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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Conferenze di Archeologia Cristiana dell'anno 1921 (1)
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0064

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Il Marucchi rispose che a lui sembrava ben fondata la sua opinione ; perchè
quella epigrafe sta in un gruppo di 18 iscrizioni tutte romane e perchè il titolo
di premi si trova dato ad un alto personaggio civile « comes sacrarum largitonium »
nel 395. E quanto alla difficoltà delle due date consolari disse che queste si possono
spiegare ammettendo 11 un altro edificio anteriore alla Basilica e forse un cimitero
sopra terra. E concluse che egli continuerà a studiare questa epigrafe e tratterà
tale argomento nel Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana, dove esporrà pure
qualche altra ipotesi che potrebbe proporsi sui personaggi nominati nella iscri-
zione della silloge parigina.

Il Sig. Valentino Capocci accennò a due iscrizioni, una del Museo Lateranense,
l'altra della Galleria Lapidaria Vaticana, in ognuna delle quali si vede una figura
di orante con un singolare ornamento intorno al capo. Ornamenti, che al riferente,
non presentando segni nè di pieghe, nè di volute, nè appendici che scendano per
le spalle e i fianchi in modo da costituire la rappresentazione di un velo, ed essendo
dei semplicissimi circoli, sembrano essere dei nimbi. II Capocci fece l'ipotesi che
il lapicida nel rappresentare le oranti anzidette in quella maniera, ornandole del
segno della gloria celeste dei Santi, abbia voluto indicare che l'anima del defunto
a cui era dedicata l'iscrizione era insieme ai santi nel godimento della gloria celeste
e quindi poteva essere rappresentata in quel modo.

Il Sig. Belisario Manna parlò quindi di un'iscrizione pagana del Laterano dove
si è rappresentata la singolare scena di un vaso ansato fra due uccelli. Fece notare
che questa scena è molto comune in figurazioni cristiane (sia pitture che iscrizioni)
e che essa significa la beatitudine delle anime nel giardino celeste, come osservia-
mo nella notissma pittura dei cinque Santi in S. Calisto. Questo concetto disse che
è pure espresso con le parole « refrigerium » « refrigerare ».

E perciò osservò che questa scena in una iscrizione pagana potrebbe pure
riferirsi ad un concetto di felicità, poiché i pagani esprimevano questo concetto
con i campi elisi e le isole dei beati, come luoghi di beatitudine ; e aggiunse che a
questi giardini si riferisce l'albero scolpito in altre rappresentazioni pagane. Ed a
riscontro della siddetta iscrizione il riferente indicò due cippi funerari in cui vi è la
medesima scena. Accennò quindi alla relazione che potrebbe avere coi sacrifici
espiatori che i pagani facevano sulle tombe, poiché in alcuni cippi si trovarlo degli
uccelli con vaso presso all'urceolo e alla patera.

Concluse infine facendo notare l'importanza che potrebbe avere uno studio
comparativo dei simboli funerari pagani e cristiani.

Finalmente il dott Carlo Cecchelli espose alcune sue ricerche topografiche
sulla chiesa di S. Agata dei Goti. Completando gli studi del Piale e dell'Huelsen
determinò, in base ad un accurato esame dei cataloghi e delle altre fonti docu-
mentarie, la diversità di S. Agata dei Goti da S. Agata de Caballo, facendo notare
come la prima abbia ricevuto costantemente l'appellativo « in Sabura » mentre la
seconda fu detta « in diaconia » o « de Caballo » o « in equo marmoreo » ed è
sempre additata in vicinanza dei cavalli del Quirinale, dove pure esisteva un gruppo
di altre chiese con molto somiglianti denominazioni. In base a tale accertamento
tolse a S. Agata dei Goti (almeno per il periodo anteriore al 1500) la qualifica di
diaconia per restituirlo all'altra e così pure specificò quale dei documenti sin qui
promiscuamente assegnati alle due, debbasi intendere come alludente all'una e
quale all'altra.

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