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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 3.1900

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Fasc. 1-4
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Schweitzer, Eugenio: La scuola pittorica cremonese (ricordo dell' esposizione d'arte sacra in cremona)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24145#0104

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68

EUGENIO SCHIVE 1TZER

A Milano, presso il marchese Kassati, e un altro quadro di Bernardino Campi, dov'è
una lunga figura allegorica femminile che sta stesa appoggiandosi ad un vaso, mentre due
putti ignudi giuocano con un vaso. Il quadro è di colore più robusto, ma ha gli stessi difetti
degli altri. Dello stesso anno sono anche due altri quadri suoi in San Sigismondo : San Gia-
como, San Filippo, San Girolamo e Sant'Antonio abate; questo è esposto al n. 5.

Nel Duomo di Cremona sono di sua mano sei quadri, nei quali egli si mostra come
compassato e quasi accademico. Per contro, i suoi affreschi della cupola di San Sigismondo,
dipinti nel 1570, hanno qualcosa di grandioso, benché le figure siano così esageratamente
lunghe da non accorciarsi nemmeno viste dal di sotto ; vi è rappresentato un coro di angioli,
profeti e patriarchi, che circondano la gloria di Dio; l'effetto è talmente violento che genera
quasi confusione, ma pure è grandiosamente pittoresco.

Al n. 2 era esposta la grande Presentazione di Gesù al Tempio (alta 2 metri), apparte-
nente alla contessa Fulvia Pallavicini di Milano, un quadro accademico, ma discreto, di Ber-
nardino, segnato colla data del 1572.

Dello stesso anno era esposto, al n. 12, un'Annunciazione proveniente da Sant'Omobono,
ed al n. 13 un trittico colla Nascita di Gesù della chiesa di San Michele. Nel quadro cen-
trale la Nascita e nelle ali San Leonardo e San Bernardino. Il quadro è firmato e porta la
data del 1568.

Chi s'interessa per questo pittore può trovare quadri di lui in vari luoghi. A Brera, una
grande Pietà con molte fig'ure ; a San Paolo, a San Marco (colla data del 1569), in Milano,
a Piacenza; al Louvre una Pietà. A Caravaggio gli sono attribuiti gli affreschi della chiesa
principale.

La migliore cosa però ch'io conosca è l'Assunzione nella Certosa di Pavia, che, lasciata
incompiuta da Andrea Solario, fu da lui condotta a termine. Ora il quadro si trova nella
sagrestia nuova. La parte inferiore dove gli apostoli con vivaci mosse attorniano il sarcofago
vuoto e dove nello sfondo si stende mi maraviglioso paesaggio, è talmente bella che l'occhio
non può stancarsi di ammirarla. E questa parte inferiore è di Andrea Solario ed una delle
sue cose più belle. La parte superiore, dove si vede la Vergine incoronata da angioli col
mantello sorretto da angioli, mentre putti la circondano da ogni lato suonando e cantando,
è una bella e buona cosa che fa grande onore a Bernardino Campi. Nella parte dove non
erano pitture preparatorie del Solario, la composizione è di carattere tizianesco, che non
disturba in alcun modo l'impressione che si ha dal gruppo inferiore. Si crede che egli con-
ducesse a termine questo quadro nel 1476. Io credo che di lui non vi siano quadri anteriori
di questo. Nell'Accademia di Venezia si conservano di lui vari disegni molto interessanti.

La Galleria di Brera comprò dall'Arcivescovo di Milano un disegno a seppia di Ber-
nardino Campi colla rappresentazione di molti santi. Anche all'Esposizione v'erano parecchi
disegni esposti da Gustavo Frizzoni di Milano e dai signori Carotta e Pagliari di Cremona.
Di questo pittore io non posso dire che una cosa: non c'è vecchio pittore italiano di cui
il nome sia conosciuto, che non abbia lasciato almeno alcune opere che attestino del suo
talento.

Il secondo figlio di Galeazzo, Antonio Campi, fu scultore, pittore e forse anche architetto»
e scrisse, nel 1582, una cronaca di Cremona. Di lui si ha il testamento del 1591, mentre
non si sa quale possa essere stato l'anno della sua nascita. Come pittore egli fu scolaro
di suo fratello Giulio ed imitatore del Correggio e lasciò gran numero di opere. A quanto
pare andò presto a Milano; infatti i suoi affreschi in San Paolo, con le storie di San Paolo,
portano la data del 1561 ; sono pitture alte da 3 a 5 metri, dipinte alla brava ma che sen-
tono molto di maniera.

Al n. 24 è esposta una sua Pietà del 1566 con San Raimondo e Sant'Antonio da Padova,
che appartiene al Duomo di Cremona.

Del 1567 è la sua « Consolatrix afflictorum » della chiesa di San Pietro (n. 22), che è
molto scura nelle ombre.
 
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