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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Schweitzer, Eugenio: La scuola pittorica cremonese (ricordo dell' esposizione d'arte sacra in cremona)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0102

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66

EUGENIO SCHWEITZER

Anche a Milano ed a Bologna, dove egli morì ottantenne nel 1575, vi sono opere di
sua mano.

Le Gallerie di Napoli e di Bergamo conservano alcuni quadri del Gatti. Egli, benché
s'accostasse al Correggio, fu l'ultimo dei pittori che lavorarono in Cremona che conservasse
ancora forza di disegno e di colore.

* * *

Ei maestri posteriori, delle cui opere esposte debbo ancora parlare, cito
Gervasio Gatti, nipote e seguace di Bernardino, che lavorò seguendo fedel-
mente la maniera dello zio. Di lui erano esposti un San Sebastiano legato
all'albero (n. 3), dipinto nel 1574 per la Chiesa di Sant'Agata, a cui ancora
appartiene, ed un'Annunciazione di Maria Vergine (n. 15) che appartiene al
Comune. Quest'Annunciazione proviene dalla chiesa di Santa Maria in
Betlemme e porta l'iscrizione: « Gervasius Gattus Dictus Sojarus Cremon.
pingebat anno 1580». Il fondamento dell'arte di Gervasio si può trovare nell'imitazione
esteriore della maniera correggesca senza però sentirne in tutto le profondità di pensiero,
di cui v' è qualche traccia in talune graziose figure, come, p. e., in certi suoi dipinti in
San Sigismondo. Fra questi si fa notare specialmente il Riposo durante la fuga in Egitto,
dove la Sacra Famiglia è circondata da angioli e d'angioli formicola la palma pittoresca.

Nella stessa chiesa egli dipinse una libera imitazione della «Notte» del Correggio; vi
si nota specialmente una ragazzina che offre delle uova.

* * *

Dei due allievi di Giulio Campi, dei suoi fratelli Antonio e Vincenzo e del suo parente
Bernardino non v'è da dire altro che furono più produttivi che abili. I loro lavori tradi-
scono un'esecuzione svelta e sbadata ed essi si compiacciono di disegnare corpi troppo lunghi
a colori troppo chiassosi. E inutile di dare in questo lavoro una rassegna delle loro opere,
tanto più che nei loro dipinti non si può studiare il progressivo nascere e svilupparsi del-
l'arte. Sono tali pratici che la decorazione interna con affreschi e pala d'altare d'una chiesa
apparisce loro come un gioco fanciullesco.

Talora l'imitazione del Correggio li anima, ma è tutta imitazione esterna ed è appunto
in ciò ch'essi si mostrano come veri artisti barocchi.

Di essi il principale è Bernardino Campi, che, dopo avere studiato da orefice, diventò
scolaro di Giulio e si pose poi con Ippolito Costa a Mantova, dove studiò le pitture di
Giulio Romano e finì coli'imitare il Correggio.

La sua cupola di San Sigismondo fu per lungo tempo considerato come il capolavoro
a Cremona.

Nato a Cremona nel 1522, visse sino all'ultimo decennio del secolo XVI.
La sua opera più antica è certamente l'Assunzione di Maria del 1542, com'è segnato
nel quadro stesso presso alla firma.

Nel 1550 vien chiamato a Milano.

Al n. 9 dell'Esposizione è un suo quadro: Santa Cecilia che suona l'organo guardando
lo spettatore mentre Santa Caterina d'Alessandria si china verso di lei ascoltando, tenendo
la destra appoggiata sul piccolo organo e la sinistra sulla ruota. Le due martiri non hanno
nulla di santo nelle figure troppo snelle e leccate; quasi verrebbe il sospetto ch'esse non
fossero che due ritratti di dame.

L'impressione è resa poi ancora meno piacevole dal colore turchino violentissimo delle
vesti. Il quadro, che appartiene alla chiesa di San Sigismondo, è segnato colla data del 1566.
 
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