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2 ? 2
«» E munii,
s - H.
si può veder nei Fabretti : fu donata’, e
mandata ancora dal Marchese Taddeo Bo-
lognini . Seguono le militari ; ìndi le nota-
bili per dignità, eMagistrati; poscia alquan-
te srettanti a Giuochi, e Apertaceli ; e per
sine le sepolcrali , mischiati in ogni parte
balsirilevi attinenti. Singolarissìma è la vol-
gare in carattere Gotico , che flette già su
la torre del ponte dalle Navi : nè lascerà il
dotto amatore delle più insigni memorie di
far particolar’ ossèrvazione su la pietra ro-
tonda più grande , donata , e fatta condur-
re dal Conte Ippolito Bevilacqua , la quale
da Sarano Romano Proconsole fu piantata pe^
termine intornoa cento trentaquat^-annia-
vanti la venuta del Salvatore, e la quale è pe-
rò la più antica Iscrizion Latina, che intera
in qualunque parte si abbia . Proseguendo,
era in animo di mettere insieme altre classi
ancora, e Angolarmente una di Cristiane,
tra le quali starebbe la Greca , scolpita
in tempo dell’ Imperador Giustiniano sotto
un’ imagine della beata Vergine: ed una se-
rie d’ iscrizioni d’ ogni secola fino al 1400,
perchè si vedesfe la variazione nel modo de’
caratteri in pietra secondo! varj tempi. Per
ultimo dovea venire una raccolta di menti-
te iscrizioni , ma credute antiche, e per
tali date fuori, perchè dal confronto potes-
sero gli fludiosi addottrinar l’occhio a diflin-
guerle. Starebbero tra quelle due delle Gre-
che, che da muratori furono per fallo inse-
rite con 1’ altre , e anche il piccol bassorile-
vo in porfido , eh’ è tra le votive -, e ci si
vedrebbero anche dite tavole di metallo ve-
nute da Roma , benché in metallo così di
rado se ne incontrili di false ,
Un’ altra collocazione di lapide figurate,
e scrìtte è siata fatta alcuni anni sono per 1’
istessa mano , ma con più ornamento , nel
gran portico , che rigira il cortile dell’ U-
niversità di Torino . Non sarà disearo aver
qui anche di quella un saggio , nel bassori-
levo, che si è usato avanti per finale al
capo delle Antichità Romane ; essendo l’u-
nico , che sia sino al dì d’ oggi flato os-
servato col nome dell’ artefice , non ve-
duto ancora che su qualche flatua , e
su qualche gemma intagliata . Le figu-
re rapprelèntano Giove ? Giunone, e Ve-
lière.
Bevilacqua*
ILMuseo raccolto dal ConteMarioBevi-
lacqua quali dugent’anni sono, e che si
conserva ancora ottimamente cuflodito nella
sua casa, benché non sia mai slato nominato,
nè conosciuto dagli flranieri, meriterebbe d’
esser didimamente visitato da’forastieri anche
se fossè in Roma, Occupa una lunga sala, che
si conosce deflinata dall’architetto ad uso
di galleria , e due contigue stanze . Notisi
prima la nobiltà , e l’intelligenza con che
ogni cosa è situata , e disposta , e ravvili si
anche in quello un saggio dello spirito arc^
tettonico di quell’ età fortunata. Tr x PIC*
ture osservisi ilParadiso delTinm\etto> siua’
dro di sette braccia , tutt*7 differente da
quello , che si vede in f^nte del gran Con-
siglio in Venèzia ma filmato da’pittori di
penderò più felicemente ideato ; ed
ovvili nel termine del prospetto delle slan-
ze in opportuno lume la Venere, o donna
seminuda di Paolo in atto bizarro di rivol-
gerli , e di specchiarsi , con Amorino che
tien lo specchio : confesserà al certo ogn’in-
tendente, che per bel disègno, per natura-
lezza di colorito , per vivezza d’ espressìo-
ne , e per grazia d’invenzione 1’ arte non
può andar più innanzi. Due ritratti di don-
ne con fanciullo a canto ci son dell’ istessa
mano . Si distinguono anche tra gli altri al-
cuni pezzi del Caroto , e di Domenico , e
di Felice: nè mancano opere molte di fora-
stieri, e di moderni valentuomini . Tra’di-
segni supera ogn’ altro di gran lunga uno di
