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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Terza): Contiene La Notizia Delle Cose In Questa Citta' Piu' Osservabili — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Capo quarto: Fabriche moderne
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https://doi.org/10.11588/diglit.62319#0056
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ioa

F A B R. I C H E

che tal mestiere tocca dello scientifico, nè
si può conseguire in considerabil grado sen-
za qualche tintura di lettere. Costantinoin
una legge ordina d’ eccitare all’ Architettu-
c. Tb. ra coloro, cbeglifludj liberali gufati aveffe-
ro‘ però vuole esercitarla , si laici
prendere da vaghezza di comparir dotto,
perchè correrebbe rischio di far lepida com-
parsa su la letteraria scena, e 1’ Architetto
si ha da far conoscere coll’operare, non col-
lo scrivere. Egli è asfai tempo, che quali
soverchia in più Città si flima quell’ arte :
chi crederebbe che una popolazione di cin-
quanta mila persone si flesse senza un Ar-
chitetto ? fa brinandoli non pertanto tutto
giorno ad arbitrio di muratori idioti, o a
capriccio di chiunque sia , e guardandoli
con gran cura ognuno dal ricopiare, odali’
i imitare i buoni originali, si cominciò a fa-
bricare del tutto a calo ; e allontanandoli
da ogni vestigio d’Ordine a gareggiar d’in-
venzione, con cimase sgraziatilsimedi por-
te, e d’altari, che superan di molto le Stra-
vaganze Gotiche ; del che possono osser-
varsi per un saggio le fenestre ,e la porta la-
vorate .con molta spesa non molt’anni sono
nel secondo cortile del Capitan grande. Non
ti dar pena,che sia da piatire sopra i mem-
bri, e sopra le misure degli architravi, de i
fregi, e delle cornici> perchè ornate opere
ti faranno vedere, dove ravvisar non saprai
nè architravi, nè fregi, nè cornici . Ti fa-
ranno vedere altari col capello, fenestre con
la beretta, usci più grandi delle porte da
carri, porte che spaccano la casa, e vanno
talvolta fin prelso al tetto : quali la bellez-
za, e la perfezione non nelle gialle propor-
zioni, ma consitta nel far’ogni cosa spropo-
sitatamente grande. Quello è quell’ opera-
re che in materia morale si chiamerebbe vol-
garmente pazzia. Platone assai parlò del
danno, che reca a collumi il lasciar corrom-
per la musica: crederemnoi,che sia senza
nocumento il far perdere al popolo ogni tón-
so di proporzione ? In Parigi a tempo del
Minitiro Colbert si fondò un’ insigne Acca-
demia per aver cura delle iscrizioni, che av-
viene di dover fare, delle medaglie , delle
Imprese, delle invenzioni per publiche pit-
ture, scolture, ed arazzi, e dell’Opere al-
tresì da recitarti in publico Teatro. Ninna
più bella inslituzione s’intese mai, e ninna
potrebbe pensarsi più utile, e più impor-
tante al credito, ed al buon senso d’ una
Città: ma converrebbe accoppiarci ancora
inspezione ed autorità sopra quanto si fa-
brica su le publiche sirade, e ne’ Tempj ,
perchè non dovrebb’ edere in arbitrio d’
ognuno, il far ridicolo un paese con ciò
che resla esposto a gli occhi di tutti.

MODERNE io+
Un altro gagliardo incentivo dovrebbero
avere i Veronesi all’Architettura dall’ab-
bondanza di pietre, e di marmi, che pre-
tta facilità di metter' in opera quelle gra-
zie, e quegli ornamenti , ne’quali 1’ arte
principalmente fa di se stessa pompa. Ve-
ra cosa è, che talvolta anche di cotto fa-
briche si veggon bellissìme , e ne può far
fede in Venezia il triplicato portico al-
la Carità superbo, ed incomparabile ; ma
ci vuole un Architetto come il Palladio, e
ci voglion mattoni di quella compositura,
emulante il marmo, talché dopo sì gran
tempo non ne manchi una scheggia . Per
altro non dee negarti, che senza pietra difi
ficilmente possa l’arte far di se molìra, e
che la nostra Città non si adorni, e non si
nobiliti infinitamente dall’ esserci di pietra
le fenestre, e le porte tutte, e tanto più,
eh’ etsendo le fenestre anche delle patiate
età di onesta e giusta grandezza, e forma,
ne viene in quello Verona ad esser molto
superiore alla bella Firenze , già che tra
quelle due Città fece per più motivi più
d’una volta paragone il Vasari. Di pietra
ordinaria molte spezie hanno i nostri mon-
ti , benché gran danno sia il cercare in
oggi la più comoda, e men dispendiosa in
vece della migliore, e più bella. Ma della
bellezza de’nostri marmi con maraviglia si
persuaderà il forastiero, se nel Duomo, in
S. Bernardino, in S, Maria in organo , e
in molt’altre Chiese osserverà Solamente gli
altari a nostri giorni lavorati . Il Mischio
di Brentonico, e il Giallo di Torri (quan-
do sia di buona ragione , e del rancio e
carico ) nè per bellezza, nè per pulimento
che ricevono, sono inferiori a i marmi an-
tichi, e pochi hanno uguali in Italia. Se
gli altari di molta spesa , che- sòlamente
da cinquant’ anni in qua si sono eretti in
Verona fodero di disegno , e d’idea ugua-
le alla materia , si distinguerebbe in ciò
quella Città forsè sopra ogn’altra . Ma
chi crederebbe la zotichezza , che nella
nostra età prese piede, di coprir le pietre
con bianco di calcina , o colorandole , e
con villanissime tinte imbrattandole? Que-
lla usanza da vii gente introdotta, e per-
suasa , che per carpir pochi soldi tutto
vorrebbe imbiancare , o pitturare alla
sua foggia, ci fa veramente somma ver-
gogna , e parte fa ridere , parte mara-
vigliar di tanta stolidità i fòrastieri, Ne’
paesi dove mancano le pietre, e i mar-
mi , supplisce industria per far con tinte
imitative, o con altro ripiego, parer di
pietra ciò eh’ è di mattoni , o di legno:
qui dove di tal dono fu a noi liberal la
natura, spesa , e fatica s’ impiega per
 
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