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Pompei, Alessandro; Sanmicheli, Michele [Hrsg.]
Li Cinque Ordini Dell'Architettura Civile Di Michel Sanmicheli Rilevati dalle sue Fabriche: E descritti e publicati con quelli di Vitruvio, Alberti, Palladio, Scamozzi, Serlio, e Vignola — Verona, 1785

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https://doi.org/10.11588/diglit.5272#0033
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■i U O T I -ZI E

trattone quel poco, che elice Plinio delle pro-
porzioni generali de* quattro Ordini. la que-
$i dieci libri si ha tutto ciò, che intorno all'
Architettura si può desiderare ; poiché nel pri-
mo libro descriveegli quale efserdebba un'Ar-
chitetto, che cosaìia Architettura,e quali sie-
no i siti da eleggersi per sabricare. Nel secon-
do tratta delle Fabriche, e de* varj modi e re-
gole di costruirle. Insegna nel terzo le ma-
niere de sagri Tempi, della simetria dei Cor-
po umano, e dell' Ordine Jonico. Indi pafsa
nel quarto a darci regole degli altri tre Ordi-
ni, Corintio, Dorico, eTofcano. Nel quinto
pone le difposizioni de luoghi publici, e pri-
mieramente del Foro, indi della Bafilica , dei
Teatro, e di simili Edisicj. Siegue nelsefto a
spiegare le sorme degli Edificj privati^ Infegna
nel settimo la maniera d' adornarli, e di pu-
lirli. L ottavo poi eCce in tutto da quesle ma-
terie, e parla dell'acque, delie loro virtù, e
del modo di condurle . fi nono tratta di Geo-
metria , e di varie maniere d* Orologi ; e '1
decimo finalmente delle Machine . Soverchio
sarebbe il volersi da me adefso dare; altse lodi '
alla grande e profonda dottrina, che in quefti
dieci libri fi contiene, a' quali ha resa giusti-
zia il Mondo tutto, venendo V Autore da tut-
ti conofeiuto per maeftro degli Architetti. Molti
Autori, tra quali alcuni ancora non Verone-
si, come Giorgio Menila, il Sabeliico,ed altri,
affermano eflere lui ftato Veronefe, né ragio-
ne alcuna v' è per credere diverfamente; pof-
ciachè quelli, che Romano lo difsero, da niu-
na ragione efsere flati moflì, e affatto falfamen-
te aver così giudicato , nota il Filandro. Ma
quali! probabilità perfuaderpossano a darlo al-
la-mia Patria, troppo biasimevole ardire sa*
rebbe il voler io rintracciare, avendone con, la
maggiore erudizione che mai fi pofsa, tratta-
to diffufamerite il Marchefe Maffei nella fua
immortàl' Opera della Verona llluftrata, al
Tomo fecondo, parlando d? efso Vitruvio; al
qual luogo rimetto il Lettore, Fu di picciola
natura, e promulgò! libri fupi effendo già
vecchio, come fcrive egli medefimo,e di poca
fallite. Altiflìma stima ne fu fatta in que' tem-
pi, che non mai nel giro di molti secoli si
fmitìuì. La prima edizione è quella di Fioren-
za del 1496 ; ma il primo, che ponefse mano
a dottamente emendarlo , ed iiluuVarlo , fu
un Veronese, come fopra avvertimmo, cioè
Fra Giocondo, che lo diede fuori con figure
in Venezia nel 1511. E'confiderabile perdita,
che siano perite le satiche sopra queft' Autore
4'altri due Veronefi, le quali vedute furo-

no, e molto lodate dal dottisilmo Conte Lodo-
vico Nogarola in una E pi (loia manuseritta al
Barbaro, e citata dal Marchese Massei. Uno
di quelli su il celebre Bernardino Donato,che
lo tradufse in volgare, e la sua versione con
erudite annotazioni accompagnò. Fu 1' altro
Francesco Aligeri, di seendente di Dante, e si»
gliuoiodels elegantiffimo Dante terzo -Qiiesto
JFVancefco pure il tradusse, ed' annotazioni
1' adornò; e protetta il sudetto NogaroIa,che
di queft'Uomo dottissimo nessuno egli più abile
cònofeeva aita perfetta intelligenza di Vitruvio*
Marcantonio Majoragio fcrivendo contro Gau-
denzio Menila fa menzione de conienti fopra Vi-
truvio di Bernardino Merula ; e Celio Calca-
gnino in una Piftola a Giacomo Zeglero da
grandissime lodi alla disefa e critica e dichia-
razioni fopra Vitruvio di Rafaello d* Urbino.
Notiffimi fono i Conienti di Guglielmo Fi-
landro, e di Daniel Barbaro. In noftra lin-
gua fi hanno leverfioni, ed i Conienti diCe-
fare Cefariano, di Gio; Battifla Caporali, e»
dej fudetto Barbaro,, eh'egli medefimo dopo
averli in Latino fcritti, traduffe aflìeme coi
teilo in Volgare. La più pregiata edizione fi
ili ma efifere quella d* Amfterdam 1649., ove
uniti fono i conienti, e note di molti. Molto
sarebbe defiderabile, che fi rifolvefTe di comu-
nicare al Mondo quanto ha già raccolto uri
gran Letterato d* Italia,cioè il Marchefe Gio-
vanni Poleni, onore dell' Università di Pado-
va , di cui non só fé nell'uno oggi viva, che
meglio lavorar pofla una perfetta edizione di
quello Autore. Dell* altro Vitruvio, pure otti-
mo Architetto, e probabilmente Veronefe,
come altresì di quanto in que' tempi fiorirle
l'Architettura in Verona, copiofapiù che qua-
lunque altra Città fuor di Roma d' ornati E-
dificj, leggafi il Marchefe Maffei. A me pare,
che per T Architettura potrebbe di Vitruvio
dirfi con gran ragione ciò, che Quintiliano di
Cicerone, e del Bembo disse il Dolce per 1*
eloquenza, cioè che fappiano coloro d' aver fat-
to confiderabiie profitto, a' quali gli fcritti di
Vitruvio moltp piaceranno . Perlochè chiun-
que in tal facoltà ha brama di fegnalarfi, non
lasci di leggere, e di fludiare attentamente
quello grand* Autore, vedendofi manifefto,
che quanti con ottimo difeernimento non vol-
lero dagl' infegnamenti di lui allontanar/!,
immortai gloria s' acquetarono nei Mondo;
e per lo contrario da' quelli, che batter vol-
lero diverfa slrada, ebbe origine , come diec-
ina, il fatale decadimento,

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