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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Bacci, Pèleo: Coppo di Marcoaldo e salerno di coppo pittori fiorentini del MCC
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0068

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COPPO DI MARCOALDO E SALERNO DI COPPO

PITTORI FIORENTINI DEL MCC

l pittore Coppo di Marcoaldo, se non è sconosciuto del
tutto, è però certo tra coloro che gli storici dell'arte hanno
segnato fugacemente ne' propri volumi, più a titolo di
ricordo che di merito. Ei fu di queg'li umili maestri, i quali,
adoperandosi a dirozzar modelli, venutici d'oltre mare,
precorsero il « grido » rinnovatore di Giotto. Essi non
ebbero la lucida e intima visione dell'arte; essi non sep-
pero intuire quella larga armonia di colori, che doveva
più tardi smagliare nello svario de' drappi e de' veli, tra i
cori degli angeli e le moltitudini de' beati, percossi dai
fulgori divini : i loro pennelli non conobbero le soavi pri-
mavere del paradiso, dense di fiori meravigliosi; nè gli
arbori delle sacre foreste dai rametti ricurvi sotto l'ab-
bondanza prodigiosa de' frutti maturi. Umile fu la loro opera: ristretta a pochi modelli,
frenata da una povera tavolozza di tinte livide e cupe.

A esprimere la verità dell' intimo sentimento mancava ad essi la perfezione della tecnica :
le loro figure rappresentano uno sforzo tra il concetto e la forma, dove il sentimento rimane
schiavo di esemplari tradizionali, ai quali l'occhio era oramai abituato e dai quali i pittori
stessi non sapevano completamente emanciparsi.

Henri Delaborde ha scritto che le tavole di questi modesti, e talvolta ignorati precur-
sori, « n'accusent que des intentions des progrès relativement timides ».r E infatti, a chi ben
studi le rare opere che di essi ci rimangono, non sarà difficile notare come le rigidità bizan-
tine si facciano a mano a mano più dolci e miti nei volti delle loro madonne, e come prendan
grazie delicate nelle nudità rotondeggianti del Divin Piglio, e come si addolorino quasi nel
rappresentare lo stato miserando di un corpo umano, che confitto in croce vi spira dopo il
martirio del digiuno e della flagellazione.

Parlino pure il Crowe e il Cavalcasene, a proposito dell'opera di Coppo, di « goffag-
gini e di deformità », ma non si giunga sino a negare a questi maestri d'immagini il merito
di aver dischiuso la via, per la quale, più tardi, Giotto passò

Dietro alle peste delle care piante.

(/»/., c. 23).

1 Les origines de la peinture italienne avani l'école de Gioito. « Revue des Deux Mondes », 15 settembre 1866.
 
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