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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Gamurrini, Gian F.: Della libbra etrusca
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0093

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DELLA LIBBRA ETRUSCA

Nella ricerca del peso della libbra degli Etruschi
indaghiamo un precipuo elemento della lor vita civile,
che doveva avere rapporti col commercio degli altri po-
poli italici: e dipendendo dal peso legale la moneta, da
loro emessa in oro, in argento, ed in bronzo, ne potremo
rinvenire la ragione delle variazioni e stabilire il valore.
Questo studio viene reso più sicuro e facilitato da alcuni
monumenti, che qui si producono per la prima volta.

Mentre nel sesto secolo av. Cristo (per porre una
data certa) si contrattava nell'Asia minore a stateri
di oro, e nella Grecia, e nelle sue estese colonie a
dramme di argento, lo scambio monetario nell'Italia
centrale si faceva, e si valutava a libbre di bronzo.
Il quale, fuso in pani o focacce, si spezzava, e se ne pe-
savano i frammenti nella bilancia colla corrispondenza
di una unità di peso chiamata as, o libra riconosciuta
e contromarcata. Questo as o libra dividevasi in do-
dici parti chiamate once : e tale divisione risale ad una
provenienza orientale molto probabilmente per mezzo
dei navigatori fenici. Tanto la base del conto in libbra
ed once, quanto l'uso primo della moneta in aes rude,
sia in pani frantumati in minuti pezzi, sia in grosse
verghe rettangolari spezzate, furono di uso comune nel-
l'Etruria, nell'Umbria, nel Lazio, e nella Sabina: la
qual cosa ci porta a pensare a quella civiltà italica,
che egualmente erasi diffusa in tali regioni, e che tut-
tavia ci viene rivelata dai sepolcri, dai costumi, dal-
l'arte, e dalla filologia, e dirò pure dalle vetuste tra-
dizioni : civiltà, che andò modificandosi tra il quinto
e il sesto secolo av. Cr. e quindi ciascun popolo con
più o meno di libertà svolse la sua, secondo le con-

dizioni topografiche, il commercio, e la potenza dei vicini.
Da che avvenne che si alterò il peso primitivo comune,
ed altri se ne accolsero, dei quali in parte ci fu tra-
smesso ricordo per gli scrittori, parte ci fu rivelata
dagli esemplari, sebbene scarsi, dei pesi stessi, e parte
si è riconosciuta e dedotta dalle monete.

Forse prima della libbra di partizione duodecimale
si conteggiava in Etruriaedin Roma a sistema decimale:
che ciò consigliano a credere tanto ì'aequum centupon-
dium e il denaro, quanto le etrusche monete in oro, e in
bronzo a rovescio incuso, che tengono come punto di
partenza e base del conto il cento, e non già che a
questo numero dall'unità risalgano. Giacché vengono
contrassegnate in questa guisa: 3IC (100)—^ (50)
— AXX (25) — >IIX (12 i) — X (10) — A o V (5) :
e non potendosi dal 5 o dal 10 risalire al 12 1, nè
al 25, così la scala del computo sembra discendente
dalla quantità massima che è il cento. Ma questo cento
riferivasi sempre alla libbra di bronzo, al pondus, che
probabilmente innanzi alla influenza fenicia, che arrecò
dall'Asia il computo duodecimale, e del sessanta, era
diviso in dieci parti o frazioni.

Si ricorda da un antico scrittore una mina detta
italica ('), la quale pesava venti once, che a gr. 27,25
l'oncia, è stata ragguagliata a gr. 545. Questa notizia
fu posta a raffronto dell'esemplare del peso trovato
nel Danubio, che reca l'iscrizione LEGION1S PRI-
M A E IT A LIC A E, ed il segno X, e pesa klgr. 5,580,

(») Hultsch, Metrolog. Script, reliquiae II. p. 103.
 
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