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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Toschi, G. B.: Lelio Orsi da novellara pittore es architetto (1511 - 1587)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0044

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G B. TOSCHI

solleva un po' il proprio manto, sotto un cui lembo si scorge il pellicano che nutre di sè
i figli; dietro di lei, sul piano della roccia, posa un adorno vaso d'oro, da cui s'alza una
vivida fiamma. Questi simboli la fanno riconoscere per la personificazione della Carità. Un
velo bianco verdognolo le scende con belle pieghe dal capo a coprirle il petto scultorio su
cui si modella; la veste è pure bianca con un elemento giallognolo, il manto che ha gettato
sulle ginocchia è d'un succosissimo verde : il bianco delle penne del pellicano ha un elemento
cenerino, il bianco del sudario di Gesù un elemento turchiniccio. La ricerca della varietà
armoniosa di tinte continua nel manto aranciato e nella veste rosso-rubino dell'altra figura
di donna, che siede anch'essa sullo spigolo della roccia e piega il torso verso il corpo di
Gesù, accennando a voler baciare la mano che giace stesa verso di lei. La veste le si mo-
della sul seno come nella Carità, lasciando ignude le spalle e l'intero vigorosissimo braccio
sinistro, imitato da quello della Sibilla Eritrea di Michelangelo, a quel modo che il Saturno
descritto dal Thode fu preso dall' Isaia, pure della Sistina ; anche lo scorcio e il tipo del
volto ricordano un poco la Sibilla michelangiolesca. Nel piegare il torso ella si appoggia
al gomito destro: fra questo e il fianco di lei posa sulla roccia il fascio delle verghe colla
scure, che la designa quale personificazione della Fortezza; ma ad un masso posto a'suoi
piedi s'appoggia una fine bilancia coll'asta d'oro e i piattelli d'argento, simbolo della Giu-
stizia. Nella parte inferiore del dipinto giace spezzata fra i sassi un tavola marmorea con
iscrizioni, e sotto il manto della Carità un libro aperto: tavola e libro che vorranno signi-
ficare la vecchia legge mosaica e la nuova. Il colore delle carni, cadaverico nel Cristo,
diventa, nella Carità e nella Fortezza, roseo, con ombre grigio-chiare, mentre nella Natività
a' Pitti le carni hanno preso la lucentezza calda dello smalto, forse per effetto delle vernici;
ma le tinte delle vesti, come il modo di panneggiarle* mostrano il fare del quadro fioren-
tino. Altra analogia con questo e col disegno di Reggio si vede nei tre angioli colle membra
vigorose, aggruppamento e scorci ricercati : essi reg'gonsi in aria senza aiuto d'ali, come
usarono il Correggio e Michelangelo. Nelle due donne sono da notarsi le mani, colle dita
non disossate come altrove, ma affusolate molto, e come negli altri due lavori dell' Orsi
la fattura è accurata ma franca e sicura.

L'assegnamento del quadro di Modena all'Orsi trova la maggiore conferma in un disegno
della famosa raccolta eli Firenze. Fra i 12,640 che lo scultore Santarelli donò alla Galleria
degli Uffizi, venti, compresi nella cartella XCVa, sono attribuiti al nostro artista; ma una
parte ha caratteri molto diversi dalla sua maniera, alcuni sono dubbi, e non c'intratterremo
che sui due d'autenticità più sicura e di maggiore importanza. Quello segnato col n. 9073
è una mescolanza di pensieri svariati ed improvvisati a penna, che empiono il foglio : in
alto un nudo di prospetto, colla muscolatura segnata a tratti fini, ricorda il Mercurio, di cui
diede la riproduzione il Thode ; presso le gambe del nudo una testa barbuta in iscorcio ;
più in alto una testa virile; a sinistra, in basso, il primo pensiero, a linee incerte, di una
Madonna col Figlio, ripetuto poi lì presso in proporzioni più larghe e forme ben determi-
nate, che per l'atteggiamento, pel modo con cui si tiene, in piedi, sulle ginocchia, il Bam-
bino e pel genere delle pieghe, ricorda una Madonna che vedremo a Novellara. Attorno
alla figura della Madonna sono schizzati degli angeli variamente atteggiati ma senza nesso
fra loro, perchè improvvisati senza aver fissato un concetto generale. In alto si vede ripe-
tuto il precedente pensiero della Madonna, ma in atteggiamento troppo forzato. Il disegno
porta in basso il nome Lelio, scritto a penna, nell'identico modo che vedremo in altri di-
segni, ma non corrispondente alla firma autografa dell'Orsi.

Il disegno 9075 è anche più interessante per la singolare sicurezza del tratteggiare e
per l'originalità, anzi bizzarria, dell'invenzione. Dapprima ferma l'attenzione e piace la fattura
e l'insieme del disegno, ma non si capisce bene che cosa rappresenti. Par di comprendere
alla fine, che dapprima il pittore volle rappresentare una Santa Famiglia, veclendovisi la
Madonna col Figlio e Santa Elisabetta con San Giovannino, ma continuando nel disegno
egli la trasformò in un Riposo nella Fuga in Egitto. La Madonna, seduta a piana terra,
 
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