Raffàelle compiuto , e indubitato , esegai-
to poi da lui in tavola da altare . Nell’ ul-
tima flanza fu già ripieno di Medaglie un
ampio scrigno , nel quale non poche se ne
conservano ancora. Nell' iflessà notisi il va-
go , e insieme savio disegno delle scanzie
senza inezie, e senza eccedi, e col nobile
ornamento delle statuette sopra, e de’qua-
dri in alto. Tra libri è da silmare un buon
numero di prime edizioni Greche fatte in
Italia : ma più ancora una raccolta di forsè
60 codici manuseritti, d’ alquanti de’ qua-
li si è fatta menzion più volte trattando de’
Scrittori Veronesi. Francesco Mondella nel-
la dedica dell’ Isifile Tragedia dice , che il
Conte Mario avea polla insieme una delle
belle librerie d’Italia , Come il genio di
quel Cavalière fu universale, così preziosa,
ed ampia raccolta fece ancora di vecchi ro-
toli in pergamena, che uniti a i molti della
Famiglia, formano in altro luogo un riguar-
devole Archivio,
Passìamo a i marmi, che sono il più son-
tuoso , e il più raro adobbo che dalla dotta
antichità sia rimaso. Cinque insigni flatue
sono da una parte della sala. La prima è
una Venere emula della Medicea , e quale
c’ è chi crede possà per lo meno dopo quel-
la portar corona : è nell’ istessa attitudine,
ed ha parimente predo la sinistra gamba il
delsino . Braccia , e gambe son di più pez-
zi , ma tutti antichi, e s’ alcun non fossè,
fu rifatto da chi seppe far creder che sossè.
Così
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«» E munii,
s - H.
si può veder nei Fabretti : fu donata’, e
mandata ancora dal Marchese Taddeo Bo-
lognini . Seguono le militari ; ìndi le nota-
bili per dignità, eMagistrati; poscia alquan-
te srettanti a Giuochi, e Apertaceli ; e per
sine le sepolcrali , mischiati in ogni parte
balsirilevi attinenti. Singolarissìma è la vol-
gare in carattere Gotico , che flette già su
la torre del ponte dalle Navi : nè lascerà il
dotto amatore delle più insigni memorie di
far particolar’ ossèrvazione su la pietra ro-
tonda più grande , donata , e fatta condur-
re dal Conte Ippolito Bevilacqua , la quale
da Sarano Romano Proconsole fu piantata pe^
termine intornoa cento trentaquat^-annia-
vanti la venuta del Salvatore, e la quale è pe-
rò la più antica Iscrizion Latina, che intera
in qualunque parte si abbia . Proseguendo,
era in animo di mettere insieme altre classi
ancora, e Angolarmente una di Cristiane,
tra le quali starebbe la Greca , scolpita
in tempo dell’ Imperador Giustiniano sotto
un’ imagine della beata Vergine: ed una se-
rie d’ iscrizioni d’ ogni secola fino al 1400,
perchè si vedesfe la variazione nel modo de’
caratteri in pietra secondo! varj tempi. Per
ultimo dovea venire una raccolta di menti-
te iscrizioni , ma credute antiche, e per
tali date fuori, perchè dal confronto potes-
sero gli fludiosi addottrinar l’occhio a diflin-
guerle. Starebbero tra quelle due delle Gre-
che, che da muratori furono per fallo inse-
rite con 1’ altre , e anche il piccol bassorile-
vo in porfido , eh’ è tra le votive -, e ci si
vedrebbero anche dite tavole di metallo ve-
nute da Roma , benché in metallo così di
rado se ne incontrili di false ,
Un’ altra collocazione di lapide figurate,
e scrìtte è siata fatta alcuni anni sono per 1’
istessa mano , ma con più ornamento , nel
gran portico , che rigira il cortile dell’ U-
niversità di Torino . Non sarà disearo aver
qui anche di quella un saggio , nel bassori-
levo, che si è usato avanti per finale al
capo delle Antichità Romane ; essendo l’u-
nico , che sia sino al dì d’ oggi flato os-
servato col nome dell’ artefice , non ve-
duto ancora che su qualche flatua , e
su qualche gemma intagliata . Le figu-
re rapprelèntano Giove ? Giunone, e Ve-
lière.
