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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Terza): Contiene La Notizia Delle Cose In Questa Citta' Piu' Osservabili — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Capo settimo: Gallerie
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https://doi.org/10.11588/diglit.62319#0140
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GALLERIE 2.7^


sta, fattoli in que* tempi torbidi e Sconvol-
ti un gran partito, rinovò prima in Roma
il nome di Console. In certo atto riferito
ne’ Conci); vien chiamato Cuttode del Pa-
lazzo. Palpando poi avanti, gli venne in-
animo di rendere a Roma, ed all’ Italia 1’
(■ Vco? Imperio ; ma avendo preso a infettare il
1 " Sommo Pontefice Giovanni XV, alienò
da Se gran parte de’ Suoi. Succeduto Gre-
gorio V, eh’ era parente dell’ Imperadore
Ottone III, CreScenzio fece contra di lui
eleggere Antipapa Giovanni XVI. Venu-
to però Ottone in Italia, ed entrato in Ro-
ma coll’ esercito, CreScenzio si difese bra-
vamente lungo tempo in Cartello dentro
la Città eretto, e benché gli autori stra-
nieri dicano che fu poi superato, e vinto,
Leone Ostiese, che lo chiama Senator Ro-
mano, S- Pier Damiano , e Landolso as-
sicurano , che non pei* forza d’ armi, ma
per inganno, e sotto la fede del giuramen-
to fu preso, e fatto morire: in vendetta
di che fu poi dalla moglie dell’ istesfo Cre-
seenzio avvelenato Ottone. Or da questa
Medaglia s’impara, come costui pieno di
Spirito Romano assùnSe il nome d’Impera-
dore, e di Cesare Augnilo , e di Padre
della patria, onde i Suoi partigiani gli fe-
cero fare il presente Medaglione secon-
do l’uso antico, imitando le Allocuzioni a
cavallo, che si veggono in Adriano, in Po-
ttumo, e in altri. In fatti 1’ Annalista bas-
sone, e il Frammento di Storia Aquitani-
ca edito dal Piteo, dicono, che Crescen-
zio non aspirò Solamente, ma ufurpò, e car-
P'1 Imperio. Il pezzo è di getto, e non an-
ompuit cor ripulito: flette lungo tempo in vendita
insieme con miscee di nissiin prezzo , cosa

Supporta , e ridicola credendoli prima da
tutti un* Imperador CreScenzio. Si può co-
noscere ancora da quello metallo, come
le bell* arti in Italia non mancarono mai
del tutto, mentre fin del Secolo del 900 veg-
giamo qui un lavoro, il cui diSegno , e
maniera non fi può dir dispregevole.
Con alcune poche cosie naturali alquan-
ti pesei grandi impietriti , rarità singola-
rissìma, e ricercata da tutti i MuSei d’Eu-
ropa, mentre in poco sito Solamente d’una
noflra montagna si trovano, di che si par-
lerà nell’ ultimo Capo: di rara grandezza,
e conservazione son quelli. Così funghi,©
sian pietre fungiformi più grandi dell’ tisa-
to. Pezzi di virgulto presi con sue proprie
mani in montagna da chi gli tiene, quan-
do 1’ acqua, che seorrea all’ ingiù, ripie-
gandogli, mista di terra, e di tartaro gli
andavacirconvertendo, e incrostando di ma-
teria, che in breve tempo impietrisee; on-
de in quelli non perfezionati ancora si vede
un comporto di legno, e di pietra, e ap-
pare come i rametti, e i silamenti legnosi
servono quasi d’anima, e di modello; ma
consumandosi poi, retta tutto pietra , nè
però è da dire, che sien legni impietriti.
Un matterello conservatosi da lunghissìmo
tempo senza alcun artificio interissimo , e
tal quale spirò. Varj pezzi delle ricchisfi-
me miniere di piombo nel Vicentino. Mo-
stre de’ nostri marmi. Nell’iflesià danza il
modello in rilevo della Fiera, come dove-
va essère.
Diverse prime flampe specialmente
Greche. Le poche primieramente, che fu-
ron fatte in majuscolo. Il Salterio , Mila-
no 1481. con version Latina di Giovanni
Pia-
 
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