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Pompei, Alessandro; Sanmicheli, Michele [Editor]
Li Cinque Ordini Dell'Architettura Civile Di Michel Sanmicheli Rilevati dalle sue Fabriche: E descritti e publicati con quelli di Vitruvio, Alberti, Palladio, Scamozzi, Serlio, e Vignola — Verona, 1785

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https://doi.org/10.11588/diglit.5272#0026
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dei e, e confinare. Si dirà, meglio alioraoperar
gì ingegni, quando più sono liberi , ne dal-
servi! giogo di determinate regole raffrenati:
essere troppo vasta h mente umana, per vò'
lerla in pochi aseiutti precetti, dalla rancida
Antichità a noi tramandati, imprigionare;an-
zi cosi appunto de* due suoi maggiori preai 1'
Opere d ingegno privarti, che sono variaà,
e novità. Ora per dimoiare ciò nonesserve-
ro, ne alcuno di quelli cattivi effetti da quan*
to ho proposto derivare, qui desidero, sé in
altro tempo mai, che chi quanto serivo sarà
per leggere, ponga da parte le prevenzioni,
delle quali nulla è di maggior* impedimento
per discoprire la verità, e disvelare nel pro-
prio suo aspetto 1» essere delle cose, e si spo-
gli di que' pregiudizi, che il presenre corrotto
gusto negli animi insinuò . Quattro sono le
principali parti d' un volto umano, nulladi-
meno fra quanti vissero,efra quanti naseeran-
no,fra quanti surono, e saran mai per dipin-
gerli, fu e sarà Tempre varietà, né mai due
volti, de* quali uno sia in tutto air altro li-
mile, s' incontreranno. La Mufìca in quelle
sette voci, che note chiamanti ,è tutta racchiu-
sa, pure quante musicali composizioni useiro-
no vaghissime, nuove, e tutte fra loro dissi*
nuli! Per tramandare a* lontani, ed a' posteri
i concetti dei nostro animo, utilissima inven*
zione fu la scrittura, che tutta nell' Alfabeto
e compresa,pure da essa non sono quante mai
cose possono in mente umana cadere ispiega-
te, senzacheciò, che produce un ingegno,
iia mai costretto alle produzioni d' un* altro
rassomigliarsi > Ora sé si* ricerchi,quante sieno
le parti dell Architettura, troverassi in esse nu-
mero assai maggiore, che in quelle,che circo-
icrivono 1 uman volto, e maggiore ancora, che
nelle note musicali, e nelle lettere dell' Alfa-
beto; posciache cinque essendo gli Ordini, e
ciascheduno di sette parti, tutte d* aspetto dal-
le sette d' un* altr' Ordine differenti, compo-
rto, quinci si vede non essere meno le dette
parti, che trentacinque. Che Uomini dove
insieme concorrano acutissìmo ingegno >
perfetto diseernimento, e grandissimo Audio
ed eipenertza ritrovar possano uno, o più Or-
dini diversi dalli cinque, che gli Antichi in-
ventarono, e ad essi nulla inferiori, o anche
liipenori, ciò non si niega; ma finché dal
yeio non diseendano quelli rarissimi intellet-
?> Per giovare al mondo co* ritrovati loro, e
nn che Je loro invenzioni non sieno universai-
mente dal Mondo ricevute, ed approvate, de-
ve i Architettura tutte le pontili Fabriche a
que cinque soli Ordini, eh1 ora sono, recin-
gere, lenza cercare, o per vaghezza d'ador-
namenti, q por desiderio di novità , o per

CAPITOLI GENERALI,

*5

qualunque altro sine*d*allontanartene. Ne già
da cip s'impedisee, che non pollano infinite
Fabriche inalzarsi, tutte fra esse di forme e
d' aspetti diversissime, piene di bellezza, e di
grazia sempre nuova, e sempre in diversagui-
sa dilettevoli; né d' alcuna libertà da quella
limitazione viene a privarsi l'Architetto, a
cui, s'egli a bastanza fornito sia d' ingegno,
giudiziose studio, sempre aprirassì nuovo
campo di pensare,eseguire, et adornare nuo-
vi Edificj con sua gran laude, ed utilità non
minore così de* vivi come della posterità. Ma
quanto io dico, da nulla meglio, che dall'es>
perienza è manifestato , e confermato. Gli
antichi Greci, Toscani, e Romani, e imo-
derni Italiani de' buoni Secoli, non mai dagli
stabiliti Ordini allontanandoli, arricchirono il
Mondo di Fabriche, che con ragione reputate
furono miracoli dell' Arte , e donde immor*
tal fama, e lode universale e /labile col va*
riare de* Secoli agli Autori ne derivò. All'in-
contro i presenti, che tanto da ciò, che la
Natura maestra, e regolatrice dell' Arte e' in*
segna, deviarono, appunto quelli Ordini, a
non intendendo, o dispregiando, e da elsi dilun-
gandoti* nelle Fabriche loro, che a'niun de*
cinque ridur si possòno, hanno quella nobi-
lissima facoltà in uno fiato ridotta, che non
sarebbe da biasimarsi chi più tolto la rozezza
de' barbari Secoli desi^erasse*
negli Abusi.
CAPO IV.

FIncora abbiamo deseritte le parti, che de-
vonsi porre in uso , e come debbasi di
quelle servire il giudizioso Architettore; ora
di quelle parleremo, che devonsi schifare, e
che introdotte furono, e Iasciate dalla barba-
ra maniera, che Gotica s apella ; poi che di
molti abusi della presente , peggiore forsè deh
la Gotica , abbiamo diffusamente nel Proemio
ragionato, Nel medesimo tempo qualch'er-
rore ancora accenneremo, che dagli Scrittori
d* Architettura furono avvertiti nell* Operedè*
buoni Autori, particolarmente de* primi, a*
quali è debitrice quei? Arte del suo risorgi-
mento, e ne' quali, come a quelli, che in
tante tenebre spianarono ag li altri la fìrada,
il non tolerar qualche fallo cosa indilcretissì-
ma sarebbe, e a quella simile, in cui pur trop*
pò traseorsero i posteriori Eruditi, che anno*
tazioni scrissero a qualche antico Autore, nel*
le quali nulla perdonar séppero a* nostri Ita»
liani, che prima di tutti gli altri, risorte a
pena le lettere, gli cementarono. Fra le
si cattive
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