anticaglie di Verona parlano cento libri, e
bene ornale si rappresentano in cento Ram-
pe : delle Crifiiane, benché quella Città
non ne sia forsè men ricca, non c’ è chi ab-
bia fatto parola, nè chi si sia pensato mai
di publicarne veruna : tanto più però ande-
remo con diligenza additando quelle , che
meritano esser più dell’altre oss'ervate. Chi
avesse curiosità di vedere, come follerò la-
vorate le mura, quali ampliando la Città fe-
ce inalzar Teodorico primo Re d’Italia ,
camminando lungo I’ Adigetto, ne trove-
rà tratti grandi in più luoghi, ed altri presso
il Monastero di S. Maria in Organo, come
abbiam nell’ IRoria didimamente indicato .
TSLa^arìo.
FAcendo principio dal lato orientale
della Città, antichissima si fa cono-
scere una reliquia di Chiesa de’ SS. Naz-a-
rio e Celso ; non.già prelso la presente, ma
incavata tutta con gli /carpelli nella giallic-
cia, e non dura pietra, o sia tufo del col-
le , sopra il quale hanno i Padri Benedetti-
ni non so se orto, o tenuta. Si può veder
quivi, salendo pochi palli, una danza qua-
drata , tutta lavorata nel mallo con soffitto
spianato; indi entrando, quali in piccola
grotta, conservato ancora si siconoscerà il
piccolo Presbiterio, vedendoli la linea di
pietra in terra ; enei tufo, che fa parete,
l’incavo del cancello, che lo serrava. In
fàccia è una nicchia, e laterali due ricet-
ti, 1’ uno de’ quali però è dato didrutto.
Dal Presbiterio in giù si dilata, e si pro-
lungava ancor più, ma ne fu buona parte
tagliata per far luogo a lùbriche . Leggesi
negli Atti de’ SS. Fermo e RuRico, come
in tempo di quella persecuzione S. Procolo
nodro Vescovo dava con pochi Cridiani
nascoRo in luogo solitario , poco lontano
dalle mura della Città. Congettura molto
ragionevole può far creder queda spelonca,
che allora era fuori, e che dovea redar co-
perta da bosco, il suo nascondiglio. Anche
l’averla fatta servii- di Chiesa verisimil co-
sa è, incominciasse, prima che lafèdefosse
trionfante, e il Cridiano culto permessò.
Ogni parete si vede pitturata, smaltato
prima a tal fine il tufo per ragguagliarlo.
La maniera è roza, e siotto la prima Ra-
bilitura altra anteriore sie ne sicuopre in al-
cuni luòghi, ch’era dipinta parimente, ma
peggio ancora, vedendoli fàccie col fondo
di bianco di calcina tratteggiato a tocchi,
e quali a macchie. La parte di sopra, che
vien discendendo , e quali secondando il
monte, è occupata da una figura del Sal-
vatore, sedente sopra un trono con la ma*
CRISTIANE 56
no in benedizione, e con suppedaneo : di
qua e di là son due piccoli tondi con entro
figura umana , che secondo I’ uso antico
rappresentano il sole, e la luna. In fronte
della piccola tribuna, o sia nicchia, si ve-
de S. Michele in piedi con due grand’ ali,
e pallio, e tunica, e con la diadema, o sia
nimbo in capo, siottile e dritto baflon nel-
la deflra, e grossa palla su la sinissra: vi è
scritto sc?s michag L- Qualch’ altro no-
me, o parola si vede presso le figure sem-
pre col punto alto, e a mezo della lettera,
secondo l’uso delle lapide antiche . Sopra
la nicchia è dipinta una Città , che dee
intenderli per Gerii salemme ; dalle parti
Angelo, e Vergine annunziata in piedi .
Sotto S. Nazario , e S. Celso con nim-
bo, e laureola nell5una, e corona nell’al-
tra mano. Nelle pareti i dodici Apofloli,
sei per parte, senza /imboli : il primo a
dritta è S. Pietro col nome sotto. Nell’ in-
cavatura , o ricetto, che sussiRe a dritta,
si vede in alto una gran mano, per la qua-
le uso era di figurar Dio Padre, che non
si rappre/entava in figura d’uomo, e nel
muro il battesimo del Salvatore : Angelo
tien lo sciugatoio; due piccole figure d’uo-
mini sedenti versano acqua da’vali nel fiume.
In giù dove la Chiesa da una parte s’allar-
ga, par sia figurato il monte Horeb , donde
Mosè fece scaturir l’acqua, e uomini che
la guardino con maraviglia , e vadano a
prenderne, ma poco si diRingue. Il pavi-
mento era a mosaico, e ne rimane gran
parte, ma senza cosa notabile. Tutte le
figure hanno sandali in piedi : gli Angeli
son del tutto vediti; così si fecero fin nel
1400, e così fecegli anche Giovan Bellini.
Sovvienimi, che dice Pausania nel libro no-
no , come così eransi fatte dagli anti-
chi Gentili le Grazie , quali gli artefici
avean poi preso a far nude.
Nel partire diasi un’ occhiata al mallo
del colle, dove si posson nel tufo osservar
con piacere folte macchie, e suoli interi di
cappe varie, e d’altri teRacei. Salendo so-
pra , alla punta che riguarda la collina di
S. Pietro, si troverà un bel punto di ve-
duta.
T. Gioì)anni in Dalle.
P Recedendo sempre per diritta via ver-
so sera, troverà il foraRiero 1’ antica
Chiesa di S. Giovanni in valle. Nel sotter-
raneo di essa son due arche, o cass'e sepol-
crali di marmo Greco , chiamate sarco-
fagi da gli Antichi , molto ben conserva-
te, e niente inferiori alle più belle , che
nella Roma Sotterranea si veggano effigiate.
