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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 10-12
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Bibliografia artistica
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BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

i

3-

Estetica, iconografia, etnografia, fisiologia artistica, rap -
porti tra la letteratura e l'arte.

Giuseppe Albertotti. Valore dell' occhio
nella espressione. Modena, 1900.

Non è la prima volta che uomini egregi, i quali
son decoro della scienza medica, prendono a parlar
di cose d'arte. Il Lombroso, per esempio, ha dedicato
un non breve capitolo ad alcuni pittori, i quali ap-
paiono a lui poco men che [precursori della scuola
criminale positiva, poiché, nel ritrarre figure di car-
nefici o di sgherri, hanno dato loro, per una intui-
zione geniale, taluni di quei caratteri somatici, che la
nuova scuola vorrebbe dimostrar particolari ai delin-
quenti.

L'Albertotti, non nuovo agli studi d'arte, non as-
sume una tesi determinata, ma vuol fare una osser-
vazione che ha carattere piuttosto empirico: dice cioè
che talvolta il valore degli occhi è trascurabile nella
espressione, citando in proposito due dipinti di Ca-
millo Boccaccino (nella chiesa di San Sigismondo, vi-
cino a Cremona) nei quali le figure non mancano di
vivacità e d'espressione, benché le pupille negli occhi
siano nascoste dalle palpebre abbassate. L'espressione,
secondo il chiaro A., dipenderebbe principalmente in
conclusione dall'atteggiamento e dalle movenze dell 1
figura, dal rilasciamento e dalla contrazione dei mu-
scoli facciali.

Confessiamo che l'osservazione ci sembra di scarsa
rilevanza. I dipinti osservati dall'A. sono due popo-
losi affreschi, di grandiosa maniera, ove i singoli det-
tagli sono eseguiti con trascuratezza, mentre l'effetto
voluto dal pittore dipende esclusivamente dalla con-
siderazione complessiva dell'opera. Aggiungasi che
l'A. è andato a scegliere proprio per campo delle sue
osservazioni, solitamente" sagaci, dipinti d'un maestro
manierato, convenzionale, appartenente a un periodo
che per la scuola cremonese è già di profonda deca-
denza. E. B.

5-

Legislazione artistica, controversie giuridiche.

Eugène Gairal: Les ceuvres d'art et le droit.
Paris-Lyon, 1900.

Un libro come questo del Gairal non sarebbe pos-
sibile, così come stanno oggi le cose, in Italia. E non
sarebbe possibile non solo per la deficienza e per la
pessima condizione del nostro materiale legislativo,
ma anche, e sovrattutto, per l'ignoranza dei nostri
uomini di legge nei riguardi delle cose d'arte e dei
loro rapporti con il diritto. Quest'ignoranza, o almeno
quest' incuria, di cui in un recente processo avemmo
qui in Roma prove sbalorditone, pare non sia altret-
tanto diffusa nelle altre nazioni latine: ricordo l'av-
vocato d'Holbach, belga, che al Congresso de L'Art
public di Bruxelles (1898) presentò un'accurata rela-
zione sullo stato della legislazione europea sulla ma-
teria e sulle modificazioni ad essa proponibili, e oggi
l'avvocato Gairal, francese, che con questo suo libro
manifesta, se non altro, una buona intenzione.

Diciamo così perchè la sua opera, sebbene grossa
di volume, non ci sembra giunga a rispondere alle
odierne necessità giuridiche di un libro sulla proprietà
delle cose d'arte.

Innanzi tutto, una inverosimile confusione, che torse
dalle pagine del libro sale molto più su, sino alla
mente dell'autore. Egli infatti cumula in una stessa
opera e sotto gli stessi principi giuridici le nozioni su
quella che si chiama proprietà artistica (diritti d'au-
tore) e sull'altra che realmente è proprietà di cose
d'arte, con un errore evidente per quanto comune.
Nè basta : egli segue ancora la distinzione, ornai de-
crepita e generalmente abbandonata, di un droit pé-
cuniaire di un droit inorai nell'autore di una manife-
stazione artistica. Così anche, nonostante parli lunga-
mente della condizione degli artisti in Grecia e in
Roma (non sempre tenendo conto delle opere più re-
centi e della letteratura di fuori di Francia), manca eli
porgerci una vera e storica spiegazione delle cause
 
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