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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Conferenze di Archeologia Cristiana dell'anno 1921 (1)
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0063

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Dopo ciò lo stesso segretario parlò degli scavi di S. Sebastiano riguardanti il
sotterraneo dei graffiti di cui già altra volta egli aveva parlato mettendolo in rela-
zione al nascondiglio delle reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo. Disse che dalle
recenti constatazioni risultano due fatti di grande importanza: 1.) quel sotterraneo
era anticamente in comunicazione con la triclia superiore delle agapi in modo da
formarne quasi la confessione, 2.) Quel sotterraneo fece parte di quel sistema di
sepolcri scoperti nella piazzuola sotto la Basilica, ma fu un sepolcro appena comin-
ciato e che potè assai opportunamente essere adoperato per nascondiglio. Presentò
poi una fotografia fatta pochi giorni prima di quel sotterraneo stesso, dove si vede
la fascia di calce con i graffiti invocanti gli Apostoli, la quale fu certamente un se-
gnale esservi lì una loro memoria ; e mostrò proprio- sotto a quella fascia un piccolo
loculo scavato nel tufo; e disse assai verosimile che li o lì accanto fosse il nascon-
diglio delle reliquie.

Questo scavo è di grande importanza, ma è reso assai difficile dalla presenza
dell'acqua e la Commissione di Archeologia Sacra lo continuerà nella nuova
stagione.

Parlò poi del testo di una iscrizione metrica che è registrata nella silloge epi-
grafica del Codice parigino 8071, pubblicata insieme alle sillogi dal De Rossi
nel II. volume delle inscriptiones christianae (v. pag. 248, N. 17).

Questa iscrizione si compone di tre distici dei quali manca solo l'ultimo pen-
tametro e si riferisce senza dubbio ad una Basilica dedicata agli Apostoli Pietro e
Paolo. Essendo registrata questa iscrizione in un gruppo di epigrafi tutte apparte-
nenti a Roma deve pure essa attribuirsi a Roma, come giudicò anche il De Rossi,
il quale accennò a due chiese dedicate agli Apostoli in Roma, cioè la Basilica eu-
dossiana restaurata da Sisto III. e l'oratorio di Paolo I. nel Foro Romano ; ma poi
per il testo dell'epigrafe che parla di un figlio il quale compì l'opera del padre,
escluse ambedue queste attribuzioni senza pensare ad altro. Ora il riferente è di
opinione che questa epigrafe debba attribuirsi alla Basilica Apostolorum sulla via
Appia detta poi di S. Sebastiano; e crede che i due personaggi indicati nel testo
possano essere Bizante e Pammachio che è chiamato figlio di Bizante nella « pas-
sio » dei martiri Giovanni e Paolo. E giustificò questa sua spiegazione ricordando
che la basilica della Via Appia dipendeva sul principio del quinto secolo dal titolo
di Bizante e restò poi in tale dipendenza anche nel secolo sesto quando quel ti-
tolo prese il nome dei santi Giovanni e Paolo. Fece osservare che questa iscrizione
applicata a quella basilica avrebbe grande importanza anche perchè sarebbe una
conferma che ivi si venerava una memoria dei due principi degli Apostoli.

Il P. Grossi Gondi il quale già altra volta avea dichiarato che conveniva con
la opinione del Marucchi intorno al sotterraneo di S. Sebastiano ove sarebbero state
nascoste le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo, non aggiunse altro su tale argo-
mento ; ma espose delle difficoltà sulla iscrizione del Codice parigino che il Ma-
rucchi opina potersi riferire alla Basilica della Via Appia. E queste difficoltà sono:
1.) il Codice corrottissimo da cui proviene l'epigrafe nel quale altre iscrizioni ro-
mane sono poste fra quelle di altre città ; 2.) la parola praesal con la quale nella
epigrafia sacra di Roma di questi secoli è costantemente disegnato il papa e non
un personaggio civile ; 3.) le iscrizoni consolari del 357 e 359 rinvenute negli ultimi
scavi a S. Sebastiano le quali dimostrano che la Basilica esisteva già sotto il ponti-
ficato di papa Liberio e però non potè essere cominciata sulla fine del secolo IV.

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