Ser-
bene ornale si rappresentano in cento Ram-
pe : delle Crifiiane, benché quella Città
non ne sia forsè men ricca, non c’ è chi ab-
bia fatto parola, nè chi si sia pensato mai
di publicarne veruna : tanto più però ande-
remo con diligenza additando quelle , che
meritano esser più dell’altre oss'ervate. Chi
avesse curiosità di vedere, come follerò la-
vorate le mura, quali ampliando la Città fe-
ce inalzar Teodorico primo Re d’Italia ,
camminando lungo I’ Adigetto, ne trove-
rà tratti grandi in più luoghi, ed altri presso
il Monastero di S. Maria in Organo, come
abbiam nell’ IRoria didimamente indicato .
TSLa^arìo.
FAcendo principio dal lato orientale
della Città, antichissima si fa cono-
scere una reliquia di Chiesa de’ SS. Naz-a-
rio e Celso ; non.già prelso la presente, ma
incavata tutta con gli /carpelli nella giallic-
cia, e non dura pietra, o sia tufo del col-
le , sopra il quale hanno i Padri Benedetti-
ni non so se orto, o tenuta. Si può veder
quivi, salendo pochi palli, una danza qua-
drata , tutta lavorata nel mallo con soffitto
spianato; indi entrando, quali in piccola
grotta, conservato ancora si siconoscerà il
piccolo Presbiterio, vedendoli la linea di
pietra in terra ; enei tufo, che fa parete,
l’incavo del cancello, che lo serrava. In
fàccia è una nicchia, e laterali due ricet-
ti, 1’ uno de’ quali però è dato didrutto.
Dal Presbiterio in giù si dilata, e si pro-
lungava ancor più, ma ne fu buona parte
tagliata per far luogo a lùbriche . Leggesi
negli Atti de’ SS. Fermo e RuRico, come
in tempo di quella persecuzione S. Procolo
nodro Vescovo dava con pochi Cridiani
nascoRo in luogo solitario , poco lontano
dalle mura della Città. Congettura molto
ragionevole può far creder queda spelonca,
che allora era fuori, e che dovea redar co-
perta da bosco, il suo nascondiglio. Anche
l’averla fatta servii- di Chiesa verisimil co-
sa è, incominciasse, prima che lafèdefosse
trionfante, e il Cridiano culto permessò.
Ogni parete si vede pitturata, smaltato
prima a tal fine il tufo per ragguagliarlo.
La maniera è roza, e siotto la prima Ra-
bilitura altra anteriore sie ne sicuopre in al-
cuni luòghi, ch’era dipinta parimente, ma
peggio ancora, vedendoli fàccie col fondo
di bianco di calcina tratteggiato a tocchi,
e quali a macchie. La parte di sopra, che
vien discendendo , e quali secondando il
monte, è occupata da una figura del Sal-
vatore, sedente sopra un trono con la ma*
CRISTIANE 56
no in benedizione, e con suppedaneo : di
qua e di là son due piccoli tondi con entro
figura umana , che secondo I’ uso antico
rappresentano il sole, e la luna. In fronte
della piccola tribuna, o sia nicchia, si ve-
de S. Michele in piedi con due grand’ ali,
e pallio, e tunica, e con la diadema, o sia
nimbo in capo, siottile e dritto baflon nel-
la deflra, e grossa palla su la sinissra: vi è
scritto sc?s michag L- Qualch’ altro no-
me, o parola si vede presso le figure sem-
pre col punto alto, e a mezo della lettera,
secondo l’uso delle lapide antiche . Sopra
la nicchia è dipinta una Città , che dee
intenderli per Gerii salemme ; dalle parti
Angelo, e Vergine annunziata in piedi .
Sotto S. Nazario , e S. Celso con nim-
bo, e laureola nell5una, e corona nell’al-
tra mano. Nelle pareti i dodici Apofloli,
sei per parte, senza /imboli : il primo a
dritta è S. Pietro col nome sotto. Nell’ in-
cavatura , o ricetto, che sussiRe a dritta,
si vede in alto una gran mano, per la qua-
le uso era di figurar Dio Padre, che non
si rappre/entava in figura d’uomo, e nel
muro il battesimo del Salvatore : Angelo
tien lo sciugatoio; due piccole figure d’uo-
mini sedenti versano acqua da’vali nel fiume.
In giù dove la Chiesa da una parte s’allar-
ga, par sia figurato il monte Horeb , donde
Mosè fece scaturir l’acqua, e uomini che
la guardino con maraviglia , e vadano a
prenderne, ma poco si diRingue. Il pavi-
mento era a mosaico, e ne rimane gran
parte, ma senza cosa notabile. Tutte le
figure hanno sandali in piedi : gli Angeli
son del tutto vediti; così si fecero fin nel
1400, e così fecegli anche Giovan Bellini.
Sovvienimi, che dice Pausania nel libro no-
no , come così eransi fatte dagli anti-
chi Gentili le Grazie , quali gli artefici
avean poi preso a far nude.
Nel partire diasi un’ occhiata al mallo
del colle, dove si posson nel tufo osservar
con piacere folte macchie, e suoli interi di
cappe varie, e d’altri teRacei. Salendo so-
pra , alla punta che riguarda la collina di
S. Pietro, si troverà un bel punto di ve-
duta.
T. Gioì)anni in Dalle.
P Recedendo sempre per diritta via ver-
so sera, troverà il foraRiero 1’ antica
Chiesa di S. Giovanni in valle. Nel sotter-
raneo di essa son due arche, o cass'e sepol-
crali di marmo Greco , chiamate sarco-
fagi da gli Antichi , molto ben conserva-
te, e niente inferiori alle più belle , che
nella Roma Sotterranea si veggano effigiate.
Ser-