmente adottato , non è punto il mio ; nè io saprei mai persuadermi che
la chepografia abbia da tenersi fra le belle arti, perchè imita la natura. E per
questa ragione appunto il celebre Ippolito Findemonte (nella sua dissertazione
sui giardini inglesi) non vuole ammetterla fra quelle, la essenza delle quali e-
gli fa pure consistere nella imitazione, volendo che :., L' artista, qualunque
„ siasi, abbia una materia sua propria, di cui si vale per le sue imitazioni " .
E soggiunge poi : „ Non intenderò mai come allora ci sia imifazione, eh' io
„ mi servo della stessa materia, ond' è composto il mio originale, e come si
„ possa imitare la natura con la natura". Il sig. Luigi Mabil all'incontro
(nel suo Saggio sopra l'indole de' giardini moderni) sebbene riponga egli pu-
re nella imitazione la essenza delle belle arti, ammette fra queste anche l'arte
dei giardini, ed appunto a motivo dell'adottato principio. Non può qui essere
mio assunto il dimostrare 1' errore si del Sulzer che del Mabil, non che quel-
li del Findemonte e di altri molti che trattarono la teoria delle belle arti :
dimostrazione che dovrebbe essere preceduta dalla pertrattazione delle massi-
me generali della essenza e dello scopo di tutte le arti callitecniche. Il che
qui sarebbe certamente fuori di luogo.

(74) Avrà l'Italia ancora presente alla memoria il gigantesco pensiero di
 
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