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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Toschi, G. B.: Lelio Orsi da novellara pittore es architetto (1511 - 1587)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0051

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Fregio di Lelio Orsi. Canonica della chiesa di Onerzola (provincia di Reggio Emilia)

capo e le spalle un panno che il vento solleva: dietro lui spuntano' altre persone salienti.
A breve distanza s'affretta a salire l'altura un altro uomo nudo con un grosso involto sul
capo : la calda tinta bruna del suo corpo erculeo fa contrasto con la carnagione candida
della bionda e fresca sposa che gli vien presso : essa ha veste e busto verdone, da cui
spunta la camicia bianca, e un panno bianco le svolazza di dietro in belle pieghe. Questo
nel primo piano: nel secondo le acque nere come il cielo, hanno già formato un golfo,
ove alcuni s'allontanano in barca, altri cercano di salvarsi a nuoto insieme con degli ani-
mali: un uomo e una donna hanno raggiunto la riva, ma l'uomo riesce ad aggrapparsi con
le mani e le ginocchia all'arco d'un ponte ; la donna invece cade riversa all' indietro. Nel-
l'ultimo piano si scorge, rischiarata dai lampi, una città: dalle sue mura, già lambite dalle
acque, alcuni s'allungano per tirar su in salvo dei pericolanti ; uno alza le braccia dispe-
rate al cielo, da cui scroscia la pioggia e guizzano i lampi. Il bagliore di questi giustifica
solo in parte il rosso troppo acceso dei nudi che stanno sulle mura; ma nei nudi dei primi
piani le carnagioni sono bellamente variate. I nudi del fondo, rapporto alle figure dei primi
piani, sono anche troppo grandi, sproporzione che non poteva sfuggire all'artista, il quale
non la curò per essere suo scopo principale la rappresentazione ben visibile degli svariati
e scultori gruppi di nudi, come usò Michelang-elo nel Diluvio della Sistina, da cui l'Orsi
prese il concetto delle due tende, nel modo che prese il concetto dei nudi sulle mura della
città dall'Incendio di Borgo di Raffaello, sebbene non imitasse nessuna figura in partico-
lare. E una scena concepita secondo i criteri del secolo XVI e, come tale, molto pregevole,
con questo di particolare neh' Orsi che al disegno romano accoppiò il colorito lombardo, e
quanto valesse così nell'uno come nell'altro apparisce dal paragone coi frammenti d'affre-
schi pur tolti dal palazzo del Giardino e collocati presso quelli del nostro artista. Gli avanzi
di Parma sono preziosi in quanto servono a far comprendere qual fosse il colorito e l'effetto
delle altre opere ora trasportate su tela e restaurate in modo da toglierne il maggior pregio.

Il putto di Parma e quelli di Modena ci serviranno ora di guida per dare all'Orsi alcuni
disegni attribuiti ad artisti diversi. Nella cornice 370, posta nella prima sala della Galleria
degli Uffizi destinata ai disegni, se ne vede uno segnato col 11. 1643, che rappresenta una
cartella con puttino seduto nel mezzo, ed è catalogato fra quelli d'Amico Aspertini. La
cartella, a cartocci e volute, ha grande analogia di forma e identità di maniera con quelle
del fregio ottagonale di Modena; il putto che vi sta nel mezzo si attiene, con le braccia e
le mani alzate, a due lembi di stoffa che pendono da due delle volute superiori, punta col
piede sinistro contro la voluta inferiore su cui siede, e sporg-e col busto all'infuori, come
per alzarsi e poi fare all'altalena: la gioia infantile che prova si manifesta nella bocca ridente
e nel vivido girare degli occhi, come nel bimbo di Parma; ma qui apparisce meglio il pro-
totipo correggesco, che è il volto del bambino Gesù nella Madonna della Scala del Cor-
reggio. Pe membra, poi, eccessivamente forti, anzi gonfie, specialmente nei polpacci e nelle
 
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