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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Toschi, G. B.: Lelio Orsi da novellara pittore es architetto (1511 - 1587)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0041

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Disegno eli Lelio Orsi. Museo di Lille

L'elogio è, come per solito, eccessivo ; ma accenna al fatto vero della ricchezza d'atti-
tudini, propria agli artisti del secolo XVI, che nell'Orsi risulta anche dall'arida esposizione
di dati biografici ora compiuta. Resta a vedersi l'artista all'opera.

' OPERA dell'Orsi, che dovrebbe essere più nota, e che per uno strano caso sfuggi
al Thode, è la Natività, esposta in una delle maggiori sale della Galleria Pitti a
Firenze. Essa ha da un lato un famoso quadro d'Andrea del Sarto, e dall'altro lato
solo un pregevole quadro di Gerolamo da Carpi la divide dalla Donna Velata, o
Fornarina che sia, di Raffaello, mentre tutt'attorno pendono le opere del Rubens,
di Paolo Veronese, del Tintoretto, del Garofolo, di Fra Bartolomeo, del Tiziano, per tacere di
quelle che portano il nome di Michelangelo e di Leonardo. E una compagnia tanto onorifica
quanto temibile per un artista quasi sconosciuto come Lelio ; cosicché pochi sono i visitatori che
osservino il suo quadro abbastanza per valutarne il merito. Attorno al Bambino giacente in
terra su d'un pannolino steso sopra alcuni manipoli di paglia, si aggruppano inginocchiati
e chini a contemplarlo la Vergine, San Giuseppe ed un pastore : la Vergine a destra, con-
giunge le mani in atto d'adorazione; San Giuseppe, nel mezzo, chinandosi, ha posato le palme
a terra; il pastore, a sinistra, tutto prono fissa estatico il Bimbo prodigioso, mentre dietro a
lui un altro pastore, con un agnello sopra le spalle, sta per prostrarsi esso pure. Due agili
angioletti aerini completano in alto la scena, che avviene sotto il tettuccio d'una capanna collo-
cata fra le rovine d'antico edificio, e nel fondo si scorgono i monumenti d'una città stendentisi
fra colline. Ciò che ferma l'attenzione di chi osserva è la succosità ed il vigore del colorito
specialmente nelle vesti: il rosso amaranto in quelle di Maria, l'arancione in San Giuseppe,
il rosato pallido ond'è tinto il rovescio della pelle che veste il pastore, trovano riscontro
solo nel grande, da cui l'Orsi prese l'intonazione,, voglio dire il Correggio; nelle opere di
lui, che come questa dell'Orsi, hanno resistito all'azione del tempo. Il contrasto di tinte fra
le profondità delle pieghe in ombra e lo sporgere di quelle in luce non viene dal nereg-
giare delle prime e dalla biaccosità delle altre, ma è ottenuto colla magistrale gradazione
del colore, che anche nelle parti più illuminate conserva l'intensità del suo tono, e non
perde la sua natura, nè si altera per l'incupirsi negli avvolgimenti in ombra. Nel vicino
quadretto del Garofolo, rappresentante la Sibilla ed Augusto, le vesti hanno pure la notevole
succosità propria di quell'artista, ma per mantenerla anche nei chiari egli li lasciò bassi
di tono, un po' opachi, senza luminosità; Andrea del Sarto invece, in parecchi lavori esposti
nella medesima sala, per dar rilievo alle pieghe, le schiarì tanto nelle sporgenze da apparire
come smontate di tinta, se non biaccose; mentre nell'Orsi è la stessa tinta che si modifica
serbando inalterata la propria gamma. Buono è anche il colorito delle carni : in Maria e nel
Bambino esse hanno il tono caldo dell'avorio vecchio, che nelle parti più illuminate si
schiarisce fino al candore, e le ombre rimangono trasparenti sebbene un po' cresciute,
 
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