Bevilacqua*
ILMuseo raccolto dal ConteMarioBevi-
lacqua quali dugent’anni sono, e che si
conserva ancora ottimamente cuflodito nella
sua casa, benché non sia mai slato nominato,
nè conosciuto dagli flranieri, meriterebbe d’
esser didimamente visitato da’forastieri anche
se fossè in Roma, Occupa una lunga sala, che
si conosce deflinata dall’architetto ad uso
di galleria , e due contigue stanze . Notisi
prima la nobiltà , e l’intelligenza con che
ogni cosa è situata , e disposta , e ravvili si
anche in quello un saggio dello spirito arc^
tettonico di quell’ età fortunata. Tr x PIC*
ture osservisi ilParadiso delTinm\etto> siua’
dro di sette braccia , tutt*7 differente da
quello , che si vede in f^nte del gran Con-
siglio in Venèzia ma filmato da’pittori di
penderò più felicemente ideato ; ed
ovvili nel termine del prospetto delle slan-
ze in opportuno lume la Venere, o donna
seminuda di Paolo in atto bizarro di rivol-
gerli , e di specchiarsi , con Amorino che
tien lo specchio : confesserà al certo ogn’in-
tendente, che per bel disègno, per natura-
lezza di colorito , per vivezza d’ espressìo-
ne , e per grazia d’invenzione 1’ arte non
può andar più innanzi. Due ritratti di don-
ne con fanciullo a canto ci son dell’ istessa
mano . Si distinguono anche tra gli altri al-
cuni pezzi del Caroto , e di Domenico , e
di Felice: nè mancano opere molte di fora-
stieri, e di moderni valentuomini . Tra’di-
segni supera ogn’ altro di gran lunga uno di
Raffàelle compiuto , e indubitato , esegai-
to poi da lui in tavola da altare . Nell’ ul-
tima flanza fu già ripieno di Medaglie un
ampio scrigno , nel quale non poche se ne
conservano ancora. Nell' iflessà notisi il va-
go , e insieme savio disegno delle scanzie
senza inezie, e senza eccedi, e col nobile
ornamento delle statuette sopra, e de’qua-
dri in alto. Tra libri è da silmare un buon
numero di prime edizioni Greche fatte in
Italia : ma più ancora una raccolta di forsè
60 codici manuseritti, d’ alquanti de’ qua-
li si è fatta menzion più volte trattando de’
Scrittori Veronesi. Francesco Mondella nel-
la dedica dell’ Isifile Tragedia dice , che il
Conte Mario avea polla insieme una delle
belle librerie d’Italia , Come il genio di
quel Cavalière fu universale, così preziosa,
ed ampia raccolta fece ancora di vecchi ro-
toli in pergamena, che uniti a i molti della
Famiglia, formano in altro luogo un riguar-
devole Archivio,
Passìamo a i marmi, che sono il più son-
tuoso , e il più raro adobbo che dalla dotta
antichità sia rimaso. Cinque insigni flatue
sono da una parte della sala. La prima è
una Venere emula della Medicea , e quale
c’ è chi crede possà per lo meno dopo quel-
la portar corona : è nell’ istessa attitudine,
ed ha parimente predo la sinistra gamba il
delsino . Braccia , e gambe son di più pez-
zi , ma tutti antichi, e s’ alcun non fossè,
fu rifatto da chi seppe far creder che sossè.
Così