DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA
15
negli scali dell'anno trascorso non lungi dalla cripta storica
dei martiri Proto e Giacinto.
Il testo risponde esattamente a quello del codice vaticano
palatino 833 fi Il tipo calligrafico Damasum sapitJ ma non è
prettamente filocaliano. Il carme ricorda l’opera del prete Teo-
doro il quale curò il sepolcro de’ martiri predetti, che dopo l’epoca
del loro martirio era rimasto nascosto sotto le terre. Sgombrata
la cripta veneratissima fu per opera dello stesso prete aperto in
vicinanza della medesima un descenso o scala, sulla volta della
quale furono dipinte le imagini dei due santi.
Un’altra singolarità dell’epigrafe è che al termine del primo
e dell’ultimo verso è segnata una croce monogrammatica, che
io credo per ragione di simmetria fosse pure scolpita nella parte
sinistra del marmo che è perduta.
Nelle medesime escavazioni si è ricuperato quel frammento
d’iscrizione che il de Rossi medesimo trovò nel cimitero di s. Er-
mete l’anno 1844 e che dopo quell’anno si deplorava perduto.
Eccone il facsimile:
De Rossi, Inscr. christ. II, pag. 108, n. 38.
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negli scali dell'anno trascorso non lungi dalla cripta storica
dei martiri Proto e Giacinto.
Il testo risponde esattamente a quello del codice vaticano
palatino 833 fi Il tipo calligrafico Damasum sapitJ ma non è
prettamente filocaliano. Il carme ricorda l’opera del prete Teo-
doro il quale curò il sepolcro de’ martiri predetti, che dopo l’epoca
del loro martirio era rimasto nascosto sotto le terre. Sgombrata
la cripta veneratissima fu per opera dello stesso prete aperto in
vicinanza della medesima un descenso o scala, sulla volta della
quale furono dipinte le imagini dei due santi.
Un’altra singolarità dell’epigrafe è che al termine del primo
e dell’ultimo verso è segnata una croce monogrammatica, che
io credo per ragione di simmetria fosse pure scolpita nella parte
sinistra del marmo che è perduta.
Nelle medesime escavazioni si è ricuperato quel frammento
d’iscrizione che il de Rossi medesimo trovò nel cimitero di s. Er-
mete l’anno 1844 e che dopo quell’anno si deplorava perduto.
Eccone il facsimile:
De Rossi, Inscr. christ. II, pag. 108, n. 38.