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Pompei, Alessandro; Sanmicheli, Michele [Hrsg.]
Li Cinque Ordini Dell'Architettura Civile Di Michel Sanmicheli Rilevati dalle sue Fabriche: E descritti e publicati con quelli di Vitruvio, Alberti, Palladio, Scamozzi, Serlio, e Vignola — Verona, 1785

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https://doi.org/10.11588/diglit.5272#0024
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CAPITOLI GENERALI.

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Piedestalli, Base , Colonne,
Capitelli, e Sopraornati si polsano brevemen-
te assegnare. Passaremo di poi a vederle mi-
nutamente e particolarmente negli Autori eh*
io con T esatezza maggiore , che mi sarà pos-
sibile,andrò esponendo; e quelle saranno col
Modulo misurate. Ma per non Iasciare veruna
cosa, che possa riuseire di facile ajuto a chi
cominciasse a porre il piede per quella Audio-
la via, diremo ancora cosa ila il Modulo . Il
Modulo altro non è che una misura non fissa >
cornei! Braccio,, il Piede, ed altre, ma idea-
le, ora grande , ora picciola, unisormandoli
sempre, o picciola,. o grande che Ila, ali*opera,
che si dee sare. Formali in quello modo. Sta-
bilita 1' altezza, alla quale si vuole, che arrivi
la sommità della Cornice, sé a cagion d'esem-
pio si vorrà che Ila 1* Opera Dorica col suo
Piedeslallo, dividerai tutta la altezza in parti
venticinque, ed una di quelle parti sarà il Mo-
dulo, due de* quali saranno il diametro della
Colonna in sondo . Quello Modulo è slato a-
doperato da Vitruvio, e da quali tutti gli al*
tri Architetti, che scrissero dopo lui. Essopoi
si divide in parti, o minuti, da alcuni in più,
da alcuni in meno. Poiché il Palladio, e lo
Scamozzi lo dividono in trenta minuti, il Vi-
gnola negli due Ordini robulli in dodici, e
ne^li altri in dieciotto.il Cambray ha ridotti
tutti li calcoli ad una fola maniera di Modu-
lo, divifo in 30 parti; io qui ho altresì ridot-
ti tutti gli calcoli de* sette Autori, eh* efpon*-
go, similmente ad una sola maniera di Modu-
lo, ma divifo in parti 18; il che toglierà ogni
confulione, e farà di gran giovamento a chi-
unque voglia uno con V altro i detti Autori
confrontare . Vi è poi un' altra maniera di
compartire i membri, quale a mio credere è
più lottile, e più esatta, e più a propofito
per guidamente esequire i precetti dell' Arte*
e benché più faticola,io configliereì chiunque
ad Opere d'impegno, e delicate s* efponga,
a valerli d' efsa, tanto più ,che Vitruvio e gli
altri migliori nel deferivere le parti, più di que-
lla fi fervirono, che del Modulo. Procurere-
mo con un efempio di chiaramente fpiegarla.
Abbiamo uno fpazio di mezo diametro di Co-
lonna, o vogliam dire d' un Modulo in altez-
za , nel quale si deve fare un Capitello Tof-
cano fecondo il Serlio. Dividesi quello fpazio
in tre parti uguali, delle quali una all' Abaco
fi darà, all' Ovolo 1' altra, e la terza in fet-
te parti fi dividerà, una reilandone al Liflello
fotto T Ovolo, e le fei altre al Collarino. In
quello cafo il Modulo a nulla ferve, dividali
pure come si voglia o in dieciotto, o in tren-
ta parti,non potendoli né con terzi né con
quarti ritrovare quel giulliffimo punto, cheli

ricerca ; il che spesse siate ne' seguenti disegnì
a me ancora, che obligato mi fono al Modu-
lo di dieciotto parti, e avvenuto. Io per ciò
slimo non rimanga all' Architetto altra più si-
cura regola che quella nel farle sagome, o
vogliam dire Modinature delli Corniciamen-
ti, e di qualunque cosa, riuseendo tal regola
minutissima, ed esatissima, Credo però, che
né di tal regola né del Modulo più servali la
maggior parte de' viventi Architetti , intenti
a schisare qualunqne cosa ricerchi sludio e sa-
tica , e che lasciandosi trasportare ovunque
senza sreno alcuno il loro capriccio traseorre,
a precetti dell* Arte nulla curano d' unisor-
marli .
Degli Intercolonn), Archi, e Pilastrì,
delle Jmpofte, e delle Pone,
CAPO III,
GLi Intercolonnj altro non sono , che
quello fpazio vuoto, che fi vede tra una
Colonna, e l'altra nelle Loggie, dove non
sono Archi, ma Architravi piani. La propor-
zione di quelli fi piglia dalia grofsezza delle
Colonne, che li racchiudono, la qual propor-
zione in ogni Ordine è diverfa , e divella anco-
ra si vedrà in ogni Autore, di cui fono per ra-
gionare» Ma per afsegnarne una regola ge-
nerale , dirò che quello fpazio non dovrà mai
essere minore d* un diametro e mezo, né mai
maggiore di quattro diametri, fuorché nell*
Ordine Toscano, quando non si sacciano, co-
me s' accotluma, gli Architravi di legno , che
allora pofsono farsi gli fpazj maggiori di quel-
lo far fi possano, quando gli Architravi fono
di pietra. Ora vediamo gli Archi ed i Pila-
llri, che pure servono per Portici, e Loggie;
quali Archi non già s* appoggiano sopra i Ca-
pitelli (il che farebbe errore come diremo
nel feguente Capitolo degli abufi) ma fopra
Pilallri quadri, propriamente per elfi e non
per altro inventati. Quelli Pilallri s* usano
foli, ma in Opere folamente malficcie, e pref-
fo terra; ma neh'Opere ornate, e ne'fiti da
terra elevati s5 abbellifcono con Colonne, che
inanzi vi s' appoggiano, e per lo più in certo
modo pajono in elsi incaflrarfi ora meze, ora
un terzo fecondò le occafioni, per far fofli-
to agli Architravi, che fopra vi fpianano. De-
vono tali Pilallri aver proporzione con la lar-
ghezza della luce dell* Arco; però la larghez-
za loro non si farà mai maggiore della metà
della luce fudetta, né mai minore della terza
parte. Ma come che elfi riflretti ancora nelle
dette proporzioni rieseono fempre più larghi
delle

•é
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