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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Franchi de'Cavalieri, Pio: Il sarcofago di S. Elena prima dei restauri del secolo XVIII.
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0042

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un solium porphyretici marmoris, ossia un sarcofago grande di por-
fido (1), sormontato da un'ara in marmo Lunense, o di Carrara, su-
perstante Lunensi ara, il tutto difeso da un recinto di pietra Tasia,
circumseptum... lapide Thasio (2). È pertanto verisimile che il
cinerario vuoi di Adriano stesso, vuoi di Settimio Severo o di altro
principe, fosse collocato nel mausoleo, non già sopra un semplice
pilastrino, dove troppo sarebbe stato esposto a danni e a profana-
zioni, ma nel fondo di un solium dalle proporzioni colossali (3).

(1) Bisogna riconoscere che Svetonio non dice, almeno esplicitamente, essere
le ceneri di Nerone sepolte nel solium. Così qualcuno ha potuto congetturare che
quello fosse il sarcofago del padre di Nerone (E. Q. Visconti Oeuvres VII p. 64,
nota 1). Ma ove pure dovessi ammettere tale ipotesi, non lascerei di credere che
anche i pochi avanzi del tiranno abbiano trovato posto, un posto relativamente sicu-
ro, dentro il solium di porfido. In caso contrario, converrebbe collocare quegli avanzi
nell'ara di marmo lunense, la quale, per conseguenza, sarebbe stata, non una sem-
plice ara sepulcralis, come la definì già Lievin Torrentius ad Sueon. Ner 50 (cf.
Vergil. .i4nn. 3, 63, 305; 5, 48; Ovid. Meiam. 8, 480), bensì un vero sepolcro-altare
(sui sepolcri altari dell'età imperiale vedi W. Altmann Die rom. Grab-altare der Kai-
serzeit, Berlin 1905; E. Cahen ap. Daremberg-Saglio s. v. sepulcram p. 1234 s.).
Per il sepolcro di Nerone lo Hohl in Pauly-Wissowa « Real Encyclop. ». Supple-
ment III, s. v. Domitius Nero p. 391 rinvia a Hirschfeld Kleine Schriften 1913 p.
461, che sul monumento non mi è possibile consultare.

(2) Lanciani Pagan and Christian Rome p. 189 dà del passo di Svetonio una
spiegazione meno esatta: rende solium per « urn », e Io colloca sopra, non sotto
l'ara; dice costruito in pietra Tasia il monumento («the tomb itself) e non il

recinto del solium, dentro esso monumento (in eo monumento solium____ ci'rcum-

septum est lapide Thasio).

(3) Per i sarcofagi non imperiali dell'età adrianea v. Strong Roman sculpture
p. 254 ss. Il porfido fu preferito per le tombe auguste (come già osservò E. Q.
Visconti Oeuvres VII p. 64 nota 1) durante almeno tutto il sec. IV (v. de Rossi
Bull, crist. 1864 p. 17 ss. ; Franchi de' Cav. / funerali di Costantino p. 249). Qui
mi sia consentito correggere quello che a p. 250 del citato articolo, in nota, scrissi
poco esattamente per colpa non mia. Infatti, come io sospettavo a ragione, l'arca
porfiretica, nella quale si rinvennero le reliquie dei ss. Ambrogio, Protasio, Ger-
vasio e che il Biraghi non esitò a identificare con il labrum servito di tomba a
Valentiniano II (cf. de Rossi Bull, crist. loc. cit.) non misura in lunghezza soltanto
m. 1,40, conforme si legge negli Ada apud Sanctam Sedem etc, Roma 1873,
p. 26, bensì m. 1.78 (il coperchio, che è un po' sporgente, m. 1,81) sopra m. 0,90
di larghezza e m. 0,67 di altezza (col coperchio a tetto, m. 0,76). Queste dimen-
sioni, della cui notizia mi professo obbligato all'estrema cortesia di Mons. Ron-
coroni, non disconverrebbero al sarcofago di un imperatore del sec. IV. Se non che
alla identificazione sostenuta dal Biraghi si oppongono sempre le altre difficoltà che
io accennai in quella nota. S. Ambrogio nella lettera 5, 4 propone a Teodosio di
tumulare la salma di Valentiniano in un labrum, vale a dire, non in un sarcofago,

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